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Quando i porti li chiudono gli altri

Scritto da Wired.

Milano
Articolo pubblicato da Wired.

Se per la saggezza rustica di Pietro Nenni a fare a gara a fare i puri troverai sempre uno più puro che ti epura, non è detto che lo stesso assioma non valga per le gare di sovranismo: prendete ciò che sta succedendo in Europa con la psicosi da coronavirus, che nell’ultimo weekend ha gettato nel panico un’intera nazione, corsa a immagazzinare derrate alimentari prendendo d’assalto i supermercati e scioccata da un aumento del numero di contagiati dal virus che sembra non avere fine. Il principale leader dell’opposizione, Matteo Salvini, ha passato gli ultimi giorni a criticare con la veemenza di sempre l’esecutivo per la sua gestione della crisi – arrivando a chiederne le dimissioni in blocco – e spiegando che la sua ricetta per risolverla è soltanto una: “Chiudere, blindare, controllare, proteggere”; “sigillare i confini”, e via discorrendo.
Peccato che non sia soltanto la sua, di ricetta. Anzi, al momento, più che altro, a fare le spese di questo modus operandi sono gli italiani: ieri il ministero della Salute della Romania ha annunciato che tutti i cittadini che rientrano da Veneto e Lombardia verranno messi in quarantena obbligatoria per il rischio coronavirus, ed è stato solo il primo atto di una giornata di nemesi del sovranismo mediterraneo. Poco dopo Marine Le Pen, leader del partito di estrema destra francese Rassemblement National e sodale salviniana, ha dichiarato che è ora di pattugliare il confine Francia-Italia: “Preferisco che il governo faccia troppo che troppo poco”, ha dichiarato Le Pen. E infine, nella complicata serata di domenica, l’Austria – dopo aver bloccato al Brennero un treno Intercity con l’ennesimo caso sospetto di contagio – ha interrotto i collegamenti ferroviari col Belpaese, per poi ripristinarli dopo qualche ora: la misura aveva creato grande scandalo e indignazione tra i sovranisti al di qua delle Alpi, ma non è esattamente ciò che chiedono di fare?
Intendiamoci, la prospettiva del blocco temporaneo (temporaneo, sì?) del libero movimento delle persone in questo frangente ha una sua legittimità – per prevenire il dilagare di un’epidemia si deve giocoforza fare ricorso a controlli a tappeto, d’altronde – ma è facile, pur in un momento così complesso e fragile per il paese, vedere una nota di pur greve ironia in ciò che sta accadendo nel fronte dei porti chiusi: che lezione si può trarre dall’ipotetico imprenditore leghista che finisce in quarantena a Timisoara? Come possiamo leggere una notizia come quella dei sindaci di Ischia che vietano con un’ordinanza (poi annullata con un facepalm dal prefetto di Napoli) lo sbarco ai turisti lombardi e veneti? Non c’è bisogno di scomodare il buon vecchio Nenni per accorgersi che il sovranismo è sempre un’arma a doppio taglio: il tuo, per virtuoso che possa essere, finisce dove inizia quello altrui.
Al primo anno dei corsi universitari in relazioni internazionali si insegna che gli stati sono attori che si muovono seguendo i loro “interessi nazionali”: vogliono massimizzare i loro vantaggi calcolando le loro mosse nei rapporti con l’estero, e il limite di ciò che oggi chiamiamo sovranismo è proprio l’intrinseca difficoltà di rendere un calcolo politico contestuale una filosofia di liberazione dei popoli. Se anche “sigillare i confini” diventasse la norma, non è detto che non sarebbe una norma che va a scapito degli interessi dell’Italia: mors tua, sovranismo meo. La differenza, semmai, è che nel mondo vagheggiato dai Salvini di ogni latitudine non ci sono – o sono ridotte al minimo – istituzioni e organismi sovranazionali che possono correggere questo stato di conflitto perenne, intervenendo per aiutare o modificare le sorti dello stato paria di turno.
E gli esempi di karma letale sovranista, anche lasciando da parte la psicosi virale, sarebbero davvero tanti. Nel 2018 la Lega ticinese in Svizzera faceva campagna elettorale sui frontalieri italiani, parlando di invasioni non dissimili da quelle rese onnipresenti da una propaganda leghista a noi più congeniale. Morale della favola: rilassati, ci sarà sempre qualcuno più atavicamente motivato a difendere e blindare i suoi confini di te (e non è detto che sarai sempre dalla parte giusta delle barricate). Tutti i sovranisti a parole si somigliano, ma nei fatti ognuno è sovranista a modo suo.