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71esimo anniversario della Liberazione

Scritto da Lorenzo Gaiani.

Lorenzo Gaiani
Discorso in veste di Sindaco di Cusano Milanino alle celebrazione della Festa della Liberazione
Concittadine e concittadini, una volta di più ci ritroviamo in questa piazza, davanti al monumento ai caduti della Resistenza e al Palazzo comunale, simbolo della Repubblica democratica, per far memoria del 71 esimo anniversario della Liberazione d'Italia dal nazifascismo.
Il 25 aprile, con la sollevazione popolare nelle grandi città del Nord mentre lo schieramento bellico del Terzo Reich sulla Linea Gotica stava crollando sotto i colpi degli Alleati e dell' Esercito italiano cobelligerante, rappresenta il punto terminale della lotta di liberazione.
Ma nello stesso tempo è il punto d'inizio di una fase nuova, ben rappresentata dalle dimissioni avvenute qualche settimana dopo del Governo di Ivanoe Bonomi, dignitosa figura dell'antifascismo tradizionale, che venne sostituito da Ferruccio Parri, capo politico della Resistenza al Nord. Poco più tardi, il 1 gennaio 1946, gli Alleati riconsegnarono al Governo italiano la piena sovranità su tutto il territorio nazionale, che invece i Tedeschi dovettero attendere fino al 1990, affrontando anche per quarant'anni una dolorosa divisione fra due Stati animati da reciproca ostilità.
I Comitati di Liberazione Nazionale insediatisi in ogni città d'Italia avevano provveduto, all'atto della liberazione, a sostituire i podestà ed i commissari straordinari repubblichini con Sindaci e Giunte espressione dei partiti democratici. Disponiamo, e lo abbiamo esposto nella piccola mostra sui giorni della Liberazione allestita in Comune, di un documento prezioso, un decreto del Prefetto di Milano Riccardo Lombardi, controfirmato dal rappresentante territoriale degli Alleati, che regolarizzava nel giugno del 1945 la nomina del Sindaco e della Giunta di Cusano Milanino effettuata dal CLN nei giorni della Liberazione.
Mi sembra opportuno ricordare qui quei nomi, perché essi debbono essere inscritti nella memoria collettiva come quelli di coloro che operarono per la liberazione di Cusano Milanino e poi per la sua prima ricostruzione dopo le devastazioni della guerra: il Sindaco Gaetano Sangalli e l'Assessore Pietro Tozzo per il PCI, il Vicesindaco Enrico Rivolta e l'Assessore Giovanni Tanzi per la DC, gli Assessori Carlo Molaschi e Giuseppe Brasca per lo PSIUP e l'Assessore Luigi Giandoso per il PLI. Chi erano queste persone? Operai, come il Sindaco, ferrovieri, come il Vicesindaco, impiegati, artigiani, gente comune. Un solo laureato, il dr. Giandoso, noto pediatra. Insomma rappresentanti, oltre che dei loro partiti, di quel vasto popolo che in molti modi si era opposto agli invasori e ai loro servi , e che ora riprendevano in mano la loro vita e quella dei loro concittadini. Altri documenti sono stati esposti, fra cui una nota del luglio 1945 con la quale i Sindaci ed i Presidenti dei CLN di Cusano, Cormano, Bresso e Cinisello, riunitisi proprio qui da noi, nel vecchio palazzo comunale, chiedevano urgentemente alla Prefettura interventi a tutela del lavoro e del potere d'acquisto delle masse popolari, in una fase caotica di ricerca di una difficile normalità in attesa dei passaggi democratici che delineassero compiutamente il volto della nuova Italia.
Per due volte i cittadini di Cusano Milanino vennero chiamati al voto nel corso del 1946: la prima fu il 7 aprile, nell'ambito dei due turni generali di elezioni amministrative che avrebbero dovuto dare legittimazione democratica alle Amministrazioni locali. Vinse, come è noto, la lista socialcomunista che si aggiudicò sedici seggi, mentre gli altri quatto andarono alla DC: è però significativo notare che il Consiglio comunale, riunitosi pochi giorni dopo, all'atto dell’elezione del Sindaco si pronunciò unanimemente per la riconferma di Sangalli, che ottenne i voti di tutti i consiglieri, salvo una scheda bianca (presumibilmente la sua). Segno che in ogni caso lo spirito dell'unità resistenziale era ancora vivo.
Il 2 giugno successivo gli elettori di Cusano Milanino, insieme a tutti gli italiani, vennero chiamati da un lato a pronunciarsi sulla forma istituzionale del nostro Paese, se monarchica o repubblicana, e dall'altra ad eleggere l'Assemblea che avrebbe avuto il compito di redigere la Costituzione. Gli elettori cusanesi si pronunciarono, in sintonia con tutta la Provincia di Milano, in larga maggioranza per la Repubblica, mentre alle elezioni per la Costituente la DC ottenne 1386 voti e il 34,05%, il PCI 1220 voti pari al 29,98% e lo PSIUP 1106 pari al 27,17% mentre risultati minori ottenevano il Fronte dell'Uomo qualunque, l'Unione democratica nazionale in cui era confluito il PLI, e i repubblicani. Il Partito d'Azione non presentò una sua lista nella circoscrizione Milano – Pavia.
Il Comune ha deciso di dedicare al settantesimo anniversario della nascita della Repubblica una serie di eventi che cercano di focalizzare gli aspetti determinanti di quella stagione ed il suo retaggio storico: un'iniziativa importante si è svolta proprio il 7 aprile scorso, per commemorare il primo voto delle cittadine di Cusano Milanino dopo che l'anno precedente, ancora in tempo di guerra, era stata sancita l'estensione del diritto di voto alle donne. Un fatto epocale, che tuttavia nel nostro Paese attende ancora una piena realizzazione, giacché l'affermazione sulla carta di un diritto non significa necessariamente che esso sia effettivamente goduto.
Ciò vale per molti dei principi che sono affermati nella Costituzione, principi che sono intangibili in quanto rappresentano il portato delle culture politiche che animarono la Resistenza, e che dovettero creare una legge fondamentale che contemperasse le loro diversità e delineasse un sistema democratico di tipo nuovo in un Paese come il nostro in cui le masse popolari mai avevano conosciuto un'autentica democrazia.
Questo percorso venne complicato dal progressivo sfaldarsi dell'alleanza resistenziale dovuta alle tensioni indotte dal nuovo clima di guerra fredda fra le Potenze occidentali e l'Unione Sovietica che si rifletteva anche nella situazione del nostro Paese, e che fra le altre cose aveva anche determinato la scissione del Partito socialista, che pure era risultato nel 1946 il secondo partito del Paese, ormai tornato alla storica divisione fra la componente massimalista e quella riformista.
In questo senso, la costruzione della seconda parte della Costituzione, quella che determina le modalità organizzative dello Stato, venne condizionata anch'essa da quella situazione, e le varie forze politiche furono convergenti nel delineare un sistema di garanzie che impedisse l'assunzione di poteri troppo larghi al vincitore delle elezioni. In pari tempo, con la formulazione dell'art.138, definirono un percorso complesso ma non proibitivo per la modifica della Carta, da un lato per evitare che il testo costituzionale potesse venire accantonato silenziosamente come accadde con lo Statuto albertino in epoca fascista, dall'altro per consentire la possibilità sia ad una larga maggioranza parlamentare, sia ad una maggioranza più ristretta ma confortata dal voto popolare in sede di referendum confermativo, di apportare quei necessari cambiamenti alla legge fondamentale della Repubblica che il mutare dei tempi e delle condizioni politiche avesse reso necessari.
In nessun caso i padri costituenti, e lo testimoniano le memorie di molti di loro, intesero il documento prodotto dai loro fecondi dibattiti come un testo sacro, un libro caduto dal cielo e quindi non modificabile come molte religioni considerano i loro testi fondamentali, ma anzi laicamente essi si aprirono alla possibilità che intervenissero dei correttivi.
Celebrare oggi la Liberazione, celebrare nelle prossime settimane il settantennale della Repubblica significa fare memoria dei valori fondamentali che animarono le lotte ed i dibattiti di quegli anni, e cercare oggi di comprendere in che modo essi si incarnino nelle tensioni e nelle aspettative degli uomini d'oggi, sapendo, come diceva il grande antifascista francese Emmanuel Mounier che non sarà con il coraggio dei nostri nonni che sapremo rispondere ai bisogni dei nostri figli.
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