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La normativa antimafia come strumento per liberare i territori dalla pressione mafiosa

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento del senatore Franco Mirabelli alla tavola rotonda “La normativa antimafia come strumento per liberare i territori dalla pressione mafiosa” nell’ambito del convegno “Il mutamento della mafia: i Fondi europei e le terre libere” organizzato dal Liceo Meli di Palermo (video).

Ringrazio per l’invito al convegno e il Liceo Meli di Palermo, che ha promosso questa iniziativa che credo sia molto importante.
Ringrazio anche Giuseppe Antoci per il lavoro che ha fatto e i risultati che ha prodotto. Penso, infatti, che bisogna essere riconoscenti ad Antoci, non soltanto nei Nebrodi ma complessivamente, perché ha dimostrato che si possono affrontare le mafie, con l’intelligenza, mettendo in campo misure efficaci.
Voglio fare alcune osservazioni.
È evidente che, anche dal punto di vista dell’antimafia, stiamo verificando che in questi anni è in atto un mutamento dell’azione politica delle mafie. C’è il tentativo evidente da parte delle mafie di abbassare l’allarme sociale che provocano - lo dimostrano molte inchieste, non soltanto siciliane ma su tutto il Paese - e inoltre aggrediscono l’economia legale. Le mafie, infatti, utilizzano i proventi delle attività criminali per aggredire l’economia legale. Questo non significa che aggrediscano l’economia legale solo per arricchirsi.
È in atto un tentativo vero e proprio di acquisire una parte dell’economia legale. A questo credo che dobbiamo stare molto attenti in tutto il Paese, perché un’economia legale viziata dall’ingresso di capitali delle organizzazioni criminali mette in discussione non soltanto la concorrenza, il mercato e il suo funzionamento ma mette in discussione alcuni dei cardini della nostra democrazia. Penso, quindi, che questo sia un punto ulteriore per dire che dobbiamo stare molto attenti e su questo credo anche che abbiamo bisogno di parlare di più delle mafie.
Le interdittive antimafia e le certificazioni antimafia vanno gelosamente custodite, migliorate, applicate e vanno messi in campo gli strumenti per rendere queste misure di prevenzione più efficaci e più rapide.
Bisogna mettere in collegamento le reti e lo si sta cominciando a fare: ci sono investimenti significativi del Ministero degli Interni per mettere in collegamento le varie banche dati.
Il tema è che mettere oggi in discussione le interdittive antimafia, le certificazioni antimafia e le altre misure messe in campo a tutela della legalità su tutte le attività economiche e le attività relative agli appalti è molto pericoloso. Si sta cercando di insinuare l’idea che di queste misure si può fare a meno in nome della velocità della realizzazione degli appalti, in nome della liberalizzazione dell’economia perché siamo in difficoltà, quindi, si preferisce privilegiare tutto ciò che lascia fare, mettendo da parte le misure di legalità. Questo è un punto di scontro che è in atto e su cui bisogna fare anche culturalmente una battaglia politica.
Inoltre, voglio sottolineare che ormai è evidente che il tema della lotta alla mafia non si esaurisce in Sicilia o in Calabria e neanche si esaurisce nel nostro Paese. Ormai le mafie hanno una dimensione internazionale, transnazionale e come tali vanno combattute, mettendo in rete le diverse agenzie, mettendo in campo risorse e partendo dall’Europa.
Penso che vada sottolineato anche che, in questi ultimi mesi, sono successe due cose importanti su questo fronte. La prima novità è che è stata estesa la possibilità della confisca dei beni su tutto il territorio europeo. I Paesi che hanno la confisca preventiva dei beni nel proprio ordinamento sono pochissimi. Su questo si sta ragionando in molti Paesi, però, intanto, con le nuove norme si dà la possibilità ai Paesi europei che hanno nel proprio ordinamento la confisca preventiva dei beni delle organizzazioni criminali di poterlo fare su tutto il territorio dell’Unione europea. Questo è importante perché molte organizzazioni criminali, in questi anni, hanno lavorato per investire in beni immobili e in aziende fuori dall’Italia proprio per metterle in sicurezza rispetto alle confische.
Un’altra cosa importante è che ormai stiamo andando verso la costituzione della Procura Europea, cioè la possibilità di un’azione di prevenzione e repressione del crimine che abbia una dimensione europea.
Queste sono cose importanti che si aggiungono alla nostra legislazione.
All’inizio del convegno si è richiamato all’idea che la mafia non è invincibile. La mafia non è invincibile e lo stiamo vedendo in queste settimane. Recentemente, parlando con il Procuratore Antimafia Cafiero De Raho, ho chiesto di mettere in campo ed elencare le tantissime operazioni delle diverse polizie e della Direzione Nazionale Antimafia che hanno portato a tantissimi arresti e a dare colpi molto duri alla criminalità organizzata in un momento come questo in cui bisogna dare il segnale che la criminalità organizzata non avrà vita facile nella ripresa di questo Paese.
Tutto questo è possibile perché abbiamo un’ottima legislazione, che si può comunque sempre migliorare, e abbiamo corpi dello Stato molto capaci ed efficienti che insegnano in tutta Europa e in tutto il mondo come si contrasta la criminalità organizzata.
Ci sono le condizioni, quindi, perché in un patto tra le istituzioni e la società si possa battere la mafia: politica e società non possono delegare solo ai magistrati, alla Direzione Nazionale Antimafia e alle forze dell’ordine il contrasto alle mafie.
Le mafie, come dimostra la vicenda di Antoci e dei Nebrodi, si combattono se c’è un grande patto tra le persone perbene che difendono la legalità, le istituzioni, le scuole per creare una cultura che respinga le mafie e la cultura di illegalità di cui sono portatrici.
Video dell'intervento»»
Video della diretta» 

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