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Milano deve competere con le metropoli del mondo

Scritto da Giuseppe Sala.

Giuseppe Sala
Intervista di Elisabetta Soglio per Il Corriere della Sera.

La differenza fra lui e i suoi avversari?
«Io voglio portare Milano fuori dall’Italia, voglio una città internazionale e contemporanea e loro sono ancora lì incollati al passato e impegnati a descrivere il nostro come un Paese in declino». Giuseppe Sala sabato dà il via ufficiale alla campagna elettorale al teatro Franco Parenti con lo slogan «Ogni giorno, ogni ora».
Il senso?
«Milano ha bisogno di un sindaco dedito, che abbia la capacità di non mollare mai e di esserci».
Se verrà eletto, quindi, la vedremo in giro per le strade di periferia?
«A me piace molto stare in mezzo alle persone: negli incontri che ho cominciato e proseguirò mi sento molto a mio agio».
In realtà Salvini sostiene che lei non piaccia alla gente. Manca di empatia?
«Chiedetelo a quelli che ho incontrato sul decumano se sono empatico o no…».
Sempre Expo. Basta aver fatto questo evento per diventare un buon sindaco?
«Fino ad un attimo prima che io mi candidassi era parere unanime, al di là di qualche voce di dissenso, che Expo fosse stata un successo per Milano e per il Paese. Scendendo in campo sapevo che per attaccarmi avrebbero infangato anche questa avventura che ha fatto un gran bene all’Italia».
Basta essere stato commissario di Expo?
«Tutto quello che ho imparato in Expo può essere applicato su Milano. Da qui riparte la mia proposta: io mi presento non come l’ex commissario, ma come uno che sa organizzare e gestire le cose».
Perché insiste sul concetto di città internazionale?
«Milano è una città che vanta un brand fortissimo: è già la capitale della moda, del design e della ricerca soprattutto biomedica e, dopo Expo, ha il compito di gestire la legacy sulla food policy. Partiamo da questo grande patrimonio e nel mio mandato voglio che Milano possa competere con le metropoli del mondo».
E come si porta Milano fuori dell’Italia?
«Continuando a cavalcare l’onda cominciata con l’evento, con i giornali che hanno rimesso Milano fra le mete turistiche preferite, i leader di Stato che sono arrivati qui e si sono complimentati per la nostra efficienza, i turisti che sono tornati a casa soddisfatti dell’esperienza vissuta».
Più concretamente?
«Rinuncerei alla realizzazione di un museo o di una grande opera per mettere in rete, anche con una collaborazione fra pubblico e privato, tutto quello che abbiamo a livello di attrazione turistica e culturale, sul modello di London & Partners».
In questa campagna non si è troppo schiacciato sulla sinistra? E i moderati?
«Una lista di sinistra ci vuole, non solo per una questione politica ma soprattutto di valori. Ma punterò moltissimo sulla mia, rivolta al mondo delle professioni, al terzo settore e in generale alla società milanese. Comunque, in Expo ho lavorato con politici di diversa estrazione politica: sfido chiunque a dimostrare che mi sia mai fatto condizionare dalle loro appartenenze».
Dispiaciuto di non avere capolista Francesca Balzani?
«Rispetto la decisione di Francesca: ha detto che si impegnerà sul programma e sulle idee e che ci aiuterà in questa campagna».
Letizia Moratti l’aveva voluto come dg del Comune. L’ex sindaco le dà 6 per quel periodo di lavoro, perché dice che è scappato via presto..
(Sorride). «In realtà sono venuti a pregarmi di occuparmi di Expo che era in un momento di stallo. Non c’erano le code allora per prendere in mano quella macchina. Detto questo, sono grato a Letizia Moratti che mi ha chiamato a lavorare con lei».
Sta facendo campagna elettorale contro Parisi o contro il centrodestra?
«Rispetto Parisi, anche se non mi sento suo omologo come manager. Quanto alla coalizione che lo sostiene, eviterò di usare aggettivi: ma molte facce che si vedono sui palchi e nei mercati sono un tuffo nel passato. Pare il tentativo di tenere in piedi un mondo agonizzante».
In cosa siete diversi?
«Parisi è indubbiamente più politico di me. Ma se Milano vuole uno che cominci e finisca le cose, quello sono io».
Ma non c’è differenza fra gestire sei mesi un evento in un luogo circoscritto e mandare avanti l’ordinaria amministrazione in una città, per cinque anni?
«In Expo la gente ha trovato quello che chiede per la propria città: un posto pulito, sicuro, con proposte per tutte le età, con mezzi pubblici efficienti. Riprodurremo quel modello».

Per seguire Beppe Sala: sito web - Twitter @NoiMilano2016
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