Stampa

Costruiamo insieme il futuro del nostro partito

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli all'assemblea del PD di Cologno Monzese.

Peluffo sta facendo un grande lavoro con il PD regionale in una situazione molto complicata. Penso che il modo in cui stiamo affrontando il tema dell’opposizione sia complicato, soprattutto in questa fase e con una critica molto forte - su cui dobbiamo continuare a insistere - al modo in cui la Giunta lombarda sta affrontando complessivamente il tema della pandemia e della campagna vaccinale.
Nel PD veniamo da una fase complicata che non è passata. Con le dimissioni di Zingaretti abbiamo vissuto un momento difficile per il partito: la reazione sia all’interno che all’esterno è stata molto pesante. Oggettivamente siamo stati molto in difficoltà.
La disponibilità di Letta e la sua elezione a Segretario, sicuramente ci mette nelle condizioni di ripartire e di rilanciare il partito ma i problemi che sono emersi in questi mesi ci sono ancora tutti e non dobbiamo rimuoverli.
Ci sono i messaggi positivi che sta dando Letta all’esterno con le scelte che ha fatto rispetto ai Vicesegretari e alla Segreteria o alla richiesta ai Gruppi parlamentari di esprimere leadership femminili per rimettere al centro il tema della parità di genere. Questo è utile perché ci consente anche di aprire canali di comunicazione con pezzi della società italiana.
Dobbiamo, però, essere consapevoli che abbiamo di fronte una serie di nodi che dobbiamo affrontare.
Letta, nel suo discorso di insediamento a Segretario del PD, ha definito una serie di temi prioritari. Credo che su due punti Letta si sia spinto più avanti. Uno è il rapporto tra il PD e l’Europa: il carattere e la matrice europeista del nostro partito è stata ulteriormente sottolineata da Letta. Anche le scelte che sono state fatte per la Vicesegretaria e altre di Segreteria, confermano un’attenzione di Letta e una volontà di essere protagonisti non solo in Italia ma anche in Europa, avendo idee su quello che deve fare l’Europa nei prossimi mesi, vedendo anche le difficoltà che ci sono state in Europa, ad esempio sulla questione dei vaccini.
Un altro tema chiave è quello delle alleanze. Il Segretario ha voluto dare un segnale di grande apertura: intanto ha detto di voler aprire il PD in tutte le direzioni per farlo tornare centrale nella costruzione di un centrosinistra. Da qui la scelta di incontrare tutti i leader del centrosinistra che è ancora troppo diviso e frammentato, nonostante siamo tutti al Governo e poi la scelta di unire il centrosinistra per andare ad un’interlocuzione con M5S che sta evolvendosi anch’esso, con l’ambizione di vincere le prossime elezioni, che mi pare la vera novità e il vero stimolo che vuol dare il Segretario.
Anche quando si ragiona sulla riforma della legge elettorale, lo si partendo dal fatto che non abbiamo paura di una riforma in senso maggioritario ma accettiamo la sfida con la consapevolezza di poter battere il centrodestra. A questo si aggiunge una scelta chiarissima: Letta ha detto che il Governo Draghi è il nostro Governo e dire questo significare dire qualcosa di più rispetto al fatto che l’Agenda Draghi sia la nostra agenda politica.
Adesso serve che si faccia vedere con grande chiarezza quali sono le nostre proposte e le nostre priorità. Per questo dobbiamo rivendicare ciò che abbiamo fatto nel Decreto Sostegni, rispetto alla tutela dei lavoratori e dei ceti più deboli. Dobbiamo rivendicare il ruolo del PD su questo e dovremo rendere chiaro da qui ai prossimi mesi che per noi la priorità sarà la questione ambientale, che è fondamentale e su cui ci giochiamo un pezzo della nostra identità.
Anche dentro al Governo dobbiamo saper segnare, così come abbiamo fatto sulle questioni fiscali, la nostra differenza da Salvini e dal centrodestra.
Un altro nodo su cui occorre fare la discussione riguarda il fatto che siamo al Governo, come ci siamo stati per molto tempo negli ultimi anni. La necessità che abbiamo, però, è quella di definire il PD nel rapporto con il Paese, al di là del Governo. Letta ha detto che non possiamo continuare ad essere percepiti come la “Protezione Civile della politica” ed è giusto: non possiamo essere quelli che stanno sempre al Governo perché c’è da garantire il fatto che Salvini non porti il Paese fuori dall’Europa o perché c’è da affrontare la pandemia, che sono motivazioni giuste ma non possiamo essere soltanto questo. Se siamo solo questo o veniamo vissuti solo come questo, sembriamo un partito che ha come riferimento il Palazzo mentre invece dobbiamo ricostruire un partito che ha sempre di più un riferimento nella società, tra i cittadini, quei cittadini che abbiamo detto di non voler lasciare da soli. Su questo dovremo lavorare e insistere molto.

Credo che Letta abbia fatto bene a chiedere di discutere delle cose da fare partendo dai circoli e dai territori. In Assemblea Nazionale non è stata fatta una discussione. Si deve, quindi, partire dai territori e mettersi a lavorare sulle cose da fare, aprendoci all’esterno, parlando del Paese e delle nostre priorità.
Ci siamo domandati spesso quali siano state le ragioni che hanno portato alle dimissioni di Zingaretti e le ragioni sono quelle che ha esplicitato. Zingaretti ha voluto porre in evidenza un problema con grande forza: in una situazione particolare come quella che il Paese sta attraversando a causa della pandemia, in cui ci sono bisogni grandi che vengono espressi dalle persone e molti che si trovano in condizioni di sofferenza, il PD per tre settimane ha discusso di congressi da fare, in un modo tutto autoreferenziale. Credo che queste siano le vere ragioni delle dimissioni di Zingaretti: ha voluto dare uno scossone e chiudere con una fase tutta autoreferenziale e sottolineare la necessità di parlare del Paese.
Usciamo da questo se smettiamo di discutere di noi e parliamo di noi discutendo di come vogliamo affrontare i problemi del Paese e se lo facciamo parlando fuori di noi.
La richiesta di fare un congresso anticipato era sbagliata. Nel momento in cui avevamo bisogno di discutere delle cose fare, la proposta che è arrivata era quella di contarsi facendo le primarie. I cittadini ci avrebbero presi per matti se avessimo dato seguito a questa scelta, che oltretutto non ci serviva. Ci serve, invece, affrontare i problemi di merito.
Il PD ha anche un problema di identità. Il fatto che la sinistra del ‘900 non risponda più e non sia più all’altezza di una società profondamente cambiata non vuol dire che non siamo più il partito che mette al centro il lavoro, l’ambiente, la lotta alle diseguaglianze o che non siamo più un partito che si sforza di costruire un pensiero lungo e di ragionare sul futuro. Questa per me è la differenza fondamentale tra destra e sinistra: la sinistra mette il futuro al centro, non il contingente e pensa alle prossime generazioni e non a lucrare sull’oggi.
Noi dovremo fare delle scelte dentro a questo Governo e alcune le stiamo già facendo: con il Decreto Sostegni ci siamo intestati alcune iniziative importanti per aiutare chi ha perso il lavoro e i più poveri. Dovremo essere al Governo con questa attenzione. Dobbiamo anche raccontare fuori le cose positive che facciamo.
Se si faranno delle riforme, è perché ci siamo anche noi a farle. In materia di Giustizia, ad esempio, abbiamo messo al centro la riforma del Processo Civile, che è fondamentale per far ripartire il nostro Paese.
Non possiamo solo continuare ad elencare problemi senza mai guardare a come li stiamo affrontando. Dobbiamo ricostruire un partito capace di discutere ma anche di diffondere conoscenze su come si affrontano i problemi.
Non credo che possiamo pensare di risolvere tutti i problemi interni dando la colpa di tutto alle correnti e sostenendo che tutto si risolverà cancellando le correnti.
Se non riusciamo ad affrontare alcuni temi, a mettere in circolo le idee e a trasmetterle fuori non è sempre colpa delle correnti. Su questo dobbiamo fare chiarezza perché se banalizziamo questo argomento ci facciamo del male.
Il Partito Democratico è nato esplicitamente dall’incontro fecondo tra culture diverse e quelle culture devono vivere dentro al PD. Che ci siano delle aree politiche che danno un contributo di idee al PD è utile e positivo. Se invece che dare un contributo di idee, le correnti diventano filiere che rappresentano e tutelano interessi personali, vanno combattute. Non va demonizzato ciò che c’è di positivo nel pluralismo del nostro partito, se mai discutiamo di come si deve manifestare e esplicitare questo pluralismo.
Le aree politiche se diventano soltanto uno strumento per l’affermazione personale, per costruire filiere rispetto alle “poltrone” è un problema ma questo non vuol dire che si deve combattere il pluralismo dentro al partito. Anzi, è bene che convivano e crescano idee diverse.
Il superare i concetti di destra e sinistra in nome di una modernità può cogliere un aspetto dell’oggi ma rischia di perdere alcuni valori che sono propri della sinistra. Se una parte sottolinea maggiormente un aspetto e un’altra parte ne sottolinea un altro, non fa male al partito.
È più popolare dire alcune cose ma è un errore sostenere che le leggi elettorali che prevedono il voto di preferenza sono meravigliose.
Personalmente, penso che dobbiamo arrivare ad un sistema elettorale per cui ci sia maggior vicinanza tra elettori ed eletti e il più possibile gli elettori scelgano gli eletti ma le preferenze in molte parti del Paese sono un elemento criminogeno.
Evitiamo, quindi, di cedere alla tentazione di dire sempre la cosa più popolare o più populista perché arriva prima al sentimento prevalente.
Credo che da qui ai prossimi mesi ci saranno le condizioni di spostare la nostra discussione sul fuori, sul Paese, sui suoi problemi e sulle cose che proponiamo. Credo che questa tensione la dobbiamo avere tutti e evitare la polemica interna che non appartiene solo alle correnti nazionali.
Cechiamo di avere una tensione maggiore a guardare fuori e resistere al tendere al guardare sempre dentro a temi tutti autoreferenziali.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

Pin It