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Con Zingaretti per ripartire dai bisogni delle persone

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento svolto a Novate Milanese (video).

Voglio ringraziare chi ha organizzato i tanti incontri che si stanno facendo a sostegno di Nicola Zingaretti perché sono importanti, innanzitutto perché con queste iniziative si dà l’idea di che partito abbiamo in mente, cioè un partito che ricomincia ad ascoltare le competenze, i territori, l’associazionismo; che sia inclusivo e che si voglia aprire e confrontarsi nel merito dei temi. È un partito che va ricostruito perché, negli ultimi anni, il tema dell’ascolto, dell’inclusione e dell’apertura del partito l’abbiamo messo un po’ troppo ai margini e questo l’abbiamo pagato.
Inoltre, il fatto di aver organizzato molti incontri, ha contribuito a creare un clima affinché il 3 marzo possano partecipare molte persone alle Primarie (e io spero anche a votare per Zingaretti).
Le Primarie sono importanti per noi del PD, per scegliere il Segretario Nazionale ma, in questa situazione politica, sono anche importanti per il Paese.
Dobbiamo, infatti, presentare ai cittadini le Primarie del 3 marzo, oltre che il momento in cui scegliamo il Segretario, anche come una grande mobilitazione contro questo Governo e per costruire un’alternativa.
Più gente parteciperà e più si darà il senso di un’opposizione che si rimette in moto e si mostra in grado di costruire un’alternativa al Governo. Il ruolo dell’opposizione, infatti, non è solo quello di spiegare quanti danni sta facendo questo Governo al Paese ma è anche quello di essere capaci di mettere in campo un’alternativa.
L’idea di sederci sulle sponde del fiume o di sederci a mangiare pop corn e guardare il film è pericolosa.
Se non costruiamo un’opposizione capace di dare credibilità a un’alternativa e di dire cosa vogliamo fare e come vogliamo cambiare anche rispetto al passato, di fronte all’eventuale fallimento del Governo, il rischio è che non passi l’idea che dobbiamo arrivare noi.
Il rischio è che di fronte a un fallimento del Governo giallo-verde passi un ulteriore messaggio contro le istituzioni, contro la democrazia, che di fronte alla crisi che si preannuncia e che i cittadini pagheranno la risposta diventi “quello che non funziona è dovuto al fatto che ci sono il Parlamento, le opposizioni, i giornali, l’Europa e tutti quelli che non ci lasciano lavorare” e, quindi, che la risposta possa incidere sul valore e la natura della nostra democrazia.
Il tema, quindi, è costruire l’alternativa al Governo, non solo fare opposizione.
L’alternativa la possiamo costruire a partire da una valutazione su quello che è successo in questi anni.
Noi abbiamo governato bene in questi anni: abbiamo fatto riforme importanti che hanno consentito di portare il Paese fuori dalla crisi.
Il problema è, quindi, perché nonostante abbiamo portato il Paese fuori dalla crisi abbiamo preso il minimo storico alle elezioni.
Dobbiamo partire da qui.
È sbagliato pensare soltanto di valorizzare ciò che si è fatto e che abbiano sbagliato gli elettori.
Gli elettori non hanno sbagliato.
Dobbiamo capire perché, nonostante abbiamo portato il Paese fuori dalla crisi, le persone non si sono sentite rappresentate da noi; perché ci hanno vissuto come quelli che pensavano ai parametri europei, al PIL. Abbiamo dato l’idea che ci occupavamo dei numeri, che erano tutti veri ma le persone chiedevano altro, anche perché nonostante l’Italia stesse ripartendo, molti cittadini continuavano a non stare bene.
Dire “Prima le persone”, come dice la mozione di Nicola Zingaretti, quindi, vuol dire ripartire dalla convinzione che dobbiamo ripartire dalla lotta alle diseguaglianze, dalle questioni sociali, dalle persone in maggiore difficoltà.
Su questo fronte, in realtà, avevamo messo in campo il Reddito di Inclusione ma non abbiamo dato l’idea che stavamo facendo questo.
Abbiamo fatto tantissime cose ma le persone non si sono sentite al centro della nostra attenzione.
I nostri avversari politici sono stati bravi a costruire una narrazione secondo cui noi rappresentavamo altro (le banche, le imprese, l’Europa) e non ci interessavamo delle persone. Non era così ma indubbiamente qualcosa l’abbiamo sbagliato.
Oggi, quindi, è importante dire “prima le persone”, è la chiave su cui si costruisce la discontinuità che è necessaria se vogliamo rilanciare il PD e se vogliamo rendere credibile un’alternativa e lo dobbiamo fare aprendoci.
Abbiamo interpretato male la vocazione maggioritaria: non era l’autosufficienza; ci siamo chiusi e dobbiamo ricominciare ad aprirci, pensare alle alleanze sociali, con il mondo dell’associazionismo. Dobbiamo anche diventare i punti di riferimento andando in piazza con i sindacati a Roma o contro Orban a Milano o contro il razzismo a Melegnano e a Cologno Monzese.
Sul razzismo dobbiamo uscire dalle timidezze.
Si stanno mettendo in discussione i valori che credevamo acquisiti per sempre.
Siamo di fronte ad una serie di episodi di razzismo, fascismo, antisemitismo spaventosi, anche nelle ultime settimane.
Non possiamo più essere timidi, ci vuole una reazione e, anche rispetto a questo, dobbiamo diventare un punto di riferimento e fare una battaglia valoriale anche dura, dicendo che c’è un pezzo del Paese che ha abbandonato i valori fondanti. Non è una frangia minoritaria: c’è un fenomeno di razzismo serio e bisogna contrastarlo.
Il Ministro degli Interni ogni giorno la spara sempre più grossa per vedere l’effetto che fa e, se non c’è una reazione adeguata, il giorno dopo la spara ancora più grossa.
In questo modo si stanno facendo passare cose pesantissime.
Serve, quindi, un PD con una direzione forte e che dia il senso della discontinuità proprio sui valori e sul mettere prima le persone e che impari a fare l’opposizione che, però, non può essere quella che ad esempio fa la destra sul reddito di cittadinanza.
Noi non voteremo contro il reddito di cittadinanza perché non pensiamo che serva un sostegno al reddito alle persone che hanno bisogno. Avevamo addirittura fatto il reddito di inclusione per questo.
Siamo contro il reddito di cittadinanza perché rischia di creare diseguaglianze ancora più profonde perché i più poveri e i meno istruiti rischiano di non saper accedere alla misura perché vengono esclusi i Comuni e le Associazioni.
È difficile immaginare, infatti, che persone povere con scarsa istruzione vadano in rete a compilare la domanda. Ci sarà, quindi, un problema di accesso che rischia di discriminare i più poveri.
Inoltre, non vi è alcuna distinzione tra i disoccupati che cercano lavoro e i poveri che sono tali perché hanno situazioni familiari o personali che impediscono loro di lavorare.
Il fatto che siano i centri per l’impiego e i navigator a gestire il reddito di cittadinanza è una follia perché ci sono persone povere che hanno bisogno di percorsi e di essere aiutate non di un navigator che fa 3 proposte di lavoro.
Inoltre, si mettono in campo una serie di cose burocratiche quando era già pronto e funzionante il reddito di inclusione e bastava implementarlo con più risorse per estenderlo a più persone, invece M5S ha voluto piazzare la propria bandierina. Come si può intuire, il reddito di cittadinanza è l’incontro tra due culture, una assistenzialista di M5S che si è dovuta per forza fondere con la cultura della Lega, per cui essere povero è una colpa perché vuol dire che non si ha voglia di lavorare. Oltretutto il lavoro non c’è e non riuscirà certamente a crearlo questa legge di bilancio per cui sarà difficile offrire posti. Anche sul fronte pensionistico e su quota 100 va chiarito che non siamo contrari alla flessibilità in uscita o a modificare la Legge Fornero: l’abbiamo fatto!
Quota 100 non cambia la Legge Fornero ma, per 3 anni, chi arriva a 100 sommando l’età agli anni contributivi (38 anni di lavoro e 62 di età) può andare in pensione. Questo crea un’evidente discriminazione con chi uscirà il giorno successivo perché si troverà uno scalone molto alto, anche perché non ci saranno le condizioni economiche per rinnovare questa opzione.
I Governi a guida PD avevano fatto la scelta di anticipare la pensione a chi ha svolto lavori usuranti con l’Ape Social, che oggi viene tolta. Lo stesso problema c’è per le donne per cui avevamo pensato a “Opzione Donna” per consentire alle donne di anticipare la pensione e anche questa possibilità non ci sarà più.
Inoltre l’impatto di quota 100 si vedrà su scuola e sanità e sarà serio perché andranno in pensione molti lavoratori di quei settori e non sarà possibile sostituirli in fretta e questo metterà in discussione i servizi essenziali.
Questo è il Governo che abbiamo i fronte.
Un Governo che a ottobre dovrà trovare 23 miliardi per evitare l’aumento dell’IVA al 25%, che sarebbe un disastro soprattutto per le fasce sociali più deboli.
Di fronte a tutto questo, dobbiamo cominciare a mettere in campo un’alternativa, altrimenti il rischio è che si rafforzi ciò che già sta succedendo: il tentativo di indebolire la democrazia e di teorizzare che il problema sia proprio la democrazia. In Parlamento sono arrivate due riforme costituzionali, una per la riduzione del numero dei parlamentari e una per il referendum propositivo con il quorum al 30% e il risultato di queste due proposte è che il Parlamento non serve, se ne può fare meno, allo stesso modo in cui si può fare a meno degli enti che garantiscono l’amministrazione della cosa pubblica guardando al bene comune.
M5S e Lega vogliono creare un Paese che assomigli di più a quelli guidati da Putin e Orban e in cui chi dissente non è tollerato perché quando viene mossa una critica, invece di rispondere sul merito, si attaccano le persone e le istituzioni che fanno la critica invece di confrontarsi. Questo vuol dire che siamo di fronte ad una situazione pericolosa e autoritaria che ci costringe a stare in campo e a rilanciare il PD e a farlo diventare il punto di riferimento dell’opposizione.

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