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Sulle carceri bisogna agire in fretta

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Articolo di Franco Mirabelli pubblicato da Il Riformista (file PDF).

Gli autorevoli richiami di questi giorni tra cui quello del Papa e quello del Presidente Mattarella, insieme alla realtà, in cui sovrappopolazione e Coronavirus rischiano di costituire un mix esplosivo, impongono alla politica una riflessione e misure urgenti sulle carceri. Insisto sulla politica, perché non possiamo delegare ai magistrati di sorveglianza l’onere e la responsabilità di intervenire per ridurre i numeri dei detenuti.
Proprio perché abbiamo di fronte un’emergenza da fronteggiare il tema è questo: come possiamo intervenire subito?
Il fatto che in Italia siamo tornati ad avere oltre 10 mila detenuti più di quelli che la capienza delle carceri può ospitare è un dato che dobbiamo affrontare e, certamente, su pene alternative e depenalizzazione dei reati minori è necessario aprire una discussione in Parlamento. Così come serve una riflessione profonda sulla pena, la sua funzione e tutto ciò che c’è e può essere messo in campo per garantire il rispetto del dettato costituzionale che nell’articolo 27 finalizza la pena alla rieducazione del condannato e proibisce comportamenti contrari al senso di umanità. Sono le questioni che affrontava la riforma Orlando, bloccata dal precedente Governo e che andrà ripresa.
Oggi la questione è l’emergenza: come interveniamo subito per impedire che l’epidemia si diffonda nelle carceri, come tuteliamo la salute di agenti, operatori e detenuti, come evitiamo che la diffusione del virus nelle carceri vada a pesare sulle strutture sanitarie esterne già congestionate? Sapendo che per fare questo la priorità è diminuire le presenze negli Istituti penali.
Questo è il tema e spiace che la Lega e alcuni autorevoli magistrati presentino questa attenzione come un cedimento dello Stato di fronte alle rivolte delle scorse settimane. Non è così, chi è stato protagonista dei vandalismi e delle aggressioni pagherà e non sarà certo scarcerato e non è così che si può liquidare la responsabilità dello Stato che deve garantire la salute delle persone recluse.
Il recente decreto, che è ora in discussione in fase di conversione al Senato, introduce misure utili ma insufficienti e su questo ci stiamo confrontando con la maggioranza e con il Ministro Bonafede, perché pensiamo che sia utile fare di più subito.
Credo che, come su altre questioni legate a questa emergenza, non sia questo il momento per aprire discussioni sulle responsabilità, che peraltro vengono da lontano, ma di lavorare per introdurre misure efficaci.
Possiamo fare subito, e questo è il senso degli emendamenti presentati al Senato al decreto Cura Italia, tre cose importanti che possono ridurre, in questa fase, la popolazione carceraria.
Abbiamo già detto più volte, e non da soli, che prevedere, come fa la norma contenuta nel decreto, la detenzione domiciliare per chi deve ancora scontare fino a 18 mesi, utilizzando i braccialetti elettronici per chi ha più di 6 mesi, riduce l’utilità del provvedimento. Non solo perché non sappiamo se la disponibilità delle apparecchiature sia sufficiente ma soprattutto perché i tempi di installazione e il personale, sicuramente numericamente insufficiente, non consentono di attivare più di qualche centinaio di braccialetti alla settimana mentre è evidente a tutti l’urgenza di intervenire. Sarebbe utile e consentirebbe di aumentare le persone che potrebbero essere messe agli arresti domiciliari subito che ai magistrati venisse data la possibilità di mandare ai domiciliari chi deve scontare ancora 18 mesi prevedendo l’uso dei braccialetti solo per chi si ritiene debba essere sottoposto a una maggiore vigilanza e ad un maggior controllo.
L’altro provvedimento necessario è quello del differimento dell’ordine di esecuzione della pena, per chi deve tornare in carcere e ha ancora fino a 4 anni da scontare, fino al 30 giugno 2020. Si tratta di ridurre i nuovi ingressi di condannati che oggi sono ancora in libertà e attendono di rientrare i carcere per scontare il resto della pena. Infine vorremmo stabilire la possibilità di garantire licenze premio fino al 30 giugno per i detenuti che già godono della semilibertà o di permessi premio, anche nel caso non le avessero richieste prima dell’entrata in vigore del decreto. Sono persone che i magistrati di sorveglianza ritengono già meritevoli di benefici, a cui pensiamo di estenderli.
Con questi interventi possiamo raggiungere l’obbiettivo di ridurre la popolazione carceraria di almeno 6/7mila detenuti, migliorando il decreto e ampliandone gli effetti, facendolo con realismo ed equilibrio, senza creare allarme sociale, cercando una sintesi dentro la maggioranza e con il Ministro.
Certo, forse altre misure, a partire dall’aumento degli sconti di pena per buona condotta, sarebbero giusti, ma penso, nell’interesse di chi sta in carcere, che oggi serva fare subito ciò che è possibile.

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