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Referendum di ottobre

Scritto da Carlo Borghetti.

Carlo Borghetti Questa puntata delle mie Note è sul Referendum che si terrà in Lombardia in ottobre: credo valga la pena dedicare dieci minuti per avere anche cognizione della storia che ci ha portato a questo Referendum, e per poter prendere una posizione consapevole.
L'articolo 116 comma 3 della Costituzione italiana oggi in vigore, prevede la possibilità di dare ulteriori competenze alle Regioni, in aggiunta a quelle che hanno già, tramite un accordo con lo Stato. Si tratta del cosiddetto "federalismo differenziato", detto anche "autonomia differenziata".
Questo articolo è stato introdotto in Costituzione dalla riforma costituzionale voluta nel 2001 dall'allora centrosinistra al Governo (DS + Margherita e altri), riforma approvata dagli italiani con un referendum confermativo, a larga maggioranza (64%).
Non è un caso che l'articolo 116 sia stato introdotto dal centrosinistra: la storia dei partiti che hanno formato il centrosinistra in Italia e hanno fondato il PD, dimostra che questi partiti hanno sempre avuto una grande cultura autonomista, e sono stati quelli che l'hanno praticata davvero ove possibile (vedi le amministrazioni del PCI nelle cosiddette "Regioni rosse", o vedi tutta la tradizione amministrativa del Partito Popolare e dei cattolici democratici). Nel centrodestra, invece, c'è sempre stata (e c’è tuttora) una forte componente nazionalista contraria al federalismo (Alleanza Nazionale, ora Fratelli d'Italia). E la stessa Lega di Salvini sta diventando (paradossalmente) un partito nazionalista.
Dunque, qui viene un primo punto di chiarezza: il PD, sia a livello nazionale che a livello lombardo, è totalmente favorevole all'ottenimento di PIÙ autonomia per le Regioni con i conti in ordine, come la Lombardia, ai sensi dell’articolo 116.
Ora, il quesito che il referendum del 22 ottobre realmente pone è esattamente l'applicazione dell'articolo 116, e si sintetizza così: "Volete voi lombardi PIU’ autonomia ai sensi della Costituzione vigente?".
Notare che 10 anni fa, nel 1997, il presidente della Lombardia Formigoni aveva già iniziato con lo Stato a discutere ufficialmente ai sensi dell'articolo 116 (con il voto favorevole dei DS e Margherita lombardi), per ottenere PIU’ autonomia su 12 precise materie: allora c'era il Governo Prodi, che aveva volentieri aperto 12 tavoli per arrivare a definire, materia per materia, le nuove competenze, con relative risorse, da trasferire alla Lombardia. Il lavoro dovette però interrompersi, perché di lì a poco venne fatto cadere il Governo Prodi (gennaio 2008). Quando poi, pochi mesi dopo, rivinse le elezioni Berlusconi, Formigoni sì fregò le mani, convinto che la trattativa col Governo "amico" sarebbe stata ancora più facile... ma dovette totalmente ricredersi! In quel Governo i ministri leghisti, Maroni e Zaia in testa, dissero a Formigoni che non si doveva più parlare di articolo 116, perché loro volevano la "devolution" (ricordate?!!), e avrebbero portato a casa una riforma della Costituzione che dava l'indipendenza alle Regioni del nord. Così la Lombardia si vide bloccare l'attribuzione di nuove competenze proprio dal Governo "amico", e tutto si fermò. Ma poi, anche la riforma della Costituzione messa in piedi dal centrodestra, e la "devolution" voluta da Bossi-Maroni, si fermarono alla prova del referendum confermativo, bocciato dal 61% degli italiani (2006). Nulla di fatto.
Ora fa piacere che nel 2016 (dopo aver perso 10 anni), Maroni abbia cambiato idea e la Regione Lombardia voglia ancora usare l'articolo 116 per ottenere l'autonomia differenziata. E’ un peccato che la Lega abbia deciso di farlo solo adesso (pur essendo al Governo regionale dal 2013), guarda caso alla vigilia delle elezioni regionali del 2018, avendo quindi perso ancora tempo prezioso, e inventandosi pure di passare da un referendum consultivo che NON è richiesto dallo Stato, e che allunga ulteriormente i tempi: tutto per ribadire, al costo di 50 milioni, una cosa su cui siamo già tutti d'accordo.
Come PD abbiamo detto più volte a Maroni negli scorsi anni: "Andiamo a bussare tutti insieme alla porta del Governo, che ci ha già detto che ci sta, e riprendiamo il lavoro che voi avete interrotto 10 anni fa. Facciamolo subito insieme!"...
E pareva che Maroni ci stesse pure!
Peccato che i dissidi interni alla Lega abbiano impedito questa modo costruttivo di ottenere il federalismo differenziato, e abbia vinto la linea dura leghista del referendum inutile a scopi di propaganda, con una inedita alleanza con i Cinque Stelle, che hanno fornito i voti decisivi in Consiglio regionale per approvare il referendum, ottenendo, in scambio, l'utilizzo sperimentale per la prima volta in Italia del voto elettronico (fonte di problemi laddove utilizzato, in Venezuela e Kenya recentemente, costoso –23 milioni-, ancora soggetto a guasti e brogli, abbandonato da Paesi avanzati che l'avevano sperimentato, come la Norvegia...).
Quello che più dispiace, adesso, è che Maroni e soci dicono sul referendum in modo furbetto cose non vere, a partire dallo slogan dei costosi manifesti che tappezzano la Lombardia, che chiamano questo referendum il "referendum PER l'autonomia", come se fosse l'atto che renderà la Lombardia "autonoma", cosa non vera, perché il quesito parla di "ulteriori forme di autonomia", non di "autonomia", oltretutto lasciando credere in modo subdolo che il referendum procura l’autonomia, perché non dicono mai che è solo "consultivo", e quindi non produce nessun effetto giuridico. La dizione corretta, rispettosa della verità, deve essere: “Referendum consultivo per chiedere PIU’ autonomia”, e non “Referendun PER l’autonomia”.
Da questa "bugia", poi, Maroni e soci fanno discendere un'altra serie di bugie, come quella che se vince il SÌ la Lombardia diventerà Regione a Statuto speciale (come il Trentino e le altre quattro), o quella che si potrà "riavere indietro" dallo Stato 54 miliardi all'anno (il famoso residuo fiscale), o quella che saranno abbassate le tasse... ma tutte queste false promesse potrebbero essere attuate solo se fosse cambiata la Costituzione e la Lombardia diventasse totalmente autonoma! Cosa DIVERSA da quello che chiede in realtà il quesito! E cosa che produrrebbe il contestuale fallimento della Repubblica Italiana.
Come può un referendum consultivo regionale ottenere lo Statuto speciale che deve essere invece inscritto in Costituzione? Non può.
Come può un referendum consultivo regionale ottenere solo alla Lombardia la restituzione di risorse fiscali regolate da meccanismi che valgono per tutte le Regioni? Non può.
Come può un referendum consultivo regionale ottenere l'abbassamento di tasse statali? Non può.
Come Pd regionale, con i dati della ragioneria dello Stato, abbiamo fatto i conti veri: identificando le materie su cui la Lombardia può ottenere PIÙ autonomia ai sensi della Costituzione vigente (cioè le materie "concorrenti"), si potrebbero avere tra i 2 e i 2,5 miliardi all'anno in più: questi sono i conti veri! E non sono male! Maroni e soci non possono contare di avere indietro dallo Stato le risorse relative a materie che a Costituzione invariata sono di esclusiva competenza dello Stato (e questo lo sanno benissimo, ma la loro propaganda lo nasconde).
Stante l'attuale Costituzione, le materie su cui avere PIÙ autonomia -con le relative risorse-, sono materie come la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, la tutela dei Beni Culturali, la Protezione civile, la cooperazione transfrontaliera, la ricerca scientifica, il sostegno alla innovazione… E poi potremmo chiedere l'applicazione subito dei costi standard in sanità e nei trasporti, ottenere più autonomia nel recupero dell'evasione fiscale, avere più autonomia negli investimenti finanziari: su queste materie il Governo Renzi aveva già detto alla Lombardia "siamo d'accordo", attraverso incontri che il PD ha promosso pubblicamente al Pirellone, facendo poi queste proposte in Consiglio regionale, senza trovare però ascolto... perché sennò Maroni e soci avrebbero dovuto ovviamente svelare l'inganno della propaganda che parla di 54 miliardi, o parla della istituzione della Polizia lombarda...
Ora, come comportarsi il 22 ottobre?
Per tutto quanto detto sopra, a nostro parere ci sono due opzioni:
1) essere favorevoli ad avere PIU’ autonomia per la Lombardia, e partecipare votando Sì, per non lasciare a Maroni e soci la bandiera mediatica della difesa della Regione nonostante le frottole che raccontano (posizione di alcuni Sindaci pd, come Giorgio Gori, che votano Sì ma denunciano le frottole);
2) essere favorevoli ad avere PIU’ autonomia per la Lombardia, ma non andare a votare, per sottolineare con l'astensione che Maroni e soci hanno perso anni preziosi, non sono stati capaci di avviare il confronto con lo Stato (come sta facendo per esempio già l'Emilia Romagna senza referendum), e che non si può fare politica raccontando cose non vere ai lombardi, che meritano la verità e non la propaganda. Tanto il 23 ottobre si potrà aprire comunque il Tavolo con il Governo, sia che siano andati pochi o tanti lombardi a votare, ma almeno avremo dato anche il segnale che quei 50 milioni di euro era meglio spenderli per servizi utili alle famiglie in difficoltà.
Io sceglierò la seconda opzione, come forse si è intuito. E continuerò a lavorare per una maggiore autonomia della Lombardia. Ma raccontando le cose come stanno.

Per seguire l'attività di Carlo Borghetti: sito web - pagina facebook

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