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Congresso e governo

Scritto da Marina Sereni.

Marina Sereni Il Congresso si avvicina e Matteo Renzi ha di fatto ufficializzato la sua candidatura alla guida del Pd. Quella di Renzi si configura, per popolarità, consenso diffuso e capacità di aggregare e mobilitare tante persone deluse del centrosinistra, indubbiamente come una proposta molto forte. Altri candidati – da Cuperlo a Civati a Pittella – hanno presentato le loro piattaforme e idee e il confronto sta cominciando:
in un tempo in cui il vento dell’antipolitica è così impetuoso, dovremmo essere orgogliosi di avere un partito con molte energie, capace di tenere un Congresso davvero democratico e aperto. Con l’assemblea del 20 e 21 settembre si apre di fatto il percorso congressuale che ci porterà all’elezione del nuovo segretario e mi auguro che la competizione si svolga in maniera leale e unitaria.
Avverto con nettezza tre esigenze.
La prima: dobbiamo fare ogni sforzo per garantire al governo Letta il contributo del Pd, in termini di proposte e di sostegno, in Parlamento e nella società. Questa esperienza eccezionale e irripetibile di “larghe intese” ha una missione da realizzare, quella di riconsegnare la parola agli elettori con un sistema istituzionale più efficiente e con una situazione economica e sociale meno drammatica di quella da cui siamo partiti. La scadenza politicamente più sensata cui guardare è il termine del semestre italiano di presidenza europea, la primavera del 2015. La distanza e la frattura tra cittadini e politica non nasce solo da una legge elettorale assurda, che è indispensabile superare. Personalmente attribuisco grande importanza alla possibilità di approvare in questa legislatura una vera riforma costituzionale che superi il bicameralismo, corregga il Titolo V, modernizzi il nostro impianto istituzionale. So che non dipende tutto da noi ma vorrei che, per quanto dipende da noi, tutti i protagonisti del Congresso assumano la responsabilità e l’impegno a non fare del rapporto con il Governo Letta – e con i provvedimenti che l’esecutivo dovrà assumere nei prossimi mesi – un terreno di propaganda e polemica strumentale.
La seconda: il Pd non è riuscito ad essere fino in fondo quel grande partito riformatore europeo che il progetto originario disegnava. Il confronto congressuale deve rispondere a questo punto di criticità, le cose non sono andate come volevamo, la delusione è stata grande e le responsabilità sono diffuse. Bisogna cambiare, mettere il Pd sui binari giusti, fare una ri-partenza. Per questo serve un dibattito serrato sui problemi dell’Italia e dell’Europa, su cosa vuol dire concretamente, qui e oggi, essere riformisti, su come pensiamo sia possibile rappresentare i bisogni di eguaglianza, di crescita, di progresso di tanti pezzi della società italiana che troppo spesso si sono sentiti abbandonati da noi. Partire dal basso, dai territori, dalle realtà produttive, dal sociale ci consentirebbe di andare oltre gli slogan, di mettere meglio a fuoco le domande complesse a cui dobbiamo dare risposte convincenti. Guardare all’Europa e al mondo – sempre più piccolo e interdipendente – ci consentirebbe di uscire da un dibattito di corto respiro e provinciale.
La terza: abbiamo bisogno di un partito organizzato, in forme nuove ma organizzato. Giro abbastanza l’Italia e trovo tantissime energie, molte persone che quotidianamente dedicano ancora una parte del loro tempo a sostenere ed animare la vita del Pd. Però la cultura organizzativa di questo nostro partito – al pari della sua identità programmatica – è rimasta indefinita ed è molto presente il rischio di una struttura debole, che si riduce ad un insieme di comitati elettorali, che fa la retorica della partecipazione democratica ma poi non la pratica. Vorrei che chi si candida a guidare il Pd si impegni a dedicare un’attenzione nuova al partito, alle sue forme organizzative, ai suoi strumenti. Si può essere moderni e organizzati, si può saper usare la comunicazione e valorizzare una rete di circoli, di luoghi fisici e virtuali in cui le persone possano davvero far pesare le loro opinioni e le loro passioni. Ecco, queste sono le preoccupazioni/aspirazioni con cui guardo al nostro Congresso. Condivido le parole con cui Franceschini e Fassino (intervista a Piero Fassino>>)in queste ore hanno espresso il loro interesse e appoggio alla candidatura di Matteo Renzi. Insieme ad altri democratici e democratiche di Areadem ci ritroveremo a Cortona il 27 e 28 settembre e credo che sia quella la sede in cui insieme ragionare sul contributo che possiamo portare al Pd nelle prossime scadenze.
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