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Il Pd in questa fase è troppo lento

Scritto da Giuseppe Sala.

Giuseppe Sala
Intervista del Corriere della Sera.

Beppe Sala, sindaco di Milano, come si vive accerchiati?
«Più che accerchiato mi sento un po’ solo e credo che il governo stia sbagliando a ignorare il valore di Milano».
Il telefono con Roma è sempre muto?
«Il presidente del Consiglio Conte non si è mai fatto vivo, neanche per telefono. Così il ministro dello Sviluppo. La mia non è una polemica, ma una constatazione. Anzi, vuole essere un messaggio di incoraggiamento. Fatevi avanti per il bene del Paese. Se hai una cosa che brilla a livello internazionale e se sei a capo di un Paese che ha qualche problema di reputazione all’estero, perché non valorizzare Milano?»
La manovra penalizza tutti i comuni o Milano in particolare?
«Non è contro Milano, ma contro i comuni. Lo dimostra il fatto che i soldi per il prolungamento del metrò a Monza sono arrivati e che anche i precedenti governi hanno penalizzato i comuni. Con questo governo il problema si è fatto più intenso. Quando Salvini dice che non ho capito la manovra e me la manderà, confonde la parte corrente con gli investimenti. I comuni hanno problemi sulla parte corrente ed è chiaro che questa manovra toglierà circa un miliardo ai comuni. Per cui aspetto fiduciosamente. Se ho torto mi scuserò, altrimenti spiegherò la situazione in trasparenza ai milanesi. Non posso stampare soldi. Se non li recupero devo intervenire sui servizi, cosa particolarmente dolorosa».
Può aumentare le addizionali sulle tasse locali.
«Potrei ma non voglio farlo perché non lo ritengo giusto. Non aumenteremo le tasse».
Milano è la capitale del volontariato. Come ha preso la tassa sul non profit?
«È uno dei provvedimenti più sbagliati di questa manovra. È un gesto di arroganza. Sono il sindaco di una città ricca e ogni giorno ripeto che senza l’aiuto del Terzo settore non ce la farei, figuriamoci il resto del Paese. Ora dicono che correggeranno, vediamo».
Il Pd, suo partito di maggioranza, è sempre alle prese con divisioni e polemiche. Come ci si sente a essere un generale che vede il suo esercito in ritirata?
«Penso che con le Europee alle porte, non bisogna rischiare di apparire disfattisti o usare parole che suonino come un liberi tutti. La politica è un prodotto fatto di uomini, donne e marchio, che non è solo una bandiera ma quello che contraddistingue contenuti e valori. Se il nuovo segretario del Pd sceglierà uomini, donne e contenuti giusti si potrà salvare la baracca, altrimenti saranno gli elettori a far capire che bisogna andare oltre».
Primarie. Lei non voterà. Vuole esprimere un giudizio sui candidati?
«Non voterò ma questo non significa che mi sottraggo al dibattito su cosa deve fare il Pd. Ciò che mi urta in questo passaggio è che il Pd è stato troppo lento e alla mia domanda su chi sarà il capolista alle Europee nella mia circoscrizione, la risposta arriverà solo dopo le primarie. È un vantaggio straordinario per gli altri. Se il giudizio sul Pd dovesse vertere sulla velocità delle decisioni, il mio parere sarebbe certamente negativo».
Zingaretti?
«Niente voti perché significherebbe un endorsement. Zingaretti ha la genuina volontà di lavorare non da solo, di considerarsi potenzialmente un segretario in grado di pensare solo al Pd e di raccogliere contributi. Viene accusato di essere il vecchio, certamente nuovo non è. Bisogna capire se avrà la forza di cambiare».
Martina?
«A Martina mi lega grande amicizia e grande stima. È una persona per bene che lavora tantissimo. Se ha fatto questa scelta vuol dire che ci ha pensato molto bene. Confesso che ero un po’ scettico. Lui mi ha spiegato i motivi, non voglio giudicare».
Ascani-Giachetti?
«Ascani mi ha chiamato per dirmi che esiste uno spazio politico di rappresentanza. Non lo so. Temo che faranno fatica a trovare una formula che li differenzi».
Renzi in tutto questo?
«Prima o poi uscirà dal Pd. Non è facile restare in un partito se sei mal sopportato. La mia perplessità su Renzi è sempre la stessa: non aver mai creduto nella pluralità. Siamo in epoca di proporzionale. Senza capacità di allargare e trovare un consenso non sei un valore».
A proposito di proporzionale, hanno fatto scandalo le sue parole su una possibile alleanza con i Cinque Stelle. Meglio i grillini dei leghisti?
«A differenza della Lega all’interno dei Cinque Stelle c’è un’anima sociale più accentuata. Che si possa governare insieme è tutt’altra cosa. Continuo a pensare che sia stato arrogante andare sull’Aventino durante la formazione del governo. Non dico che siano meglio i Cinque Stelle, dico che i Cinque Stelle avrebbero avuto più bisogno di noi che della Lega perché per certe cose siamo più vicini. Non sono uno che si astiene dalla lotta politica e dal fare opposizione, però evito gli insulti e sconsiglio tutti, anche quelli della mia parte, di cadere in giudizi sprezzanti nei confronti dei Cinque Stelle»
Lei ha detto che vuole diventare un punto di riferimento per il Nord. Con chi?
«Con tutti e nessuno in particolare. Non vado alla ricerca di alleanze con i partiti, cerco il confronto con le persone e le istituzioni che sono alla ricerca di un interlocutore. E metto sempre le mani avanti dicendo che per un periodo molto lungo non farò niente di diverso da quello che faccio adesso. Comunque da gennaio riprenderò il tour nelle province lombarde e in primavera farò una missione negli States, sia per vendere da buon commesso viaggiatore la mia città, sia perché ci sono fermenti sociali e politici interessanti che voglio capire meglio».
Assomiglia a un preludio di candidatura nazionale.
«Non ho un percorso politico tracciato. Le pagine della mia agenda sono bianche. Vedremo. Anche perché oggi non potrei. Sono un politico che piace a Milano ma non so se allargando il perimetro sarei così efficace. Lo scoprirò solo ascoltando e sentendo le persone».
Nel 2019 si concluderà il processo che la vede accusata di falso in merito alla retrodatazione della nomina di due commissari per la gara sulla piastra di Expo. In caso di condanna che farà?
«Non ho più dubbi. Andrò avanti fino al termine del mandato. Soprattutto perché ho capito la dimensione della questione. La retrodatazione, di cui io nemmeno ricordo, non ha comportato nessun effetto sui risultati della gara e inoltre ha permesso di sostituire due persone implicate in altre vicende con due persone al di sopra di ogni sospetto».

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