Stampa

Il coronavirus e la fine del multilateralismo

Scritto da Massimo Cingolani.

Massimo Cingolani Articolo di Massimo Cingolani pubblicato da La Voce Metropolitana.

L’Organizzazione Mondiale della sanità, uno dei maggiori organismi multilaterali, fondata nel 1946, è rimasta completamente inascoltato.
il Direttore Generale dell’OMS, ha sottolineato che la pandemia da coronavirus è controllabile, ma i governi che decidono di rinunciare alle fondamentali misure di salute pubblica, come l’individuazione dei casi o le misure di distanziamento sociale, potrebbero ritrovarsi nei prossimi giorni a gestire un problema ben più grande, come il sovraccarico di sistemi sanitari non sempre efficienti e organizzati, a differenza del nostro.
In un momento storico in cui l’infezione da coronavirus è diffusa ormai in oltre 110 Paesi e ha ucciso più di 6000 persone, sembra mancare una gestione unitaria e coordinata della situazione, nonostante gli appelli alla solidarietà.
L’idea è che in caso di pandemia, tutti i Paesi delle Nazioni Unite dovrebbero aggiornare costantemente l’OMS sulla situazione epidemica al loro interno, condividere ogni informazione scientifica utile a contrastare l’infezione.
l’Organizzazione dovrebbe occuparsi di coordinare gli sforzi di contenimento, notificare le emergenze e diffondere raccomandazioni di cura e prevenzione.
Il sovranismo latente, anche in governi che ufficialmente lo negano si è manifestato palesemente, con la chiusura delle frontiere, addirittura violando trattati come quello dsi Schengen, bloccando la libera circolazione delle merci.
In Europa , dove questo atteggiamento si è manifestato maggiormente, ognuno ha lavorato per sé, cercando se possibile di portare a casa qualche vantaggio economico immediato, a scapito del vicino.
Soltanto qualche settimana fa si parlava di politica estera europea, di difesa integrata, e per il momento non si riesce ad avere una linea comune sul virus.
Anche il sentiment antitaliano pieno di pregiudizi deve far riflettere.
Forse tra un mese ci troveremo in uno scenario post bellico, dopo che sarà finita una guerra asimmetrica di tutti contro tutti, e come dopo tutte le guerre ci sarà di ricostruire.
Ci rileggeremo Keynes,in particolare” Le conseguenze economiche della Pace” scritto nel 1919.
Si riproporrà un progetto come il Piano Marshall che dopo la Seconda guerra mondiale consistette in un sistema simile a quello proposto da Keynes in quel libro.
Il Piano Marshall, ufficialmente chiamato piano per la ripresa europea (“EuropeanRecovery Program”), annunciato il 5 giugno 1947 , fu uno dei piani politico-economici statunitensi per la ricostruzione dell’Europa.
Il segretario di Stato statunitense George Marshall annunciò al mondo la decisione degli Stati Uniti d’America di avviare l’elaborazione e l’attuazione di un piano di aiuti economico-finanziari per l’Europa e fu uno dei momenti più importanti della storia della politica internazionale nell’immediato secondo dopoguerra.
Marshall affermò in quell’occasione che l’Europa avrebbe avuto bisogno, almeno per altri 3-4 anni, di ingenti aiuti da parte statunitense e che, senza di essi, la gran parte del vecchio continente avrebbe conosciuto un gravissimo deterioramento delle condizioni politiche, economiche e sociali.
La differenza è che il prossimo piano avrà un nome cinese, gli aiuti come già sta succedendo, arriveranno da est.
Nel 1920 si chiuse la conferenza di Versailles, e con il pesante intervento di Wilson, gli USA condizionarono il secolo scorso.
IL 2020 ,con il coronavirus sancirà l’inizio del secolo cinese, e forse l’inizio della fine dell’instabilità mondiale post 1989.
Una canzone degli anni 70 degli Stormy Six sulla guerra, raccontava che,” gli americani lanciavano tavolette di cioccolato e di libertà”.
Cosa ci getteranno i cinesi?
Pin It