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Gli aiuti del Governo per fronteggiare l'emergenza

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli in diretta video per il PD Milano.

La diretta video organizzata dal PD Milano è una possibilità per raccontare quello che stiamo facendo da casa ma soprattutto, avendo più rapporti con il Governo e il Parlamento, per provare a risolvere alcune questioni che vengono segnalate anche in questi giorni, di fronte ad una situazione che è molto difficile e a cui, però, stiamo reagendo bene.
Il Paese e anche il Governo stanno reagendo bene.
Oggi il Consiglio dei Ministri ha approvato un Decreto Legge molto importante, che vale quasi come una finanziaria.
Innanzitutto, si stanziano 25 miliardi per difendere le famiglie e le imprese e per dare più forza alla Sanità in tutto il Paese, finanziandola con altri 3 miliardi.
Ci sono, poi, molti provvedimenti di grande valore che vengono incontro alla necessità che abbiamo avuto di bloccare molte attività economiche per combattere il virus e cambiare la vita delle nostre città.
Tutto quello che sta accadendo, ovviamente, influisce sul reddito, soprattutto in alcuni settori come il commercio e il turismo e, quindi, bisogna agire per tutelare le persone, le famiglie e le imprese.
Siamo da tempo impegnati a sostenere che bisogna proteggere le persone.
Lo Stato deve proteggere le persone e tutti devono sapere che nei momenti di difficoltà lo Stato c’è, così come c’è la buona politica, che non è impegnata a fare polemiche ma è impegnata ad affrontare e a risolvere i problemi senza lasciare soli i cittadini.
Questo è ciò che stiamo facendo in questi giorni e lo stiamo facendo con grande determinazione, di fronte ad una vicenda totalmente nuova.
La mia generazione non ha mai vissuto un tempo come questo, in cui si è costretti a cambiare le proprie abitudini e in cui ci si rende conto che c’è qualcosa che condiziona in maniera così drastica la nostra vita e non è controllabile.
Siamo di fronte ad una situazione totalmente inedita, che stiamo affrontando bene e con grande determinazione.
Il Decreto “Cura Italia” è stato fatto oggi e ancora non è arrivato il testo definitivo.
In queste settimane, da casa, mi sono occupato soprattutto delle questioni riguardanti la Giustizia e il carcere, che sono settori fortemente condizionati dalle restrizioni che impone la lotta la virus.
Il nuovo Decreto, da questo punto di vista, dice cose importanti: innanzitutto si sostiene che bisogna fare in modo che la sospensione delle udienze e, quindi, dell’attività dei tribunali, che era prevista fino al 15 marzo venga prorogata per tutti fino al 15 aprile, senza lasciare la possibilità di scelta ai Presidenti dei diversi tribunali. Questo va a tutela di tutti.
Resteranno aperti solo gli uffici che sono necessari per le urgenze non rinviabili.
In questi giorni, inoltre, il PD ha fatto una battaglia molto seria per chiedere di affrontare il tema delle carceri in una maniera nuova.
Purtroppo, tra i detenuti, la paura del virus e la frustrazione di non poter più avere rapporti con i propri familiari, che giustamente sono preclusi per tutelare la salute di tutti, ha creato una situazione molto pesante che è sfociata nelle ribellioni, nei vandalismi e nelle fughe della scorsa settimana.
Azioni queste ingiustificabili ma alle domande che pone questa nuova situazione bisogna rispondere.
In parte lo si era già fatto con il precedente Decreto, che garantiva ai detenuti la possibilità di comunicare con i propri familiari utilizzando maggiormente le tecnologie come Skype o i telefoni, senza avere quindi contatti fisici.
Oggi, si tratta di garantire uno sforzo maggiore per evitare che il virus entri nelle carceri e, quindi, il Decreto finanzia la costruzione di triage all’ingresso di tutte le carceri e un potenziamento anche degli ambulatori interni.
C’è poi un altro tema molto serio, che forse in questo momento ha creato maggiori problemi.
Siamo, infatti, di fronte ad una situazione in cui cui ci continuano a spiegare che dobbiamo stare almeno ad un metro di distanza dai nostri interlocutori mentre in carcere ci sono sei persone in una cella di 10 metri quadrati.
Si sono, quindi, create tensioni all’interno che sono sfociate nelle ribellioni.
Oggi bisogna che ci si faccia carico del problema che ci sono molte più persone nelle nostre carceri di quelle che ci possono stare: siamo al 140% di sovraffollamento e bisogna mettere in campo tutte le normative possibili per ridurre il numero delle persone in carcere.
In queste settimane abbiamo proposto di mettere agli arresti domiciliari le persone che hanno una pena residua da scontare, che non sia superiore ai 18 mesi e, ovviamente, non per chi ha compiuto reati di grande pericolosità sociale o di mafia.
Abbiamo anche chiesto che chi, prima dell’emergenza, aveva la possibilità di uscire a lavorare per poi rientrare la sera - che oggi non è più possibile - possa essere messo in prova e, quindi, restare a dormire fuori.
Nel nuovo Decreto sono state accolte queste nostre proposte e, quindi, si è fatto un piccolo passo avanti.
Un’altra cosa di cui ci siamo occupati in queste settimane riguarda le persone più fragili e che hanno più difficoltà, come ad esempio chi è sotto sfratto.
Per questo, ci siamo subito adoperati con il Ministro degli Interni affinché, di fronte a questa situazione, nessuno possa essere messo in mezzo ad una strada perché sarebbe sbagliato visto ciò che stiamo facendo e che stiamo passando.

È giusto comunque cercare di essere ottimisti: ce la faremo, riusciremo ad uscire da questa situazione così pesante e sconfiggeremo il coronavirus. Stiamo combattendo bene e ce la faremo ma non torneremo di colpo alla normalità: ci sarà una gradualità per evitare che, allentando di colpo la tensione su un virus che ancora non abbiamo gli strumenti per debellare, ci siano poi nuovi contagi.
Spero anche che si rifletta su molte cose e non torni tutto come prima.
Sulla Sanità, ad esempio, dobbiamo spendere più soldi, guardando meno agli ospedali, che pure sono importantissimi e vanno attrezzati meglio, ma dobbiamo pensare anche a qualcosa che si deve strutturare sul territorio.
In questi anni abbiamo investito meno risorse nella Sanità e abbiamo indebolito tutto quel fronte di servizi sanitari che si occupano di prevenzione sul territorio e questo oggi lo stiamo pagando in modo evidente.
Ma anche su altre questioni credo che non si debba tornare a quella che era considerata normalità.
In relazione a questa vicenda, pensiamo ad esempio a cosa sono le frontiere, quelle che fino a qualche settimana fa c’era chi diceva di volerle chiudere per impedire che entrassero gli immigrati.
Quello che si sta verificando con il coronavirus, invece, dimostra che viviamo in un mondo totalmente interconnesso.
Il virus si è diffuso in tutto il mondo e le frontiere diventano se mai un ostacolo nel fronteggiarlo perché o insieme si costruiscono le risposte o altrimenti si rischiano i problemi che si sono già verificati, come il fatto che sia stato impedito di portare qui le mascherine e le attrezzature mediche necessarie a curare i malati.

Questa esperienza ci deve spingere anche a cambiare l’Europa: è assolutamente necessario che l’Europa agisca in modo diverso.
Abbiamo spesso giustamente criticato l’Europa perché si occupava solo della tenuta dei conti.
Oggi, l’Unione europea rischia di fallire se non capisce che, di fronte a questa vicenda, sarebbe stato necessario avere un’Europa politicamente unita, in cui tutti collaborassero a risolvere i problemi di tutti, invece, non nascondiamoci che c’è stata una fase in cui ancora una volta ogni Paese ha pensato per sé.
Per cui penso che dobbiamo impegnarci a cambiare l’Europa ma questa vicenda dimostra che ci vuole più Europa e che i vari sovranismi non fanno i conti con un virus che supera qualunque frontiera.
Le soluzioni ai problemi si trovano unendo le forze in un continente che ha le capacità, la forza e le economie che possono portarlo ad essere più grande e a competere nel mondo ma in questo momento deve anche imparare ad affrontare problemi drammatici come quello che abbiamo di fronte.

Il Governo, in questa fase, ha cercato sempre di interloquire con Regione Lombardia e con le opposizioni; c’è stato un continuo rapporto.
È grave, invece, che in Regione Lombardia non si sia avviato il confronto con le opposizioni perché mobilitare tutte le forze istituzionali sarebbe un aiuto in più in questa fase.
Penso che sia sbagliato fare qualunque tipo di polemica in questo momento.
È ancora più sbagliato e drammatico fare polemiche in cui si cerca di scaricare addosso ad altri le responsabilità.
Credo che l’atteggiamento del Governo e della Protezione Civile sia stato giusto e si stanno facendo le cose che servono.
Oggi abbiamo un nemico solo e non è l’opposizione o la Regione Lombardia: è il coronavirus.
Lavoriamo per sconfiggere il coronavirus.
Non abbiamo tempo da perdere in polemiche sterili.
Ci siamo trovati in una situazione molto difficile perché, di fronte al profilarsi dell’emergenza, molti Paesi hanno chiuso i canali di distribuzione delle mascherine e dei macchinari che servono per garantire la respirazione delle persone ricoverate in terapia intensiva e questo è stato un grandissimo problema.
Abbiamo lavorato affinché ci fosse un provvedimento europeo che impedisse agli altri Stati europei di bloccare le esportazioni di merci essenziali.
Abbiamo attivato il Commissario Arcuri che avrà il compito di reperire sul mercato tutto ciò che serve.
Oggi mi pare che le questioni tra Regione e Governo si siano risolte e la stessa Regione aveva verificato che per una certa fase è stato impossibile recuperare le forniture necessarie.
La Protezione Civile aveva mandato a Regione Lombardia le mascherine che erano disponibili, in una fase di difficoltà in cui non se ne trovavano sul mercato. È stato, quindi, dato a Regione Lombardia tutto ciò che si poteva. Quelle mascherine non erano adeguate a proteggere il personale sanitario ma si potevano utilizzare in altro modo.
Oggi bisogna reperire mascherine, letti e macchinari per la terapia intensiva e tutti i Paesi ne hanno bisogno, per cui diventa molto più difficile trovarli.
Ognuno deve fare la propria parte con ciò che serve per risolvere i problemi del Paese.

Sul piano economico, con il Decreto “Cura Italia”, il Governo prevede che saranno sostenuti i redditi delle persone che hanno dovuto chiudere i negozi; ci sarà la possibilità di sospendere i contributi per i lavoratori che sono stati assunti e che sono in carico ai negozi; ci sarà una ritenuta d’acconto e la possibilità di alleggerire la spesa per l’affitto del luogo in cui si svolge la propria professione.
Uno dei temi che affronta il Decreto “Cura Italia” è il dare una mano a tutti, non solo ai lavoratori dipendenti (che comunque saranno garantiti dalla possibilità di attivare la cassa integrazione), perché nessuno deve perdere il lavoro e, quindi, le aziende che sono costrette a chiudere in questi giorni devono essere sostenute. Le aziende che hanno perso il mercato devono essere sostenute con ancora più forza perché nessuna azienda deve chiudere e nessuno deve perdere il lavoro.
Vogliamo alleggerire e aiutare le persone in difficoltà.
Il Governo, dunque, di fronte all’emergenza ha deciso di fare una prima manovra in deficit di 25 miliardi, sforando di molto i parametri europei e l’Europa ha dato l’assenso.
Oggi, invece, Salvini ha detto che bisogna fare in modo che per un anno non si paghino più le tasse ma volere le mascherine, volere reparti di terapia intensiva ovunque e fare ingenti investimenti, se le persone non pagano le tasse, non si capisce dove si possano recuperare i soldi per farlo.

In questi giorni manca la possibilità di incontrarsi e parlare direttamente, quindi, è positivo l’utilizzo della tecnologia per agevolare i contatti. Cerchiamo di renderci utili. Dobbiamo farlo tutti e dobbiamo stare in casa.

Video dell'intervento» 

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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