Diritti, contrattazione, equità: il caso Italtel

Il contesto della vicenda dell’Italtel di Settimo Milanese è preoccupante.
I lavoratori, ad esempio, denunciano un tentativo di colpire il sindacato, non riconoscendone il ruolo e disintermediando.
Questo tema non riguarda soltanto l’Italtel e non riguarda neanche soltanto i lavoratori o il sindacato. La sinistra, compresi noi del PD, su questo tema ha delle responsabilità: abbiamo accompagnato e assecondato l’idea che il rapporto diretto con il popolo fosse un valore mentre in realtà quello che si sta tentando di fare, non solo nei confronti del sindacato ma anche del Parlamento o della magistratura o di tutte le istituzioni intermedie, è di fare passare il messaggio che il rapporto è diretto tra il capo e il popolo, il capo fa ciò che vuole e tutto ciò che c’è in mezzo e che è garanzia di rappresentanza e pluralismo viene spazzato via.
Questa è una campagna molto complicata da contrastare.
Sono consapevole del fatto che in questo contesto suoni strano che in Senato il PD abbia votato contro la riduzione del numero dei parlamentari, allo stesso modo voteremo contro il referendum propositivo che prevede un quorum del 30%. Su tutto questo votiamo contro perché vi è insito il messaggio che anche il Parlamento non serve più e non ce n’è più bisogno.
Stiamo diventando un Paese in cui chi comanda risponde solo al popolo, che però non ha gli strumenti per interagire.
Questo, dunque, è un tema di contesto su cui dobbiamo riflettere.
Un altro tema riguarda il valore del lavoro, che viene sempre più disconosciuto.
L’idea che sta dentro all’iniziativa dell’azienda di stracciare la contrattazione di secondo livello implica che tutto venga prima del lavoro e delle professionalità, che in realtà sono quelle che fanno funzionare l’azienda. In nome della finanza, chi deve pagare la ristrutturazione aziendale e il nuovo piano industriale sono sempre i lavoratori perché, comunque, il valore del lavoro viene sempre più disconosciuto.
Avevo già seguito la vicenda dell’Italtel quando ero in Consiglio Regionale e so quanto i lavoratori tengono all’azienda e quanto le loro professionalità siano state fondamentali per consentire all’azienda di sopravvivere e ripartire. Non riconoscere tutto questo credo che sia un tema che va posto con grande forza.
In questo contesto ci sta anche il tema della contrattazione perché è nella contrattazione che si dà valore al lavoro e che si riconoscono le rappresentanze.
Su questo bisogna riaprire una riflessione che tenga dentro anche un altro tema che è stato posto e che riguarda la questione salariale.
Un lavoratore deve avere un reddito tale da consentirgli una vita dignitosa per sé e per la propria famiglia.
Si è aperta una discussione che credo sia importante sul salario minimo garantito. Personalmente, non credo che il salario minimo confligga con l’idea della contrattazione, come invece sostengono altri nel sindacato.
È evidente, infatti, che bisogna porsi il tema della salvaguardia del valore del lavoro e di garantire salari adeguati e c’è poi anche il tema di come rafforzare la contrattazione che, come dimostra la vicenda dell’Italtel, viene messa in discussione continuamente.
Ho presentato un’interrogazione al Ministro del Lavoro sulla vicenda Italtel, non solo perché l’hanno sollecitata i sindaci del territorio e il PD, ma anche perché ritengo che sia doveroso chiedere al Governo di intervenire.
Lo Stato ha aiutato Italtel nel momento di difficoltà e, quindi, è giusto chiedere all’azienda di rendere conto. Su queste cose si deve intervenire concretamente, ricordando all’azienda le commesse avute da Regione Lombardia e dal Ministero dello Sviluppo Economico e chiedere di sedersi ad un tavolo.
Bisogna coinvolgere il Ministero per chiedere che dica parole chiare rispetto al fatto che l’azienda ha un debito nei confronti dei lavoratori ma anche nei confronti delle istituzioni pubbliche che sono intervenute e poi per chiedere il rispetto della contrattazione.
Il Ministro deve occuparsi anche del rispetto della contrattazione e difendere il principio della contrattazione, che non può essere messa in discussione, altrimenti i tavoli al Ministero a cosa servono?
A cosa servono i tavoli se qualche tempo dopo tutto può essere unilateralmente rimesso in discussione?
L’operazione di Italtel è tutta unilaterale e su questo ho incentrato l’interrogazione.
Se non avremo risposte, insisteremo, affinché il Ministero metta le mani su questa questione, altrimenti non si capirebbe a quale funzione assolve se di fronte a violazioni come queste del rispetto della salvaguardia della contrattazione il Ministero non mette bocca, soprattutto se è il soggetto più forte a decidere unilateralmente di stracciare un contratto.
Un Ministero deve porsi la questione della tutela dei lavoratori e dei principi fondamentali che regolano i rapporti all’interno delle aziende.
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