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Celle meno piene grazie al Pd. M5s contro? Li convinceremo

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervista del Riformista a Franco Mirabelli.

In Senato il Partito Democratico, durante la discussione sui Decreti Ristori, non è riuscito a portare a casa tutti gli emendamenti presentati per alleggerire il peso dei detenuti in carcere. Oltre la netta opposizione della destra, ha incontrato anche alcune contrarietà del Movimento Cinque Stelle. Ne discutiamo con il senatore Franco Mirabelli, vice capogruppo del Pd a Palazzo Madama.
Senatore, quali emendamenti siete riusciti a far approvare?

Sono passati gli emendamenti che prorogano al 31 gennaio 2021, cioè alla fine dello stato di emergenza, l’efficacia dei provvedimenti già contenuti all’interno del Decreto. Il primo riguarda la possibilità di ottenere gli arresti domiciliari per chi ha ancora 18 mesi da scontare; il secondo, che è il più efficace dal punto di vista della riduzione della popolazione carceraria perché riguarda circa 1300 detenuti, consente sia a chi ha permessi premio sia a chi ha quelli di lavoro, di restare fuori dal carcere fino al 31 gennaio.
Quali invece quelli da voi proposti ma che non sono stati approvati?

Tutte le proposte che abbiamo costruito le avevamo condivise con il mondo delle associazioni, con i Garanti dei detenuti e con tanti operatori. Avremmo voluto ottenere almeno altre due norme: per quanto concerne la liberazione anticipata speciale, passare dai previsti attuali 45 giorni di sconto di pena a 75 per tutti quei detenuti che abbiano intrapreso un percorso trattamentale, e il blocco dell’esecutività delle sentenze passate in giudicato. Per ora non ce l’abbiamo fatta ma continueremo a riproporre queste modifiche nei prossimi provvedimenti.
Come mai non sono passati? Siete al Governo, quindi deduco che è mancato l’apporto del Movimento 5 Stelle?

L’opposizione era molto contraria ai due provvedimenti; non era dunque solo il Movimento 5 Cinque a non condividere le ulteriori misure. Cercheremo nel prossimo futuro di far cambiare loro idea, come già abbiamo fatto su alcune questioni atte a ridurre la popolazione carceraria. Tutto quello che attualmente c’è nel decreto è stato ottenuto grazie all’iniziativa del Partito Democratico.
È corretto dire, come alcuni critici obiettano, che sul tema della Giustizia il PD va a traino del Movimento Cinque Stelle.

Non è assolutamente vero, lo dimostrano gli emendamenti approvati ma anche una certa sensibilità nuova rispetto alla valorizzazione delle misure alternative. Il tema vero è quello di un quadro culturale del Paese che è stato sollecitato soprattutto dalla destra che ha agitato le paure con il solito slogan “buttiamo via la chiave” smentendo il dettato costituzionale.
Senatore mi scusi, però è stato il Partito Democratico a rifiutarsi di portare a termine i decreti attuativi sulle misure alternative scaturiti dagli Stati generali dell’esecuzione penale.

Se guardiamo alle due ultime Leggi di Bilancio, vediamo il personale che viene assunto per gestire il trattamento esterno al carcere. Ciò dimostra che c’è la volontà di proseguire e lavorare.
Esiste una emergenza sanitaria in carcere oppure no?

A me non pare che ci sia un’emergenza covid nelle carceri, lo dicono anche i dati forniti dal Garante Nazionale dei detenuti e dal Dap. È chiaro che occorre prestare attenzione a quanto succede e lavorare affinché si riduca la popolazione carceraria non solo per garantire il distanziamento ma anche per avere spazi adeguati per la quarantena.
E una emergenza carcere in generale?

Esiste una patologia in questo Paese data da una condizione carceraria in cui persistono delle criticità circa il sovraffollamento, gli spazi detentivi e l’offerta trattamentale. La nostra idea, che è scritta anche nel piano del Governo, è quella di investire sulle strutture carcerarie, non tanto per costruire nuove carceri quanto per far sì che all’interno degli istituti di pena ci siano più spazi per lo studio, la formazione, il lavoro. Un altro modo per sconfiggere questa patologia è quello di ridurre i reati per cui si va in carcere: ciò significa più pene alternative ma anche aumentare il ricorso alle pene risarcitorie.
Il carcere come extrema ratio dunque? Peccato che il ministro Bonafede con cui siete al Governo abbia tra i suoi slogan “certezza della pena” come “certezza del carcere”.

No, io penso che quando il Ministro parla di “certezza della pena” fa una cosa giusta: la certezza della pena ci deve essere. Dopo di che mi pare che il Ministro abbia scritto nero su bianco insieme a noi una proposta di legge sulla riforma del processo penale in cui si evidenzia il tema delle pene risarcitorie e la trasformazione, per i reati più lievi, delle misure detentive in contravvenzioni.

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