Parlare di parità di genere e diritti delle vittime

Quando la stampa ha fatto uscire il nome della giornalista Rula Jebreal come possibile ospite del Festival di Sanremo 2020, è successo il finimondo. La politica ha subito pensato a una partecipazione di parte, volta a screditare l’area della destra. È iniziato, quindi, un tira e molla: prima Rula c’è, poi Rula non può partecipare, infine la conferma: ci sarebbe stata. La giornalista con cittadinanza israeliana e italiana ha accettato l’invito, sottolineando che avrebbe parlato della condizione femminile. Motivazioni che non sono, evidentemente, bastate.
Violenze intollerabili sui profughi

Martedì al termine della visita al confine tra Grecia e Turchia dei tre presidenti delle istituzioni Ue, la cristiano-democratica Ursula von der Leyen, a capo della Commissione europea, ha detto che la Grecia è «lo scudo» dell’Unione.
David Sassoli, lei era lì insieme a Charles Michel: da presidente dell’Europarlamento e da esponente del centrosinistra italiano condivide questa affermazione?
«Scudo nei confronti degli immigrati mai. E anche la presidente si è riferita ad una frontiera europea che è interesse comune proteggere in conformità al diritto internazionale. Nel corso della visita in Grecia, comunque, abbiamo ribadito la contrarietà delle istituzioni europee a qualsiasi ipotesi di sospendere l’esame delle domande dei richiedenti asilo. Alle nostre frontiere tutti hanno diritto di chiederlo. Ed è dovere delle autorità nazionali dare una risposta. Credo che le autorità greche condividano questa posizione».
Il rovescio del muro

Non è stato bello né comodo ritrovarsi nel tempo del coronavirus, anzi del «ceppo italiano del Covid-19». Ma è accaduto. E da qualche giorno noi italiani ci siamo resi conto che ogni muro ha il suo rovescio. Per davvero. E che per ritrovarsi dalla parte del rovescio basta un attimo - e un microscopico, inquietante e ancora indecifrabile inghippo.
Abbiamo cominciato a capire che la logica del muro, e dell’ognun per sé, è quanto di peggio si possa contrabbandare in un mondo in cui nessuno si ammala e si salva sovranamente da solo, dove nessuno nel proprio cantuccio - che si chiami Codogno o Vo’ o con qualche nome esotico - si può chiamare fuori e consolare. Perché è anche lì, anzi è proprio lì, su questa terra dell’uomo dove ogni periferia è ormai centro, che c’è il fuoco e magari s’accende un focolaio.
La scoperta che l’altro siamo noi

Questi giorni in cui l’essere più piccolo dell’Universo – un virus per l’appunto – domina il nostro pianeta in ogni angolo dello spazio e del tempo, offrono lo spunto per considerazioni di diverso genere. Tra il consueto propagarsi, anch’esso virale, delle fake news e la sparizione della fiducia nell’esperto, rimpiazzata dalle immancabili critiche e granitiche certezze che ognuno ha su quello che si sarebbe dovuto fare e non si è fatto e viceversa - che ricordano i discorsi da bar del lunedì mattina, se non fosse che ora al bar non ci va più nessuno - tra tutte ve n’è una che ha un che di nuovo, ancorché di antico.
Milano è in trincea e dobbiamo resistere
