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La riforma non risolve i problemi della sanità

Scritto da Carlo Borghetti.

Carlo BorghettiIntervista di MilanoSud a Carlo Borghetti.

Dopo 16 giorni di lavori in aula e quasi 1.800 tra emendamenti e ordini del giorno, la maggioranza di Centrodestra ha approvato a fine novembre la riforma della Sanità lombarda, varata in via sperimentale nel 2015 dalla giunta Maroni, bocciata dall’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) e travolta dalla pandemia l’anno scorso. Nessuno degli emendamenti presentati dall’opposizione è stato accolto e, di fatto, il dibattito in aula non c’è stato.
«Di fatto l’assetto della sanità lombarda non cambia e questo per noi è un peccato mortale», ha affermato Carlo Borghetti, vicepresidente del Consiglio regionale membro della Commissione Sanità.
Cosa c’era da modificare a suo parere nella legge sanitaria approvata? «Noi abbiamo fatto delle proposte di modifica in linea con le osservazioni dell’Agenas, che ha detto che l’assetto della sanità lombarda, che prevede le Ats e le Asst e la scomparsa delle Asl, non va bene. La proposta targata Moratti-Fontana nulla tocca di questo assetto e dove intervengono sui dipartimenti di prevenzione, fanno quello che io definisco uno spezzatino. A nostro parere andando contro le indicazioni di creare un sistema che fornisca una prevenzione unitaria, che riguardi tutti gli aspetti della vita, dell’ambiente, della salute, del sociale. Quindi non solo non cambia, ma in alcuni aspetti diventa addirittura più confuso».
I medici di base sono pochi, male distribuiti e oltre il 60% prossimi alla pensione...
«La riforma non tocca questo problema, noi abbiamo proposto in aula alcuni interventi per affrontare questa emergenza, chiedendo alla Regione di aumentare le borse di studio, di promuovere l’utilizzo dei medici di base in formazione, di indirizzarli nelle zone carenti, incentivandoli con agevolazioni sugli affitti e dandogli supporto di personale di segreteria o infermieri. Nessuna di queste proposte è passata, né la riforma ci fa sperare in un miglioramento di questa situazione. Per onestà intellettuale questo è un problema su cui deve intervenire anche il governo, togliendo il numero chiuso in università, equiparando le borse di studio per gli studenti di Medicina generale a quelle delle altre specialità mediche».
Quarta ondata Covid, il tracciamento ancora non va bene. La riforma che fa?
«Niente, perché come ho detto prima è una riforma che non va a potenziare i dipartimenti di prevenzione. In questi settori della sanità lombarda c’è una carenza di personale cronica: ci saremmo aspettati, dopo quanto successo in pandemia, che la riforma prevedesse delle assunzioni, ma così non è stato. Potenziando i servizi di prevenzione si possono fare più tamponi, in posti più vicini, si possono seguire i malati di Covid e non solo, si può fare un tracciamento più puntuale. Viene da dire che il tragico insegnamento della pandemia non è stato compreso da chi governa la Regione».
Cosa prevede la riforma per l’assistenza dei malati cronici e degli anziani?
«Questo è un altro punto fondamentale che non trova risposte nella legge Moratti-Fontana. Noi siamo convinti che sociosanitario e sanitario debbano lavorare insieme, perché la presa in carico delle persone deve essere totale. Vanno coinvolti gli assistenti sociali, gli psicologi, i consultori, non solo per i malati cronici o gli anziani, ma anche per esempio, tutta la fascia del disagio giovanile, che non ha luoghi di incontro. Quindi i servizi sociali dei Comuni, che però rischiano di rimanere fuori dalle Case di Comunità, perché la legge non prevede il loro coinvolgimento.
Questo è un altro punto di debolezza estrema della legge».
Parliamo delle liste d’attesa per visite ed esami clinici: se si prova a prenotarne uno si aspettano mesi.
«Perché si risolva il problema delle liste di attesa serve che il servizio pubblico e privato, che in Lombardia è così esteso, rispondano entrambi a una programmazione pubblica dei servizi, sulla base delle esigenze sanitarie dei lombardi. Il privato, nel momento in cui usa soldi dei lombardi, non deve avere la facoltà di scegliere quali servizi erogare. La nostra proposta prevedeva un’agenda unica di prenotazione, in cui io cittadino lombardo, quando faccio il numero verde, mi vedo offrire tutti i servizi, pubblici e privati convenzionati, alle stesse condizioni, in modo da accorciare i tempi della lista di attesa. Anche questa proposta è stata respinta».
Molti temono che questa riforma favorisca i privati. Lei cosa pensa?
«Sia chiaro, noi non abbiamo nulla contro il privato, ma nel momento in cui si scrive che pubblico e privato sono equivalenti lo si favorisce. D’altronde in questi anni i flussi di denaro pubblico sono andati sempre più ai privati a scapito del pubblico. Ci chiediamo pure se questa strategia non sia il presupposto per far entrare il privato anche nelle Case di comunità, dove certamente possono fornire servizi concordati, ma la gestione deve rimanere totalmente pubblica».

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