I fondi UE che l'Italia non spende
Articolo di Stefano Pasta pubblicato da Famiglia Cristiana.
Matteo Renzi, visitando i cantieri dell’Expo, ha detto: «Sì, i fondi Ue sono spesi male, ma ora il meccanismo cambierà». Che ci sia bisogno di un’inversione l’ha detto con toni fermi anche Bruxelles, in una lettera spedita al Governo. Chiedendo varie modifiche, ha rimandato a settembre l’Accordo di partenariato presentato ad aprile, il piano che ogni paese è chiamato a redigere per indicare le priorità nella spesa dei fondi. Una partita che vale 41 miliardi e mezzo da oggi al 2020. Secondo la Commissione, nel progetto italiano manca una strategia e si rischia di ripetere ancora una volta interventi inefficaci, simboleggiati dagli incentivi a pioggia a sagre e biscottifici, corsi di formazione di dubbia utilità e feste, come i 720mila euro a Elton John per cantare a quella di Piedigrotta. Ma da dove arrivano questi fondi? Da Bruxelles ovvio, ma prim’ancora dalle casse di tutti gli Stati europei. Anzi, l’Italia nel 2013 è stata il quarto finanziatore del bilancio comunitario, dopo Germania, Francia e Regno Unito.