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Decreto Ristori, Legge di Bilancio, Recovery Fund e PD

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli ad un incontro organizzato dal Circolo PD di Niguarda (video).

Credo che in questo momento la priorità per il Paese e per i cittadini, come indicano tutte le indagini di mercato, sia la salute.
La discussione deve partire da questo punto.
Il Governo ha come priorità il difendere la salute dei cittadini e fermare la pandemia e, per questa ragione, mi pare che ci sia ancora un’ampia disponibilità da parte delle persone ad accettare sacrifici e ad accettare norme restrittive.
Credo che il Governo stia facendo bene, come stanno facendo anche tutti i Governi europei, nel cercare tutte le soluzioni per evitare che gli sforzi fatti in questi mesi vengano vanificati.
Mi pare che le misure prese - dividendo le Regioni in diversi colori abbinati alle tipologie di restrizioni, legate anche a diversi livelli di contagio e di presenza all’interno degli ospedali e delle terapie intensive - abbiano funzionato.
La curva in Lombardia dei contagi è scesa e i posti letto in terapia intensiva negli ospedali si stanno liberando; purtroppo la mortalità è ancora molto alta e il virus è ancora molto presente perché, comunque, i contagi continuano ad essere tanti.
Credo che sia giusta, quindi, la scelta di dare il messaggio che queste feste non saranno feste normali e non potremo fare le cose che abbiamo fatto in tutti i Natali e in tutti i Capodanno fino ad oggi, perché la priorità è quella di impedire che riparta la pandemia.
Su questo c’è sempre aperta una discussione sottotraccia.
È evidente che tutte le misure restrittive, comunque, hanno un impatto sull’economia del Paese e sui redditi di una parte dei lavoratori, in particolare dei lavoratori autonomi, dei commercianti e dei ristoratori. Di questo abbiamo sempre tenuto conto in questi mesi, però, non penso che sia possibile cercare una mediazione tra i diversi interessi.
Noi abbiamo fatto la scelta di tutelare la salute con solo due eccezioni: lasciare aperta la produzione (questa volta non è stato fatto un lockdown) e tenere aperte le scuole dell’infanzia, elementari e in parte le medie, anche per non pesare troppo sulle famiglie.
Per il resto, credo che abbiamo fatto e continueremo a fare nelle prossime settimane delle restrizioni significative, proprio per impedire che il contagio riprenda.
È in corso una discussione anche in queste ore perché è evidente che la ripresa dello shopping e l’apertura dei negozi, soprattutto il sabato e la domenica, ha comportato una forte presenza nei centri storici e nelle vie del commercio e, pur essendo consentito, comporta dei rischi.
Credo, quindi, che il Governo valuterà la situazione ed è possibile che vengano presi altri provvedimenti.
Le feste di Natale e Capodanno, soprattutto fuori dai nuclei familiari, possono essere foriere di ripresa del contagio e per questo non possiamo fare l’errore che è stato fatto in estate.
Non possiamo fare l’errore di pensare che, siccome adesso i contagi stanno scendendo, si possa ritornare a fare quello che si vuole.
Credo che anche per la nostra economia e per il futuro del Paese serva a tutti i costi evitare che ci sia una terza ondata perché renderebbe la situazione della nostra economia ancora più difficile, quindi, penso che questa sia la priorità anche nella testa delle persone.
Sicuramente c’è un senso di incertezza del futuro ma c’è anche paura del covid, soprattutto nella nostra Regione, dove molti sono stati segnati da esperienze personali.
Un Governo che sceglie la strada di combattere il covid prima di tutto credo che sia in sintonia con una parte importante del Paese.
È evidente che c’è un problema economico, così come è evidente che c’è anche un problema immediato e per questo abbiamo continuato a garantire dei ristori a chi ha perso il lavoro e ha perso il reddito.

In Senato stiamo votando la fiducia sui quattro Decreti Ristori fatti in questi mesi, sulla base dell’evoluzione dei contagi e delle scelte che si sono dovute fare per chiudere gli esercizi commerciali nelle zone rosse e arancioni. Sono state adeguate le norme per garantire tutti; è stata fatta anche la scelta di aumentare il debito per avere ulteriori risorse per dare ristori a chi ha perso il reddito e per rinviare il pagamento delle tasse per diversi mesi per alcune categorie.
Si sta facendo, quindi, tutto ciò che è possibile per evitare un danno troppo grande a chi in questi mesi ha perso il reddito e continueremo a farlo.
Il senso dei ristori è questo.
C’è un limite evidente in tutta l’iniziativa del Governo di questi mesi ed è il fatto che ci siamo trovati a operare in emergenza con una Pubblica Amministrazione che in questo Paese è molto debole e non è in grado di operare come dovrebbe, per cui abbiamo dovuto fare scelte indifferenziate. Non abbiamo potuto guardare le differenze che ci sono anche tra i diversi settori economici, non si è potuto individuare le diverse filiere che sono state penalizzate e abbiamo dovuto dare ristori indifferenziatamente a partite IVA, lavoratori autonomi, commercianti e tutti coloro che hanno perso il lavoro.
È ovvio che qualcuno se n’è approfittato ma non c’erano altri strumenti.
Complessivamente è stato fatto uno sforzo enorme, gli ultimi ristori sono arrivati nei conti correnti dei destinatari in tempi rapidissimi, nonostante ci siamo dovuti scontrare con una Pubblica Amministrazione che fa molta fatica a mettere a terra i provvedimenti che di volta in volta prende il Governo.
Anche in questi mesi ci siamo trovati nelle condizioni di fare leggi che poi è stato difficile attuare proprio per le difficoltà di funzionamento della Pubblica Amministrazione.

Mentre al Senato si stanno votando i Decreti Ristori, alla Camera dei Deputati si sta completando il percorso per la Legge di Bilancio, che guarda più al futuro e alle cose da fare per far ripartire la nostra economia.
Dentro alla Legge di Bilancio ci sono ancora norme di ristoro per i lavoratori autonomi, c’è la proroga della cassa integrazione per alcuni mesi, probabilmente verrà inserito anche uno strumento di welfare in grado di garantire anche le partite IVA e altri lavoratori autonomi.
Il cuore della Legge di Bilancio, comunque, è quello di mettere in campo strumenti per rilanciare l’economia. Si rifinanzierà, quindi, Industria 4.0, che è il meccanismo premiale per le imprese che investono sull’innovazione e sulla ricerca e sul futuro.
Si rifinanzierà il superbonus del 110%, che è una straordinaria opportunità non soltanto per le aziende e, quindi, non soltanto per le proprietà ma complessivamente per il Paese perché può incentivare la riqualificazione urbana, realizzare soluzioni abitative e costruzioni a minor impatto ambientale, con un miglior efficientamento energetico e una maggiore sicurezza rispetto alle norme antisismiche.
Ci dovrebbero essere, poi, una serie di incentivi principalmente per il Sud, perché a marzo finirà il blocco dei licenziamenti e abbiamo bisogno di creare le condizioni e dare incentivi fiscali ed economici per chi assume a tempo indeterminato, in particolare i giovani under 35 e le donne.
Queste, quindi, dovrebbero essere alcune delle norme presenti, a cui si aggiunge tutto ciò che c’è in materia fiscale e che si fonda su due questioni: innanzitutto, si continuerà con il taglio del cuneo fiscale per lasciare più soldi in busta paga per i lavoratori dipendenti e poi ci saranno una serie di iniziative, anche apparentemente folkloristiche, che però puntano alla tracciabilità della moneta e servono a contrastare l’evasione fiscale, che in Italia è altissima.
Nella Legge di Bilancio sono previsti, inoltre, gli stanziamenti di una serie di risorse che dovrebbero venire dal Recovery Fund, che serviranno soprattutto per la Sanità e, quindi, a migliorare le strutture sanitarie.
Nella scorsa Legge di Bilancio avevamo già stanziato 4 miliardi per la Sanità, in questa se ne stanziano altrettanti e poi nel documento del Governo per il Recovery Fund sono previsti altri 9 miliardi. Lo stesso sarà per la scuola.

È chiaro che, però, al di là della Legge di Bilancio, il futuro dell’economia del Paese è molto legato al Next Generation EU, cioè le risorse che l’Europa mette a disposizione con il Recovery Fund per la ripresa dopo il covid.
L’Italia è il Paese che avrà la maggior parte dei fondi stabiliti: 209 miliardi, di cui 80 sono a fondo perduto. Questa è una sfida che non capiterà più per far ripartire il Paese e per fare riforme che servono a modernizzare l’Italia.
Gli ambiti dei progetti che sono necessari li abbiamo enunciati: la digitalizzazione, la ricerca, la scuola, le infrastrutture, la green economy, le riforme che chiede l’Europa, a partire da quelle sulla giustizia per una giustizia civile più rapida e per una riforma del processo penale.
Abbiamo, quindi, una grande opportunità che non va sprecata.
Nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati e al Senato abbiamo discusso di come utilizzare i 209 miliardi del Recovery Fund e siamo l’unico Parlamento in Europa ad averlo fatto.
Da questa discussione sono scaturiti due documenti con cui si definiscono le linee e gli obiettivi.
Sulla base di questo il Governo ha costruito un documento che definisce con più particolari qual è il piano di investimento per quelle risorse.
Non è una cosa semplice perché quei soldi vanno spesi entro il 2026 e non è semplice scegliere la destinazione con le difficoltà che ha la nostra Pubblica Amministrazione.
Anche per spendere quei soldi abbiamo bisogno di cambiare e di riformare la Pubblica Amministrazione e farla funzionare in un altro modo.

La discussione che viene presentata in maniera tutta negativa in queste ore, in realtà è la discussione per capire come ci si mette nelle condizioni di utilizzare nel modo migliore questi soldi, senza mettere in discussione le prerogative del Parlamento, del Governo e dei Ministri.
Su questo, in questi giorni è partita una polemica totalmente strumentale in cui, mentre i cittadini ci chiedono risposte concrete sulla tutela della salute e sono preoccupati per il futuro, chiedono stabilità e che il Governo si concentri solo sui problemi del Paese, si è riaperto un teatrino in cui si parla di rimpasti e di cose totalmente incomprensibili alle persone.
Tutto questo mina la fiducia e la credibilità delle istituzioni che, invece, è una questione fondamentale se vogliamo uscire da una fase difficile adesso e, anche nei prossimi mesi, non sarà più semplice perché avremo ancora di più a che fare con i danni economici e sociali prodotti dal covid.
Avere un Governo stabile con una politica e delle istituzioni credibili agli occhi dei cittadini è fondamentale.
La discussione di questi giorni, invece, è vecchia politica e appare totalmente lunare rispetto alle questioni reali con cui abbiamo a che fare tutti i giorni, non aiuta.
Questo non vuol dire che non ci siano problemi.
Il PD ha incontrato il Presidente del Consiglio per porre una questione che da settimane con il nostro Segretario Zingaretti stiamo ponendo e non è il rimpasto, i posti o la messa in discussione del Governo ma il fatto che a due anni e mezzo dalla fine della Legislatura il Governo deve costruire un progetto e deve avere un obiettivo politico comune, definire un programma comune per l’Italia che ci porti alla fine della Legislatura e crei quella coesione di cui c’è bisogno.
I nodi politici vanno affrontati, non possono essere rimandati sine die e, quindi, vanno create le condizioni per risolvere i problemi e a farlo deve essere prima di tutto il Presidente del Consiglio.
Questa a me sembra la scelta giusta, di fronte ad un Paese che chiede responsabilità alle forze politiche e di affrontare i problemi.
L’altra scelta è quella di non cedere ad un richiamo che nel centrodestra è sempre presente, anche se ogni tanto capiscono che c’è qualche problema con il sentiment delle persone, cioè con l’idea che la politica anche in una fase come questa sia sempre una campagna elettorale permanente, in cui si lavora per il consenso e non per affrontare i problemi.
In una fase come questa, affrontare i problemi vuol dire a volte dover fare scelte impopolari, come abbiamo fatto con il lockdown, che però alla fine era stato capito.
Adesso serve una politica che faccia anche queste cose.
In questi giorni, in cui anziché discutere di come fare per mettere in sicurezza i cittadini e che provvedimenti prendere per ridurre al massimo gli assembramenti, gli incontri e il contagio, c’è chi discute su cosa bisogna aprire e quanto dobbiamo aprire.
Credo che questo sia uno dei punti su cui dobbiamo chiarire qual è la nostra posizione e la nostra identità: la scelta che abbiamo fatto è quella di essere una forza responsabile che cerca di essere un punto di riferimento per un Paese che chiede responsabilità e chiede soluzione ai problemi.

Video del primo intervento» 

A me non risulta che nel Consiglio dei Ministri, Conte abbia fatto la proposta che racconta Renzi per la governance del Recovery Fund perché, se fosse stato così, anche il PD avrebbe detto di non essere d’accordo. Si è tentato di costruire una struttura che mette al centro i Ministri e il Parlamento ma che individua il fulcro in tre Ministri (il Presidente del Consiglio, il Ministro dell’Economia e il Ministro dello Sviluppo Economico), che sono quelli che hanno più a che fare con i temi del Recovery Fund.
Non c’è nulla di antidemocratico, però, siamo stati l’unico Parlamento in Europa che ha discusso, elaborato un documento, fatto proposte raccolte dal Governo e contenute in un documento sulle questioni concrete per gli investimenti a cui destinare il Recovery Fund.
Il punto vero non è la struttura ma chiarire se c’è un Governo e una maggioranza che riescano a sciogliere i nodi che finora non abbiamo sciolto, da Autostrade, alla questione dell’Ilva, al MES, alla proroga del superbonus del 110% fino a quale anno.
Ci sono questioni che non possono essere irrisolte perché su di esse si definisce il futuro del Paese e, quindi, occorre scegliere: non possiamo continuare a rinviare i problemi.

Penso che il banco di prova più importante sulla vicenda sanitaria sarà quello delle vaccinazioni.
Ci stiamo attrezzando: il Ministro della Salute è venuto in Parlamento a presentare il piano e le vaccinazioni inizieranno a gennaio, a partire dal personale sanitario e dalle RSA.
Man mano arriveranno più vaccini, compresi quelli più facilmente trasportabili e, probabilmente da febbraio, comincerà una vaccinazione di massa. Si lavorerà con l’esercito, che sta lavorando già con le Regioni, e avranno la precedenza le categorie di persone più fragili.
A questo banco di prova ci stiamo avvicinando con delle novità rispetto alle cose fatte in questi mesi: il piano delle vaccinazioni verrà gestito centralmente dal Governo. Non correremo i rischi, quindi, che abbiamo corso in Lombardia con il vaccino antinfluenzale.
I vaccini anticovid saranno tutti comprati e distribuiti gratuitamente dallo Stato, attraverso l’Unione Europea. Mi pare che questa sia anche un’occasione per sperimentare un modo che eviti l’eccessiva differenziazione regionale che ha prodotto in questi mesi risposte diverse all’emergenza sanitaria che si è tradotta in possibilità di cura diverse per i cittadini a seconda di dove abitavano.

Per quanto riguarda i 209 miliardi del Recovery Fund, è ovvio che vadano spesi bene: i soldi non possono essere distribuiti a pioggia né utilizzati per ulteriori ristori ma ci vogliono dei progetti che rispondano ad una serie di requisiti decisi dall’Europa e assunti dalla programmazione italiana.
L’Europa verificherà il modo in cui verranno utilizzati i soldi, che saranno a disposizione per finanziare una serie di progetti che devono rispondere alle 8 linee di finanziamento individuate, tra cui la digitalizzazione, le infrastrutture, la green economy, la sanità ecc.
Il rischio di non spendere i 209 miliardi, quindi, non è legato soltanto alle difficoltà della Pubblica Amministrazione.
Una serie di cose, però, sono già in corso.
La riforma della giustizia civile e la riforma del processo penale, ad esempio, sono alle Camere e si stanno discutendo. Su entrambe le questioni c’è un progetto di legge del Governo.
Sulla Pubblica Amministrazione sono stati fatti passi avanti grazie al Decreto Semplificazioni. La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione porterà risultati importanti anche rispetto all’accelerazione e al miglioramento del rapporto tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione.
Lo SPID, che oggi si fa fatica ad avere perché è difficile andare in Posta, serve perché dà la possibilità di fare moltissime cose senza muoversi da casa e in tempi rapidissimi.

Le questioni che coinvolge il Next Generation EU, quindi, sono molte.
Il tema dei giovani attraversa molte delle questioni. Quando si parla di green economy, di istruzione, ricerca si parla anche di giovani.
Per quanto riguarda i 9 miliardi stanziati per la Sanità è presto per dire se sono pochi.
Tutte le risorse vanno valutate sulla possibilità di spenderle da qui al 2026.
In ogni caso, la discussione non è ancora chiusa e si può ancora valutare se è il caso di ampliare le richieste. La sanità, comunque, è toccata da più ambiti di finanziamento, da quello edilizio e dell’efficientamento per migliorare le strutture ospedaliere, a quello della digitalizzazione perché la telemedicina oggi è una frontiera che abbiamo di fronte.
Sicuramente ci sono anche critiche giuste sull’azione di Governo ma trovo sbagliato usare i problemi.
Se c’è un problema di una spesa troppo bassa sulla Sanità, si cerca di porre il problema e risolverlo ma non lo si usa per fare una polemica pubblica o minacciare una crisi di Governo.
Questo è il tema che si sta ponendo in questi giorni.
Non credo che le critiche che porta Renzi siano tutte sbagliate ma penso anche che, nel giorno in cui il Presidente del Consiglio è a Bruxelles al Consiglio Europeo per chiudere l’accordo sul Recovery Fund, che non era scontato, rilasciare un’intervista a El Pais in cui si minaccia la crisi di Governo, non sia utile al Paese.

Noi chiediamo che questa maggioranza di Governo abbia un respiro politico. Lo abbiamo detto più volte. Abbiamo costruito un Governo per impedire ai sovranisti di prendere il potere e di portarci fuori dall’Europa. Adesso, però, quella motivazione non è più sufficiente: dobbiamo darci una dimensione politica e, quindi, avere una proposta politica e un’idea di Paese comune. Questo significa sciogliere alcuni nodi su cui non siamo d’accordo.
Rispetto alle scelte per il futuro, dopo la pandemia, non credo che si possa tornare parlare esclusivamente di crescita ma è meglio parlare di sviluppo sostenibile, che evoca la green economy e una transizione che abbandona un’idea tutta quantitativa dello sviluppo.
Il punto è la ripresa, il rilancio e, come dice spesso anche Enrico Giovannini, la resilienza.
Queste sono le questioni su cui abbiamo bisogno di rafforzare il Paese, costruendo un’alleanza politica.
Negli ultimi mesi ho avuto la possibilità di partecipare a molti tavoli della maggioranza, compresi gli ultimi in cui si è lavorato alla definizione del programma della seconda parte della Legislatura e non sfugge a nessuno il fatto che abbiamo bisogno di costruire non solo il programma ma anche un’alleanza per arrivare alla fine della Legislatura ma che guardi anche oltre.
È evidente che dentro a questa esperienza di Governo si deve creare e rafforzare un’alleanza e una coalizione. Se così non fosse e non si riuscissero a sciogliere i nodi, bisognerà prenderne atto ma penso che sarebbe un danno gravissimo per il Paese.
Anche dentro a questo quadro, comunque, penso che il PD abbia una sua identità.
Il PD è il partito che cerca di unire il Paese, che cerca di unire la coalizione di Governo; è il partito della coesione; è il partito della responsabilità che mette la ricerca della soluzione ai problemi davanti anche all’interesse di parte.
Il PD è il partito che, anche in questi mesi, ha praticato la scelta che avevamo indicato al congresso di pensare “prima alle persone”. Quando ancora la pandemia non era neanche immaginabile noi abbiamo spiegato che la vera svolta era quella di un partito che non doveva lasciare nessuno da solo, sapendo che la globalizzazione - a cui noi non ci eravamo contrapposti sufficientemente - aveva prodotto diseguaglianze e aveva prodotto una fascia di solitudine e di persone indifese e incerte rispetto al futuro, che andavano ad alimentare le schiere che Salvini assoldava giocando sulle paure.
Il non lasciare nessuno da solo lo abbiamo praticato in questi mesi e credo che questo ce lo riconoscano le persone.
Non è un caso se abbiamo ottenuto un risultato che nessuno pensava avremmo ottenuto alle elezioni regionali: nel momento in cui i cittadini hanno dovuto fare i conti con i problemi concreti, come sono quelli legati alla pandemia, hanno chiesto alla politica la concretezza, la responsabilità e l’attenzione ai problemi. Penso che questo sia un pezzo dell’identità del PD.
Penso che questo sia il profilo che il PD ha costruito e che Zingaretti continua a tenere e penso che risponda ad una domanda che c’è in una parte larga del Paese.
C’è poi il tema che riguarda lo scioglimento dei nodi ancora irrisolti e anche il tema delle riforme costituzionali e, soprattutto, della riforma elettorale. Questo è un punto su cui la maggioranza non può fare prima una scelta e poi cambiarla in corso d’opera.
Conte si propone come l’uomo di riferimento delle istituzioni che lavorano per dare risposte ai problemi dei cittadini ma, quando poi c’è da cercare la sintesi e affrontare i nodi, lui non è protagonista.
Sulla questione della legge elettorale, che è fondamentale all’interno del programma su cui si è costruito il Governo, Conte deve ancora dare garanzie e un’indicazione chiara a tutta la maggioranza, facendo anche di questo un punto dirimente.

Video dell’intervento conclusivo» 

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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