Abbiamo il compito di aprirci e metterci al servizio del Paese

Il 4 marzo abbiamo subito una sconfitta pesante e dobbiamo ricostruire un rapporto sentimentale con i cittadini, in quartieri popolari dove evidentemente non siamo riusciti rappresentare le istanze delle persone più in difficoltà, come avremmo voluto e dovuto.
Mi pare importante la presenza, esserci, parlare con i cittadini, guardare le persone negli occhi, ascoltare i problemi e provare a rispondere.
Credo che si debba ripartire da questo, dal rapporto diretto con i cittadini.
Dobbiamo avere la consapevolezza che serve rilanciare il PD e questo può avvenire in nome dell’unità che è stata invocata dai partecipanti alla manifestazione in Piazza del Popolo. Unità non significa non discutere e non confrontarsi ma vuol dire far prevalere l’interesse comune in questo momento.
Si riparte, quindi, dai congressi regionale e metropolitano che faremo il 18 novembre e poi dal congresso nazionale che è stato confermato per febbraio.
Si riparte da una campagna elettorale per le elezioni europee in cui dovremmo essere capaci di aprirci, di allargare il fronte di chi è contro coloro che vogliono distruggere l’Europa e pensano che per l’Italia ci sia un futuro fuori dell’Unione Europea o a coloro che vogliono indebolire l’Europa.
Stati Uniti e Russia sono molto contenti che prevalgano forze anti-europee perché così possono non avere la concorrenza che fa loro l’Europa unita, in quanto i Paesi europei presi singolarmente verrebbero mangiati dalle grandi superpotenze.
Noi abbiamo bisogno dell’Europa.
Dovremo affrontare tutto questo parlando non del PD ma del Paese, sapendo che comunque del Partito Democratico oggi c’è bisogno.
Solo il Partito Democratico può essere, infatti, il costruttore di un’alleanza che dà senso, forza e corpo a un’alternativa.
I cittadini hanno bisogno di un’alternativa perché quello che ci stanno mostrando Lega e M5S è davvero preoccupante per il futuro del nostro Paese e per i giovani.
Non è solo un problema di parametri europei o dei mercati.
Rispetto ai mercati, va chiarito che abbiamo deciso di indebitarci (come avviene con la manovra economica del Governo giallo-verde, che è fatta in debito) e chi ci deve prestare i soldi non si fida di noi. Questo comporta che oggi, ogni 10 milioni che lo Stato riceve in prestito dobbiamo pagare 350mila euro di interessi, senza che non si sia ancora fatto nulla ma solo con le chiacchiere. Il chiacchiericcio di questi mesi, dunque, si è tradotto in numerose risorse in meno che se invece fossero state disponibili si sarebbero potuti utilizzare per coprire provvedimenti utili.
Calando la fiducia, succede che anche i nostri titoli di risparmio valgono meno e se si volesse rivenderli si perderebbero dei soldi.
Sia le famiglie che il Paese, quindi, stanno già pagando.
Il Governo, oltretutto, non sembra avere l’obiettivo di affrontare e risolvere i problemi dei cittadini ma di agitarli.
In Italia abbiamo un enorme problema con le mafie eppure si continua a spiegare che i problemi di sicurezza del Paese sono i bambini di Lodi o il sindaco di Riace o i negozi etnici aperti la sera.
Tutto questo è un messaggio negativo.
Così come è un messaggio negativo ciò che fa Salvini con il “Decreto Sicurezza”, in cui anziché fare cose per far sentire più sicuri i cittadini, come ad esempio il dare risorse ai Comuni per aumentare la videosorveglianza, si rimandano nella clandestinità persone che avevano già ottenuto diritti e permessi umanitari.
Anche rispetto alla questione dei rimpatri Salvini ha fatto solo propaganda perché in realtà non ha messo risorse per finanziarli.
I problemi non si risolvono così ma si scaricano sugli immigrati.
Tutto questo lo si fa in nome di una manovra economica che non sta in piedi perché deve andare dal reddito di cittadinanza al condono fiscale, fino alla riduzione delle tasse e alle pensioni con quota 100.
Tutto questo non si regge senza un investimento sulla crescita, che però nel testo del Governo non c’è.
Dare un reddito per accompagnare le persone al reingresso nel mondo del lavoro è giusto ma serve anche avere dei posti di lavoro in cui reintrodurle e senza la crescita non si creano i posti di lavoro.
Per questa ragione il reddito di cittadinanza rischia di essere una misura totalmente assistenzialista.
Sulla questione delle pensioni, sicuramente sulla quota 100 si può anche ragionare ma chi entra ora nel mondo del lavoro o è entrato negli ultimi anni, se avrà una pensione, ha la prospettiva che questa sarà pari al 40% del proprio reddito (mentre ora siamo al 70%-80%).
Questo significa che il primo problema da porsi è il garantire le pensioni ai giovani e che siano di un livello dignitoso.
Se, invece, mettiamo in crisi i conti dell’Inps rischiamo di non avere le risorse per le pensioni dei giovani ma anche di mettere in crisi il sistema e non aver più risorse neanche per chi la pensioni già la percepisce.
Di fronte a queste critiche, nel Governo non vi è alcuna disponibilità a discutere, anzi, chi vuole discutere viene additato come nemico (il Presidente dell’Inps, Bankitalia che non ha preso i voti del popolo e quindi non conta, la Corte dei Conti che non capisce, il Presidente della Repubblica che diventa un pericoloso bolscevico contro la volontà popolare perché esercitando i poteri che gli attribuisce la Costituzione non accetta Savona come Ministro, i giornali puniti con i tagli all’editoria, i magistrati che vanno bene se arrestano il sindaco di Riace ma vanno censurati se indagano sul Ministro degli Interni).
Un altro pericolo è che venga sdoganata un’idea di “democrazia” simile a quella di Orban e Putin, in cui chi vince prende tutto, non esistono istituzioni terze o contrappesi e nessuno si deve permettere di mettere in discussione i vincitori.
In questa situazione, il PD ha una grande responsabilità perché è l’unica grande forza di opposizione in Parlamento. A Lodi si è reagito con l’iniziativa straordinaria della raccolta fondi per far mangiare i bambini, a Milano in piazza San Babila si è reagito alla venuta di Orban.
Noi abbiamo il compito di allargare, costruire ed essere capaci di dare una rappresentanza politica a un mondo fatto di associazioni, ricercatori, rappresentanze di tutti i tipi che a questa situazione non vogliono rassegnarsi.
Rappresentare questi mondi non deve significare solo andare in piazza con loro ma dar loro una prospettiva politica per costruire un’alternativa.
Questo è il compito che ognuno di noi avrà per i prossimi mesi: guardare in faccia i cittadini, spiegar loro cosa sta succedendo, capire cosa cercano, che bisogni hanno e soprattutto guardare in faccia le persone senza avere nessuna paura e senza essere arroganti, per mettersi a disposizione, esser di servizio al Paese, a chi lo abita e a chi ha più bisogno.
Video dell’intervento»
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