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Nazisti e lefebvriani, stessa faccia stessa razza

Scritto da Lorenzo Gaiani.

Lorenzo Gaiani La penosa vicenda dei funerali del criminale nazista Erich Priebke rimanda a due considerazioni spiacevoli, una di carattere, per così dire, civile, l’altra di carattere ecclesiale.
La prima è legata all’oggettiva pochezza di certi funzionari di altissimo livello cui è demandata l’attività amministrativa in momenti anche delicati della vita nazionale. In questo senso il Prefetto di Roma – che non si capisce bene se sia un colluso o un semplice imbecille- ha dimostrato in modo plateale il modo in cui “non” si gestisce una situazione di crisi. Di fronte all’evidenza dell’impossibilità di tenere funerali pubblici del boia delle Ardeatine senza che ciò divenisse l’occasione per una manifestazione neonazista con l’inevitabile,
sacrosanta reazione degli antifascisti, la scelta di tenere i funerali ad Albano Laziale senza informarne il Sindaco e poi annullandone d’urgenza l’ovvia ordinanza che impediva i funerali di un assassino nazista in una città che aveva molto sofferto durante l’occupazione tedesca e che aveva contato almeno sei vittime fra i suoi cittadini alle Ardeatine, erano la manifestazione di un’evidente insensibilità ai problemi di ordine pubblico (e morale) che ciò di fatto ha causato. Come ha scritto giustamente Massimo Gramellini, l’unica soluzione possibile sarebbe stata quella di una benedizione funebre privata seguita dalla cremazione e dalla dispersione delle ceneri, fossero o meno d’accordo i familiari o l’assai loquace avvocato difensore, poiché si trattava di questione di ordine pubblico, ma il buonsenso è come il coraggio, chi ce l’ha non se lo può dare e forse su questo anche il Governo ha latitato.
Ma è interessante notare il risvolto ecclesiale della vicenda. Il Vicariato di Roma ha precisato che funerali pubblici non si potevano fare perché, da un lato, non era ben chiara la posizione religiosa di Priebke e, dall’altro, non vi era stato da parte di questo peccatore pubblico e notorio alcuna forma di pentimento pubblico delle proprie colpe, come si conveniva a chi aveva dato così grave e cruento scandalo. Anzi, il testo del cosiddetto “testamento spirituale”, che ripete pedissequamente le solite bugie sulla perfidia dei partigiani e sull’obbedienza necessaria ed inderogabile di chi partecipò al massacro (del quale comunque Priebke non fu solo esecutore ma zelante pianificatore agli ordini di Kappler) è la miglior dimostrazione dell’impenitenza del vecchio nazista. In queste condizioni, il suo funerale sarebbe stato pubblico scandalo, risolvendosi in una manifestazione di estrema destra, cosa che probabilmente era nelle intenzioni dell’avvocato del defunto, fascista notorio.
Ala fine gli unici ad accettare di celebrare il funerale sono stati i sacerdoti della Fraternità San Pio X fondata da mons. Marcel Lefebvre, i quali hanno per l'appunto ad Albano la loro casa provinciale per l’Italia. Il comunicato emesso post factum da don Paolo Petrucci, superiore lefebvriano per l’Italia, è di una stupefacente ipocrisia, soprattutto laddove nega che la scelta di celebrare il rito funebre sia stata una forma di condivisione dell’antisemitismo e del negazionismo professati per tutta la vita da Priebke.
Sia detto una volta per tutte: il tradizionalismo cattolico, sia esso o meno in comunione formale con Roma, è per intero antisemita, filofascista e tendenzialmente negazionista della Shoah. Basta leggere certi siti, siano di tipo lefebvriano, sedevacantista, oppure, appunto, in comunione del tutto formale come i vari “Unavox” “Effedieffe”, “Corrispondenza romana”, “Agerecontra”, e si vede come certe tematiche riaffiorino in forma più o meno larvata e siano anzi considerate come parte integrante dell’identità cattolica che costoro professano. Ovviamente, a ciò si accompagna il rigetto del Concilio Vaticano II e di tutti i pontefici succedutisi da Giovanni XXIII in poi.
Si ricorderà quanto Benedetto XVI abbia fatto per cercare di recuperare il rapporto con la Fraternità: egli stesso, da cardinale, era stato incaricato da Giovanni Paolo II di trattare con Lefebvre al fine di impedire che, consacrando quattro Vescovi, rendesse irrimediabile lo scisma con Roma. La trattativa fallì, ed il card. Ratzinger poté toccare con mano l’ostinazione e la malafede del vecchio presule francese e dei suoi seguaci. Ciononostante egli con grande, forse eccessiva generosità decise di concedere senza contraccambio la possibilità indiscriminata della celebrazione con il vecchio rito e poi la revoca delle scomuniche ai quattro Vescovi, scelta che sciaguratamente coincise con le dichiarazioni antisemite e negazioniste di uno di loro, l’inglese Richard Williamson. L’accordo con i lefebvriani alla fine è sostanzialmente saltato, e probabilmente questa è stata una delle cause nemmeno troppo remote dell’abdicazione di Benedetto.
L’elezione di papa Francesco ha avuto l’effetto di radicalizzare le posizioni di dissenso del tradizionalismo cattolico, come ha dimostrato il caso recente di due autori molto noti in quegli ambienti, usi a firmare i loro articoli in coppia, che dopo avere per anni svolto l’onorata attività di delatori e detrattori di coloro che non la pensavano come loro (che si identificavano presuntuosamente con il Magistero della Chiesa), hanno pubblicato sul servizievole “Foglio” un articolo di (forbitissimi) insulti nei confronti dell’attuale Pontefice e per questo sono stati esclusi dalle trasmissioni di Radio Maria, andando poi in giro a piagnucolare per la censura subita. Altro di questa risma è il vaticanista dell’”Espresso” che, con l’untuosità tipica dello scarto di seminario che è, dopo avere per anni intrecciato panegirici dei due pontefici precedenti intesi (travisandoli) come altri protettori dei teo-con di ogni genere e dopo avere sparso veleni a piene mani sul card. Martini, su Enzo Bianchi, su Sant’Egidio e tutti coloro che non gli andavano genio, ora di fatto raccoglie e rilancia le voci più calunniose o sottilmente denigratorie su Francesco.
E’ probabile che prima o poi si arriverà ad un chiarimento definitivo con questi signori: in ogni caso, almeno per quanto riguarda i lefebvriani, la loro solidarietà morale e, per certi versi, ideologica con gli ambienti dell’estrema destra è evidente, cementata dal comune antisemitismo e dalla comune ostilità alla democrazia e all’antifascismo: non sarebbe male se qualcuno esaminasse con attenzione il materiale che costoro e certi loro amici producono. Forse, a leggere bene, alcune affermazioni non troppo in linea con le leggi Scelba e Mancino si potrebbero trovare, e ciò imporrebbe di agire di conseguenza.
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