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L’economia è ripartita, ma la pandemia non è finita

Scritto da Mario Draghi.

Mario DraghiArticolo del Sole 24 Ore.

«L’economia e l'istruzione sono ripartite. Dobbiamo però essere realistici. La pandemia non è finita. Anche quando lo sarà, avremo a lungo a che fare con le sue conseguenze. Una di queste è il debito». Lo ha detto il premier Mario Draghi, intervenendo alla cerimonia di chiusura dell’anno accademico dell’Accademia dei Lincei. Il premier ha ricordato che la crisi economica iniziata lo scorso anno «non ha precedenti nella storia recente. Si è trattato di una recessione causata in gran parte da decisioni prese consapevolmente dai governi.
Per prevenire una diffusione catastrofica del virus abbiamo dovuto imporre restrizioni che hanno portato alla chiusura di molti settori dell'economia».
Nel corso della cerimonia al premier Draghi è stato conferito il Premio Internazionale “Antonio Feltrinelli” 2020 per la materia Istituzioni Monetarie. Presente anche il capo dello Stato Sergio Mattarella, la presidente del Senato Elisabetta Casellati, il presidente della Camera Roberto Fico e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Il governo continuerà a sostenere i lavoratori - «Il reinserimento dei lavoratori dopo i traumi della crisi non è immediato. Il governo continua a sostenerli, come ha fatto in questi due anni», ha sottolineato Mario Draghi. La Banca centrale europea, ha detto il presidente del Consiglio, «ha stimato che in assenza del sostegno pubblico, le famiglie nei Paesi della zona euro avrebbero perso, in media, quasi un quarto del loro reddito da lavoro. Grazie all'intervento statale, questa perdita è stata del 7 per cento». Il premier ha ricordato che il « costo della scelta di avere una recessione invece di una depressione è stato il debito». Ha sottolineato che «molte imprese che hanno dovuto fermarsi, non lo hanno fatto per colpa loro, ma perché glielo ha imposto il governo.Avevamo noi, come collettività, un interesse a mantenere intatta la loro capacità produttiva e a preservare i loro posti di lavoro. L’unico modo per tenere le aziende sul mercato era dare loro fondi per compensare almeno in parte la perdita di fatturato e aiutarle a preservare i posti di lavoro».
Migliorare la partecipazione al mercato del lavoro di giovani e donne - É necessario «migliorare la partecipazione al mercato del lavoro di giovani e donne. Perché se è vero che non si può avere coesione sociale senza crescita, è anche vero che non si può avere crescita senza coesione sociale. I giovani sono i più esposti alle fragilità della nostra economia. Al sud, circa uno su tre non studia e non lavora.
Favorire la transizione scuola-lavoro: potenziare istituti tecnici e professionali - È importante, ha detto Draghi, «favorire la transizione fra scuola e lavoro. Occorre dotare le scuole di programmi che permettano agli studenti di investire presto su competenze specifiche, in linea con i loro talenti e le loro aspirazioni.In questo senso, bisogna potenziare gli istituti tecnici e professionali e rafforzare il loro legame con il mercato del lavoro, perché l'offerta di capitale umano specializzato risponda velocemente alla domanda da parte delle imprese. E dobbiamo rafforzare l'insegnamento delle materie cosiddette “Stem” – scienza, tecnologia, ingegneria e matematica - per portare più giovani a scegliere percorsi scientifici per la loro carriera professionale».
Aiutare le donne a lavorare e progredire nelle carriere - Le donne, ha sottolineato il premier, «si trovano spesso a sopportare la maggior parte del carico assistenziale all'interno delle famiglie». E durante la fase più acuta della pandemia hanno sofferto «le conseguenze delle restrizioni sanitarie più degli uomini. Occorre sopperire alla mancanza di asili nido e alla carenza di strutture per la cura degli anziani.Questo non solo aiuterà le donne che devono entrare nel mercato del lavoro, ma anche quelle già inserite a progredire nelle loro carriere».
Giusto indebitarsi, ma con debito buono - «È molto probabile - ha sottolineato Draghi - che, per diverse ragioni, questa fase di crescita del debito, pubblico e privato, non sia ancora terminata. Dobbiamo fronteggiare l’emergere di nuove e pericolose varianti del virus. Rimaniamo pronti a intervenire con convinzione nel caso ci fosse un aggravarsi della pandemia tale da provocare danni all’economia del Paese». Il premier ha detto poi che oggi «è quindi giusto indebitarsi, ma questo non è sempre vero. Questo mi porta a una distinzione a cui avevo accennato qualche mese fa, tra quello che chiamo ’debito buono’ e quello che chiamo ’debito cattivo’. Ciò che rende il debito buono, o cattivo, è l’uso che si fa delle risorse impiegate. Questa distinzione è particolarmente importante in una fase di transizione come quella attuale, in cui possono essere più marcate le differenze di produttività tra i progetti in cui è possibile investire». Il premier ha inoltre ricordato che «dobbiamo crescere di più per contenere aumenti del debito». Draghi ha detto che alla fine di quest'anno «il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo in Europa sarà cresciuto di circa 15 punti percentuali rispetto alla fine del 2019. In Italia, secondo le stime della Commissione Europea, il debito pubblico aumenterà dal 135% del Pil, al 160 per cento. Si tratta di un incremento maggiore rispetto a quello della Grande Crisi Finanziaria E a questo si è anche aggiunto un aumento consistente del debito privato».
Pil, le stime Ue saranno riviste al rialzo - «Le previsioni attuali della Commissione - ha ricordato Draghi - indicano un aumento del Pil quest’anno in Italia e nell’Ue del 4,2%. Credo che queste stime verranno riviste al rialzo, anche in maniera significativa. La fiducia di consumatori e imprenditori sta tornando. La Bce ha indicato che intende mantenere condizioni finanziarie favorevoli. Con il recedere dell’incertezza, l’effetto espansivo della politica monetaria acquisirà ancora più forza. Famiglie e imprese sono più disposte a prendere a prestito e investire quando il futuro è più sicuro».
Per l’Italia è un momento favorevole - «Per l'Italia, questo è un momento favorevole», ha sottolineato Draghi. «Le certezze fornite dall'Europa e dalle scelte del Governo, la capacità di superare alcune di quelle che erano considerate barriere identitarie, l'abbondanza di mezzi finanziari pubblici e privati - ha sottolineato il presidente del Consiglio - sono circostanze eccezionali per le imprese e le famiglie che investiranno capitali e risparmi in tecnologia, formazione, modernizzazione. Ma è anche il momento favorevole per coniugare efficienza con equità, crescita con sostenibilità, tecnologia con occupazione.È un momento in cui, come ho detto altre volte, torna a prevalere il gusto del futuro. Viviamolo appieno, con determinazione e con solidarietà».
Il futuro della società - Il premier ha sottolineato come sia necessario «riflettere sulla profonda trasformazione che le nostre società si apprestano ad affrontare. La transizione energetica, la consapevolezza dell'importanza della ricerca e il percorso che porterà le generazioni future verso gli obiettivi del 2030 e del 2050 attribuiscono allo Stato un ruolo attivo che è cruciale. Non solo nella costruzione di infrastrutture chiave nella ricerca e nello sviluppo.Ma soprattutto nel catalizzare gli investimenti privati nelle aree di priorità. Dando fiducia. Semplificando le procedure. Aiutando le imprese a gestire il rischio in aree nuove. Disegnando politiche di decarbonizzazione trasparenti e condivise tra Paesi». In Italia è anche il momento favorevole «per coniugare efficienza con equità, crescita con sostenibilità, tecnologia con occupazione. È un momento in cui torna a prevalere il gusto del futuro. Viviamolo appieno, con determinazione e con solidarietà».
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