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Milano Città Metropolitana

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco MirabelliIl tema della città metropolitana appare spesso distante ai cittadini, invece, riguarda la nostra vita e il futuro di questa realtà. Milano, in questi anni, è stata capace di trasformarsi in continuazione e ci sono stati raccontati l’orgoglio e l’amore per una città che ha saputo sempre guardare al mondo, pensando in grande e avendo come orizzonte per le sue trasformazioni il futuro. Stiamo vivendo un periodo in cui questa città è rinata con Expo, la Fondazione Prada, le Università. Tutti coloro che ci sono stati dicono che Milano è diventata una città europea, che ha saputo trasformarsi e ha saputo investire anche sulla sua bellezza (penso, ad esempio, alla Darsena) e anche su una parte delle sue periferie.
Oggi, Milano è diventata una città di cui andare orgogliosi. Non era così qualche anno fa. Milano ha vinto una sfida come quella di Expo e, ancora prima, ha vinto la sfida di Area C, volta a ridurre il traffico con una serie di operazioni intelligenti. Questa è la città che abbiamo di fronte e di cui ragioniamo.
Abbiamo vinto, quindi, anche la sfida che si era data questa amministrazione.
Oggi, però, abbiamo di fronte un’altra sfida che è quella della città metropolitana.
Costruire la città metropolitana non è una cosa scontata. La legge che istituisce la città metropolitana impone un grande cambiamento, in quanto implica la costruzione di una città di 3 milioni di abitanti e che ha dei poteri.
Si tratta di costruire una grande città in cui i Comuni limitrofi non sono delle semplici periferie.
La città metropolitana non è una cosa astratta ma, anzi, è molto concreta perché le grandi cose che stanno avvenendo in questi anni avvengono proprio in quella dimensione. Expo è avvenuto in una dimensione metropolitana.
Il più grande palazzetto dello sport che abbiamo è il Forum di Assago. In Zona 9 abbiamo il Parco Nord che è uno dei parchi più belli d’Europa e che è stato costruito insieme tra città e Comuni limitrofi e, oggi, se è possibile intervenire sul dissesto idrogeologico e, quindi, sul Seveso (non solo con la vasca di laminazione per evitare le esondazioni ma anche sulla pulizia delle acque) lo si sta facendo dentro ad una dimensione metropolitana.
Tutto questo non si potrebbe fare esclusivamente dentro le dimensioni della città.
Il sistema dei trasporti e della mobilità, l’ambiente, la gestione dei rifiuti se visto solo da dentro i confini del Comune di Milano non lo si risolve.
La città metropolitana, quindi, non può essere solo un luogo di programmazione ma credo, come è scritto nella legge, che possa essere la sede in cui si può decidere come affrontare le questioni e agire di conseguenza.
La città metropolitana, quindi, deve avere i poteri per agire. Qui sta la scommessa da affrontare.
Rispetto a questo, ci sono due scogli, di cui il primo è legato alla contingenza: è stata fatta la legge che istituisce le città metropolitane nel momento più complicato perché le finanze pubbliche sono in forte difficoltà. Stiamo, quindi, facendo la città metropolitana ma non ci sono le risorse per assolvere quei compiti che si dovrebbero svolgere.
La nuova Legge Stabilità, in questo senso, aiuta in quanto salvaguarda le città metropolitane rispetto alle province ma occorre portare avanti investimenti ben più consistenti.
L’altro scoglio è costituito da Regione Lombardia. Se ragioniamo su alcune questioni, come ad esempio il trasporto pubblico, bisogna sapere che il conferire i poteri alla città metropolitana implica il toglierli ad altri e, in particolare, alla Regione.
La legge regionale sulla città metropolitana a mio avviso non va bene e auspico che venga impugnata dal Governo perché sostiene che, a fronte di una legge nazionale che istituisce la città metropolitana con alcuni poteri, la Regione non le attribuisce le competenze che dovrebbe avere ad esempio proprio sui trasporti e ha addirittura cercato di appropriarsi della gestione dei parchi metropolitani (come il Parco Sud).
Su questo punto, quindi, ci sono delle battaglie da fare.
E queste battaglie si fanno meglio se vi è una comprensione di ciò che è la posta in gioco e se ci sono iniziative pubbliche volte a far capire che c’è anche una battaglia culturale da portare avanti: dobbiamo abituarci a pensarci come cittadini della Grande Milano, una città di 3 milioni di abitanti. Dobbiamo pensarci come i cittadini di quella grande città metropolitana che può competere con Londra, Parigi e che ha l’orgoglio di aver fatto tanto ma che, in questa dimensione, può fare ancora di più se è capace di superare le gelosie tra i Comuni o le preoccupazioni identitarie e se ci si mette in gioco per costruire una cosa più grande e più utile per la qualità della vita di tutti.
Video dell’intervento»

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