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Dal Governo idee di crescita stravaganti

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento in tv a Forte e Chiaro.

Rispetto alla vicenda del padre di Di Maio, tendenzialmente sarei anch’io per dire che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, purtroppo però, chi lo sta raccontando adesso, per qualche anno, ha usato i padri per screditare i figli. La vicenda del padre di Di Maio, comunque, non va sminuita: bisogna verificare cos’è accaduto e quanta responsabilità ci sia da parte del Ministro Di Maio, che attualmente è socio di quell’azienda.
Bisogna, quindi, capire se le vicende del lavoro nero o irregolare emerse risalgono a prima dell’ingresso in società di Luigi Di Maio o se sono avvenute anche mentre lui era socio dell’azienda.
Sarebbe grave se l’autore del famoso “Decreto Dignità” si fosse reso responsabile di assumere in nero dei lavoratori nella propria azienda.
Ricordo, inoltre, che la persona che ha sollevato il caso ha detto anche qualcosa di più grave del lavoro nero, cioè il fatto di esser stato invitato a non raccontare di un infortunio sul lavoro perché avrebbe messo in difficoltà la società, non essendo lui assunto.
Questa è la vicenda.
Forza Italia dice che a loro non interessano queste cose.
Io, invece, penso che il tema della legalità non debba essere solo appannaggio di alcune delle forze politiche ma dovrebbe essere di interesse per tutti.
Rimane il fatto che le responsabilità di questo Governo nei confronti del Paese non possono essere ridotte a ciò che succede nella famiglia Di Maio.
Gli esponenti della maggioranza dicono che in questi primi 100 giorni hanno fatto cose meravigliose e io li invito a guardare i conti correnti degli italiani e le ripercussioni avute sulla credibilità del Governo dalla manovra rispetto agli investitori.
Lo spread oggi è il doppio di quando questo Governo è entrato in carica.
Recentemente, anche il Presidente di Assolombarda ha spiegato che le imprese della Lombardia non si fidano di questa manovra e non pensano che possa produrre crescita e, quindi, stanno disinvestendo rispetto a investimenti e assunzioni.
Non so se le imprese stiano rimpiangendo i Governi del PD ma i dati oggettivi dimostrano che i primi 180 giorni di Governo stanno peggiorando gli indicatori che descrivono l’economia, l’occupazione e la fiducia di imprenditori e consumatori.
Penso, quindi, che le imprese siano preoccupate perché nella manovra presentata dal Governo non c’è nulla che porti alla crescita. Non si può pensare, ad esempio, che il reddito di cittadinanza produca crescita perché ai poveri verrà dato qualche soldo in più da spendere. Ipotizzare che questo è un’idea di crescita un po’ stravagante.
Rispetto alla tenuta del Governo, non credo che corriamo il rischio che cada. Chi sta in Parlamento, infatti, può vedere che non c’è alcuna intenzione, al di là delle schermaglie sui media, di mettere in discussione il Governo: stanno facendo tutte le nomine che devono fare, perché confondono lo stare al Governo del Paese con la presa del potere.
In una democrazia si va al Governo non si prende il potere.
In questo momento, in agenda non penso che ci sia la previsione di una crisi di Governo.
È un Governo che è tenuto insieme esplicitamente da un contratto, in cui ognuno ha introdotto misure anche inconciliabili dal punto di vista economico ma che rappresentano le promesse che sono state fatte agli elettori. Alcune di queste promesse dovranno far finta di realizzarle e, quindi, fino alle elezioni europee non succederà niente.
Piano piano, però, si sta rivelando che tutte le cose promesse non si capisce cosa siano, come il reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni che non sono stati scritti da nessuna parte nella Legge di Bilancio.
Adesso stiamo discutendo in Senato il Decreto Fiscale e la Flat Tax non c’è.
Credo, quindi, che questo Governo sia in grande difficoltà ma, proprio per questo, prima che vada in crisi ci vorrà del tempo perché nessuna delle due forze politiche che lo compongono vorrà aprire una crisi adesso.

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