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A Milano il record di residenti degli ultimi 30 anni

Scritto da La Repubblica.

Milano
Articolo di Repubblica.

Mai così tanti negli ultimi 30 anni: a fine 2019 Milano ha superato 1,4 milioni di residenti - 1.404.239, per la precisione -, con oltre 40mila nuovi milanesi (a cui si aggiungono altri 10 mila che hanno fatto richiesta di residenza ma ancora devono essere iscritti nei registri). Persone, cioè, che nei dodici mesi passati hanno deciso che sì, proprio Milano è la città dove vogliono vivere, lavorare, crescere. Per tornare a un dato così alto bisogna tornare al 1990, secondo i numeri dell'Anagrafe di Palazzo Marino. Arrivi da tutta Italia, e 12mila nuovi milanesi dall'estero: "Stanno arrivando tante persone da Londra, tanti italiani di ritorno ma non solo", aveva detto del resto il sindaco Beppe Sala appena prima di Natale, riflettendo sul ruolo che la Brexit potrà avere nel futuro (e nello sviluppo) di Milano.
Ma più residenti non vuol dire più nuovi nati: perché sempre a Milano, nel 2019, si è toccato anche il record (negativo) dell'ultimo secolo se si guarda al numero di neonati venuti alla luce in città: 9.671. Un calo delle nascite si è acuito ancor di più che nel 2018, quando erano venuti alla luce 10.831 bambini. Per avere un dato analogo bisogna tornare indietro a cento anni fa, agli 8.800 bambini nati nel 1919.
A guardare i dati dei nuovi milanesi, in 1.898 nel 2019 sono arrivati qui da Roma, in 1.465 da Monza. Non manca chi ha fatto la valigia da Napoli (1.442 persone) o da Pavia (965). Da Nord a Sud, un flusso "che dimostra - riflette Alessandro Rosina, docente di Demografia e statistica sociale alla Cattolica - come in un Paese che ai giovani offre poche possibilità, le strade per i ragazzi al momento siano solo due. Andare all'estero o puntare su un polo attrattivo quale Milano. Che è inserito in un network di altre grandi città: chi viene qui, viene in Europa. Con una grande differenza, però, rispetto a Parigi o Berlino, che alle spalle hanno Paesi che sono dinamici come Francia e Germania. Questo a Milano non c'è, ed è come se l'Italia e la città siano su due percorsi separati. Il che rischia, a lungo andare, di far implodere la bolla di sviluppo della città. Soprattutto se, a questo sviluppo, non si accompagna una crescita 'endogena'".
Chi arriva a Milano - che sia da Carbonia-Iglesias (dalla provincia sarda nel 2019 è arrivato solo un nuovo milanese) o dalla vicina Varese, da dove si sono trasferiti in 957 - qui "trova opportunità di lavoro e di servizi, spunti culturali e artistici che, altrove, è difficile trovare - aggiunge l'assessora all'Anagrafe Roberta Cocco -. Anche per far fronte a questa crescita, vogliamo rendere accessibili e smart i nostri servizi. Abbiamo avviato ad esempio il servizio online che consente, dal sito del Comune, di richiedere il cambio di residenza, da settembre abbiamo già ricevuto novemila richieste online. Mentre da aprile 2017 a oggi abbiamo registrato 900 mila visite al fascicolo del cittadino, che consente a chi è residente ed è registrato di controllare i tributi pagati, scaricare certificati, iscrivere i figli alle scuole pubbliche. E abbiamo allo studio un'app, che partirà nei prossimi mesi, con lo scopo di permettere a tutti di accedere ai servizi comunali tramite un tablet o uno smartphone".
Il calo riguarda, stando almeno ai dati di Palazzo Marino, non solo le donne italiane ma anche straniere. Nel 2018 tra le neomamme quelle di origine straniera erano 3.624, contro le 3.823 del 2017 e le 4.006 del 2016: l'assimilazione, insomma, passa anche da questo. La flessione dei neonati da anni si verifica in città come nel resto d'Italia: a fine 2019, ha certificato l'Istat, in tutto il Paese il numero di nuovi nati è stato il più basso dall'Unità d'Italia. "Si tratta - riflette Flaminio Squazzoni, ordinario di Sociologia alla Statale di Milano - di una tendenza che è comune a tutti i Paesi occidentali. Dove la contrazione del tasso di fertilità si riconduce soprattutto a problemi di natura economica, per il mercato del lavoro fermo e il costo della vita molto sostenuto". Già da mesi il Comune sta lavorando per esempio sulla questione degli affitti a prezzi calmierati e negli anni scorsi ha varato il "pacco dono" per i neonati, con pannolini, creme, salviette. Eppure. "Soprattutto a livello nazionale, mancano politiche attive di welfare, che sostengano soprattutto le donne che lavorano e che devono fare figli. A Milano - riflette Squazzoni - questo incide molto, soprattutto considerando che in città l'offerta di lavoro e le opportunità di carriera sono tali che in tanti arrivano da altre province italiane. Si tratta di persone che non hanno a disposizione una rete familiare, fatta di nonne e nonni, che possa sostenere una neonamma sia subito dopo la nascita, sia quando questa rientra al lavoro dopo la maternità. Anche questo incide".
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