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Rigenerazione Urbana: la sfida per il futuro delle nostre città

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli alla videoconferenza organizzata dal PD di Castegnato (BS).

Credo che il tema della rigenerazione urbana sia assolutamente centrale: lo era già prima della pandemia e dopo lo è diventato ancora di più.
Rigenerazione urbana non deve solo voler dire riuso di ciò che non è più utilizzato o intervento sulle aree degradate ma deve voler dire mettere in campo una serie di obiettivi che vengono stabiliti nella legge che stiamo discutendo in Commissione Ambiente del Senato e di cui sono Relatore.
Gli interventi di rigenerazione urbana devono servire a migliorare l’impatto ambientale e l’efficientamento energetico degli edifici; devono pensare ad una dimensione commerciale sul territorio; deve esserci la questione dell’abitare al centro. La rigenerazione urbana, quindi, soprattutto nelle grandi aree urbane, deve servire anche a realizzare abitazioni a canoni contenuti e accessibili; deve saper pensare alla città in rapporto anche alla mobilità, ai servizi, alle strutture.
Gli interventi di rigenerazione urbana, dunque, devono consentirci di ripensare parti della città, definendone la vocazione.
Questo, oggi, diventa un imperativo perché abbiamo bisogno di governare le trasformazioni che avverranno nelle città, a prescindere dalle scelte dei Comuni, anche in conseguenza alla pandemia.
Questa pandemia, comunque, non lascerà nulla com’era prima.
Nelle città cambierà l’attenzione all’ambiente, il modo in cui spostarsi. Altri cambiamenti saranno soprattutto in rapporto ai mutamenti in corso nel mondo del lavoro. I centri delle città oggi vedono la presenza di molti uffici ma probabilmente non serviranno più in quelle dimensioni: molte aziende non butteranno via l’esperienza dello smart working e, quindi, avranno bisogno di spazi più ristretti per gli uffici.
Come trasformare quelle aree e come ripensare i servizi che sono nati attorno a quegli uffici, come la ristorazione o altri finalizzati a dare supporto a chi va in ufficio? Questo comporterà un mutamento reale.
Fare rigenerazione urbana, quindi, oggi vuol dire proporsi di governare le trasformazioni e non subirle, soprattutto dove saranno più significative.
C’è stata un’inflazione di grandi centri commerciali o dei multisala che ora non hanno più un grande futuro. Come ripensare quegli spazi per evitare che diventino luoghi di abbandono e di degrado è un altro tema su cui ci misuriamo.
Per fare questo - e qui c’è il cuore della legge sulla rigenerazione urbana - pensiamo che intanto si debba mettere in campo un intervento di incentivazione e sostegno da parte dello Stato ai progetti di rigenerazione urbana e che sia di lungo periodo.
Per fare interventi di rigenerazione urbana, infatti, non possono bastare progetti sporadici, anche utili come ad esempio i bandi per le periferie o altre questioni. Servono soldi per un periodo lungo e nella legge si sta ragionando per 1 miliardo all’anno per vent’anni per sostenere i progetti di rigenerazione urbana con i soldi pubblici. A questi si devono aggiungere risorse private che vanno attratte con una serie di incentivi fiscali ma non solo. Questi incentivi comportano comunque una spesa e un’attenzione da parte dello Stato ad evitare che le mancate entrate pesino sui Comuni.
La legge a cui stiamo lavorando mostra grande attenzione all’ambiente, dice in maniera esplicita che non bisogna consumare ulteriore suolo nei progetti di rigenerazione urbana. Spesso, comunque, si parla di aree già molto conurbate in cui oggettivamente anche l’ipotesi di abbattimento e ricostruzione di edifici è sufficiente ma il principio di non consumare suolo è giusto che sia nella legge.
Stiamo ragionando comunque su incentivi, compresi il non fissare i limiti quantitativi all’aumento possibile di volumetrie perché pensiamo che in alcune situazioni si possano dare più volumetrie (in verticale) e rispettando una serie di criteri ambientali e paesaggistici.
Una delle questioni complicate della legge è legata al fatto che abbiamo bisogno di costruire un meccanismo che sia il più semplice possibile per consentire di fare interventi di rigenerazione urbana.
Il testo di legge su cui stiamo discutendo ora prevede meccanismi ancora troppo complessi, per cui andranno semplificati.
Occorre dare un ruolo a tutti i soggetti che ne hanno titolo, rispettando anche ciò che si è già fatto.
L’ipotesi è quella di fare una sorta di Conferenza Stato-Regioni in cui ogni anno vengono definite le linee per i bandi per la rigenerazione urbana. Le Regioni devono avere il compito di emettere i bandi di rigenerazione urbana. Questo è importante perché occorre avere una dimensione urbanistica non soltanto legata al singolo Comune, in quanto vanno distribuite le funzioni su territori più ampi.
Il ruolo delle Regioni, da questo punto di vista diventa importante, oltre a essere chiarito dalla Costituzione, secondo cui l’urbanistica è una materia concorrente.
Molte Regioni, tra cui la Lombardia, hanno già avviato progetti di rigenerazione urbana. È evidente che tutto ciò che starà nei criteri definiti dalla legge non dovrà essere modificato dalle Regioni.
Il testo iniziale della legge, su questo punto, comportava oneri pensanti e chiedeva alle Regioni e ai Comuni di rifare tutte le procedure, ma questo è stato modificato, per cui le Regioni che hanno già leggi coerenti possono fare i bandi e i Comuni non hanno bisogno di mettere in campo nuovi strumenti urbanistici ma possono presentare progetti di rigenerazione urbana dove già presenti nella pianificazione urbanistica esistente.
Alcuni appesantimenti sono stati eliminati dal testo di legge e altri previsti per i Comuni e le Città Metropolitane andranno tolti.
Non possiamo imporre grandi sforzi ai Comuni che hanno uffici tecnici con risorse e personale ridotti.
L’idea, quindi, è che Stato e Regioni definiscano insieme le linee; le Regioni annualmente facciano i bandi e i Comuni e le Città Metropolitane partecipino utilizzando anche gli strumenti urbanistici che già ci sono.
Complessivamente, la legge sulla rigenerazione urbana è una proposta che spinge a ripensare la città e mettere in campo un’idea di città.
Un tema importante riguarda i centri storici.
C’è una questione rispetto ai centri storici che si trascina dal primo Decreto Semplificazioni rispetto a cosa e come va tutelato dei centri storici e dentro le Aree A.
È evidente che tutto ciò che è considerato patrimonio storico o culturale gode già di tutele proprie e deve mantenerle e i progetti ne devono tenere conto mentre sul resto si ragiona su una misura innovativa per cui tutto il patrimonio edilizio costruito dopo il catasto del 1939 possa essere oggetto di rigenerazione urbana, se non ha altre tutele. Questo significa anche poter accedere a strumenti economici e altri che si incrociano con la legge sulla rigenerazione urbana.
Nel Decreto Semplificazioni era prevista la possibilità di abbattimento e ricostruzione degli edifici soltanto con la dichiarazione di inizio lavori; ci sono inoltre gli ecobonus che consentiranno di rendere più efficace il raggiungimento degli obiettivi.

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