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Riflessioni sul PD

Scritto da Ignazio Ravasi.

Ignazio RavasiArticolo di Ignazio Ravasi.

Mi permetto di inserire questa mia riflessione, sul dibattito avviato nel nostro PD.
Premesso che ci sono contenuti interessanti contenuti nel documento sottoposto alla discussione dei circoli, in particolare lo sforzo di rivolgere lo sguardo al futuro e ai giovani, mi sembra giusto porre, preliminarmente, alcune questioni politiche che riguardano il presente:
1) La decisione di porre al centro della nostra discussione i circoli territoriali mi sembra rilevante e apprezzabile, a condizione che questo coinvolgimento non si esaurisca con la fine di marzo ma prosegua, come metodo essenziale, anche al fine di ri-radicare il partito nel territorio;
2) Le dimissioni del Segretario Nicola Zingaretti, non possono essere liquidate come una sorta di “colpo di testa”. Concordiamo con il neo-segretario, Enrico Letta, che occorre una grande operazione verità, indispensabile, considerato quanto Nicola Zingaretti sia stato eletto da milioni di elettori PD e che, dunque, le vicende delle sue dimissioni, mettono in discussione il ruolo delle Primarie nella scelta del Segretario del nostro partito e ci obbligano a riflettere sulla forma-partito.
3) Per proiettarci verso il futuro non si può evitare di riflettere e di interrogarsi, insieme ai nostri “Circoli”, sui mutamenti intervenuti nella struttura delle società italiana (ed Europea) oltre, ovviamente, che sulla riorganizzazione dei poteri economico-finanziari su scala globale, della fragilità della nostra democrazia e, in generale, della perdita di ruolo degli Stati democratici. Pensando alla odierna articolazione della nostra società, mi chiedo: le famiglie, residenti in Italia, in condizioni di povertà: chi sono, quante sono, come fanno a sopravvivere, a chi si rivolgono: ai Servizi sociali dei comuni? Alle associazioni caritatevoli? E come mai per noi sembrano invisibili? Il reddito di cittadinanza ha raggiunto questi soggetti oppure solo in parte, oppure in modo insoddisfacente?
4) Lo stesso ragionamento si deve fare per quanto riguarda le grandi periferie metropolitane e urbane, rispetto alle quali, credo, vanno affrontati anche i temi della sicurezza: come si sono infiltrate e articolate le organizzazioni mafiose nelle Regioni centro-settentrionali? Come impattano, sui nostri territori, alcune presenze di comunità dell’Est europeo particolarmente violente? E quale ruolo giocano, alcune comunità africane, sul versante della droga e della prostituzione? E insieme a questo come muovere una politica di coinvolgimento sociale, di crescita culturale e integrativa per ridare fiducia e togliere dalla paura queste realtà?
5) PRIMA DI TUTTO IL LAVORO. Il lavoro: com’è e cos’è oggi il lavoro? Chi sono e dove sono oggi i lavoratori? Quali sono i loro problemi? LE PARTITE IVA: Quante sono? Cosa sono? E’ vero o no che almeno la metà delle nostre partite iva corrispondono a unità esternalizzate, a lavori fatti fuoriuscire dai “rapporti contrattuali di lavoro”? In ogni caso e senza volerci sostituire alle Organizzazioni sindacali, NOI, cosa facciamo?
6) L’impoverimento, però, non tocca soltanto gli elementi materiali (reddituali) di fasce sempre più estese di società e soprattutto di giovani, l’impoverimento è anche culturale, formativo (quanti e chi sono le masse di giovani che abbandonano le scuole e perché?). C’è un diffuso analfabetismo, abbassamento delle conoscenze elementari che mina la possibilità di accompagnare la nostra società verso il futuro!
7) POSSIAMO PROIETTARE IL PAESE VERSO IL FUTURO SOLO SE AFFRONTIAMO E RISOLVIAMO I PROBLEMI DEL PRESENTE.
8) L’AMBIENTE, LA RICONVERSIONE ECOLOGICA. Su questo punto c’è una nostra contraddizione che o risolviamo per davvero, oppure, non capendola, non saremo in grado di affrontarla. Noi parliamo di sviluppo sostenibile! Ma facciamo questo all’interno di una idea di sviluppo delle forze produttive per creare lavoro. Tuttavia, questo sviluppo delle forze produttive – sia che sia guidato dalle forze del LAVORO che dalle forze del CAPITALE – ha come risultato – sempre – lo sfruttamento intensivo e estensivo della NATURA, ed è proprio da questo sfruttamento senza limiti che nasce l’emergenza ambientale.
9) E’ una contraddizione semplice da affrontare: No. Ciononostante va messa, in fretta in cantiere. A mio avviso su questo punto urge una RIVOLUZIONE CULTURALE, che cambi paradigmi, stili di vita, concezione del benessere e delle attese di “ricchezze” personali e collettive. Serve una nuova forza motrice culturale che convinca tutti (e costringa la scienza e la tecnica) a PRENDERSI CURA DEL PIANETA e di tutti i suoi abitanti, partendo dalla salute psicofisica del genere umano. Si tratta di ripartire da un’idea di LAVORO non fondato sulle riproposizioni dei vecchi modelli di sfruttamento delle risorse, ma da uno sviluppo basato sulla CURA: forse da una simile visione potrà sorgere il LAVORO DEL FUTURO.
10) Quest’ultimo punto ci porta direttamente alla terribile pandemia da Covid 19 che l’Italia e tutto il mondo sta sperimentando e tentando di curare. La salute degli esseri umani, combinata con la salute delle specie vegetali e animali, degli oceani, dei cieli, della terra costituisce la priorità da cui ripartire per mettere in moto una nuova macchina foriera di vero progresso, all’altezza di un nuovo umanesimo al quale noi, spontaneamente, tendiamo.
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