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Il Consiglio regionale su GE-Alstom

Scritto da Sara Valmaggi, Onorio Rosati.

Sara Valmaggi, Onorio RosatiMentre davanti alla sede di Generale Electric - Alstom Power di Sesto San Giovanni continuano i picchetti, in Consiglio regionale è stata approvata all'unanimità una mozione urgente presentata dal Pd che impegna la Giunta regionale a farsi parte attiva in tutte le sedi opportune per cercare di rimarginare la frattura che si è consumata nell'incontro al Ministero dello Sviluppo economico, sulla crisi occupazionale tra la proprietà e le rappresentanze sindacali e istituzionali. La società ha sostanzialmente negato la propria disponibilità a soluzioni alternative che scongiurino il licenziamento di 99 addetti, contrapponendo soluzioni inaccettabili come il trasferimento, peraltro solo di una parte dei lavoratori, presso gli stabilimenti di Campania e Puglia.
La mozione approvata lo scorso martedì, che ha come primo firmatario Enrico Brambilla, chiede alla Regione di fare la propria parte per salvaguardare la produzione e l'occupazione presso lo stabilimento sestese. Nel testo dell'atto il PD ricorda che Regione Lombardia ha concesso un contributo a fondo perduto di 1.411.000 euro alla Nuovo Pignone srl (società acquisita dalla GE nel 1993) per il progetto di ricerca "Tecnologie avanzate per componenti flussi caldi turbine a gas".
"Auspichiamo che venga fatto ogni sforzo dalla Giunta di questa Regione per scongiurare i licenziamenti, facendo leva proprio sui contributi pubblici ricevuti dal gruppo industriale e concessi dalla stessa al fine di favorirne uno sviluppo sul nostro territorio - hanno dichiarato Sara Valmaggi e Onorio Rosati - Il comportamento della multinazionale ci pare inaccettabile, data la responsabilità sociale che dovrebbe avere un'azienda che ha relazioni istituzionali ed economiche nel nostro Paese e nella nostra Regione da diversi anni". L'assessore Aprea, dando parere favorevole all'approvazione della mozione, si è ulteriormente impegnata, così come ha già fatto il Ministero, a continuare a fare pressione sull'azienda affinché riconsideri le decisioni prese. L'azienda infatti propone, come unica alternativa al licenziamento, lo spostamento nelle sedi di Piemonte, Toscana, Campania e Puglia, rifiutandosi di trovare soluzioni diverse.
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