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Un voto per dimenticare

Scritto da Emilia De Biasi.

Emilia De BiasiArticolo pubblicato per RollingStone.

Si dimetterà, o lo dimetteremo? Il governo cadrà e se ne farà uno con una maggioranza diversa, o si andrà al voto? E in tal caso con quale legge elettorale?
Sono queste le domande che circolano al Senato, sui giornali, nei media, ma non sono sicura che siano le stesse che si pongono i cittadini, preoccupati della crisi
che non passa, malgrado timidi cenni di ripresa, insufficienti a garantire una ripresa del lavoro, dell’occupazione, del benessere del Paese.
Questo non vuol dire che non si debba andare fino in fondo e votare la decadenza di Mr. B: a costo di sembrare noiosa ripeto ancora una volta che se uno è condannato in via definitiva non può continuare a essere un parlamentare. In una trasmissione televisiva un ospite mi ha detto che quello è un principio etico, e dunque non sufficiente. Come se in Italia si potesse fare a meno dell’etica delle istituzioni!
Dunque ce la battiamo fra concretezza delle leggi tipo quella sulla stabilizzazione di 26mila precari della scuola, era ora!, e l’attesa per gli esiti delle interminabili riunioni della Giunta per le elezioni, di cui sappiamo fin troppo da troppo loquaci componenti. Un po’ di riservatezza non guasterebbe, visto che siamo inondati da dichiarazioni della famiglia e della ditta di famiglia, e della fidanzata, e tutto sappiamo del cane Dudù. Il primo voto dovrebbe essere mercoledì prossimo.
Sabato prossimo, invece, si celebra la Giornata mondiale dell’Alzheimer, la malattia che pare sia al primo posto fra le paure delle persone, persino più del cancro. Nel mondo il numero di uomini e donne colpite da demenza è in crescita come nessun’altra malattia: 26 milioni nel 2010, destinati a raddoppiare nei prossimi 20 anni. Si tratta di una malattia che non è legata solo all’invecchiamento e per questo è importante agire sulla prevenzione e sul riconoscimento precoce, per poterla trattare con i farmaci adeguati e poter sostenere pazienti (e familiari), ancora meglio se a domicilio. È l’ora di un Piano Nazionale Alzheimer, a cui Stato e Regioni lavorino e collaborino.
Parliamone, perché nella vita, come nella malattia, le paure vanno combattute, non esorcizzate.
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