Il difficile lavoro di sindaci e amministratori locali

Legautonomie, in questi anni, ha svolto un lavoro importante su molti temi fondamentali per la qualità del vivere delle nostre comunità, come la povertà, il gioco d’azzardo patologico, il governo dell’immigrazione.
Legautonomie è un’associazione grande e dobbiamo ringraziare i sindaci, che in questi anni, hanno avuto un ruolo importante.
In una società che va sempre più disgregandosi – anche in questi giorni sono arrivate notizie preoccupanti – e in cui stanno prevalendo disvalori che dividono anziché unire; in cui la rabbia e le paure vengono veicolate in un conflitto continuo che esprime rabbia e mette l’uno contro l’altro, i sindaci fanno un lavoro fondamentale e difficilissimo.
A mio avviso, le proposte di legge del Governo che sono in cantiere, nelle prossime settimane, renderanno ancora più difficile il lavoro dei sindaci, il governare le comunità e il riuscire a far prevalere i valori della convivenza.
Il “Decreto Sicurezza”, ad esempio, è una “legge-manifesto” che parla per l’80% di immigrazione e se non riusciremo a cambiare quelle norme, i sindaci rischiano di trovarsi senza più strumenti importanti come gli Sprar per i richiedenti asilo.
Così come il restringimento della possibilità di concedere il permesso umanitario rischia di far accadere che chi oggi è in Italia e ha già un permesso legato a quei motivi, al momento del rinnovo, potrebbe vederselo negare.
Questo rischia di far precipitare le persone in una condizione di clandestinità.
I sindaci si troveranno, quindi, a gestire persone che non avranno il diritto alla cittadinanza ma magari hanno già un lavoro e una casa e improvvisamente si vedrebbero senza più alcun diritto.
Nel “Decreto Sicurezza”, inoltre, non è indicato neanche uno strumento per rendere maggiormente sicure le città, perché si parla solo di altro. A meno che non si fosse pensato che il chiudere anticipatamente i negozi etnici, cosa che forse hanno percepito essere impopolare perché l’hanno tolta quasi subito, potesse essere uno strumento per dare sicurezza.
Non ci sono neanche strumenti per aiutare i Comuni a espandere la videosorveglianza.
Il “Decreto Sicurezza”, quindi, renderà più difficile la vita ai sindaci.
Anche rispetto al tema della povertà vedo problematiche le norme che si stanno portando avanti. Ho immaginato che il Governo avrebbe tolto il Reddito di Inclusione per unirlo al Reddito di Cittadinanza che, comunque, è considerata come una misura di contrasto alla povertà ma non siamo ancora giunti alla versione definitiva. Al momento il Reddito di Cittadinanza sembra essere un misto tra il Reddito di Inclusione e la Naspi (perché verranno meno anche gli ammortizzatori sociali per recuperare risorse).
Una cosa è certa: dal punto di vista dell’integrazione, anche questa misura ci farà tornare indietro perché l’idea è quella di escludere 1 milione e mezzo di poveri censiti in quanto stranieri e questo avrà un effetto grave.
Non consideriamo la Corte Costituzionale, che dirà che anche gli stranieri hanno diritto al sostegno contro la povertà, come risolutiva della questione perché stiamo già vedendo a Lodi gli strumenti che useranno: spiegheranno che potranno avere accesso ai sussidi solo gli stranieri che saranno in grado di portare certificazioni originali dai Paesi di provenienza e questo finirà per rendere tutto impossibile.
Ci sarà, così, una parte importante della popolazione che sta nelle nostre città che si troverà senza sostegno al reddito dopo aver avuto per un po’ il Reddito di Inclusione e questo creerà ulteriori problemi di integrazione e sicurezza.
Far precipitare una parte di persone nella clandestinità e togliere un sussidio a persone già povere non aiuta la convivenza e la sicurezza.
Anche il Reddito di Cittadinanza, quindi, credo che verrà usato per escludere e non per includere.
Sul tema della legalità, questo Governo continua a dare un messaggio sbagliato perché individua il problema nei negozi etnici, nello Sprar di Riace, nei piccoli reati ma non parla di mafia, corruzione e criminalità organizzata. Non solo, il Governo fa il condono che, oltretutto, sana anche i reati penali, toglie le norme antimafia dal decreto per Genova e toglie i controlli, decide che si potranno fare appalti senza gara fino a 200mila euro. C’è, quindi, un cedimento evidente sul fronte della legalità.
Noi sappiamo che le mafie non si combattono limitandosi a dire che ci fanno schifo ma mettendo in campo norme e strumenti e dando il segnale che lo Stato considera la lotta alle mafie e alla corruzione una priorità.
Sul tema del gioco d’azzardo, mi aspettavo di più dal Movimento 5 Stelle, che negli anni scorsi ci ha incalzato spesso anche con toni fondamentalisti.
Ringrazio Legautonomie per aver sempre tenuto un atteggiamento non proibizionista ma di aver cercato soluzioni per il governo del fenomeno e volte a ridurre domanda e offerta.
Oggi, con il “Decreto Dignità”, ci troviamo di fronte ad un provvedimento con cui si è cancellata la pubblicità del gioco - che a mio avviso è giusto, anche perché c’è stata un’assurda inflazione, soprattutto rispetto alle scommesse negli eventi sportivi - ma rimane il fatto che questo Governo continua ad aspettarsi dal gioco più entrate fiscali di quelle che c’erano prima.
Questo lo stabiliscono norme del “Decreto Dignità” e anche questa manovra viene finanziata in parte aumentando la tassazione sul gioco e, quindi, significa che le attese degli introiti sono alte.
Se si vuole diminuire domanda e offerta di gioco, questo è assolutamente una contraddizione, perché bisognerebbe invece diminuire anche le aspettative sulle entrate fiscali derivanti dal gioco.
Non è semplice dare battaglia su questi temi.
Siamo anche sommersi dalla propaganda.
In più prevale l’idea che chiunque si oppone, qualunque ruolo abbia, diventi il nemico su cui scaricare la responsabilità degli eventuali fallimenti.
È difficile, dunque, affrontare tutto questo ma penso che dobbiamo continuare a farlo e Legautonomie, con il mondo dell’associazionismo, debba un po’ serrare le fila e iniziare a costruire consapevolezza e proposte sui vari temi. A Milano, su questo siamo un po’ più avanti.
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