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Vogliamo un'Europa più autonoma per le materie prime critiche

Scritto da Patrizia Toia.

Patrizia ToiaArticolo di Patrizia Toia.

Due rischi aleggiano sulla ripresa della nostra economia, oltre a quello dell’inflazione.
Il primo è rappresentato dalla scarsità e dal costo delle materie prime e l’altro dall’aumento del prezzo del gas. Non possiamo accettare che vi siano imprese che non riescono a soddisfare gli ordini oppure che interrompano parzialmente la loro attività produttiva per queste ragioni.
Basti pensare che l'Ue attualmente fornisce solo circa l'1% delle materie prime per l'energia eolica, per le batterie al litio, le celle a combustione, la robotica e per i componenti fotovoltaici a base di silicio.
E inoltre, di tutte le materie prime critiche individuate dalla Commissione europea, il 52% lo importiamo dalla Cina.
Ecco perché è importante la Strategia europea per le materie prime critiche approvata dal Parlamento europeo questa settimana.
Importante tra i vari progetti annunciati per una maggiore autonomia strategica e un approvvigionamento proveniente dall’Ue è il lancio di un primo Importante Progetto di Comune Interesse Europeo (IPCEI) sulle materie critiche. È un progetto di vasta portata per pianificare il nostro fabbisogno nella duplice transizione individuando fonti di approvvigionamento e costi sociali e ambientali. Dobbiamo entrare in una nuova ottica e questo progetto ci deve portare a sfruttare a pieno il potenziale inutilizzato dei paesi dell’Ue ricchi di materie prime critiche.
In secondo luogo si vuole agire sull’intera catena del valore, dalla raccolta dei rifiuti e dal riuso alla progettazione dei prodotti adatta al recupero dei materiali, da una politica commerciale finalizzata ad aumentare l’approvvigionamento all’innovazione per la sostituzione di alcune materie prime critiche, alla ricerca sui materiali e agli sforzi per una maggiore autosufficienza anche ricercando ed estraendo queste materie all’interno dell’Unione.

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