Scherzano col fuoco

Stanno scherzando con il fuoco, non si può non esserne consapevoli. Le conseguenze di questa scelta saranno più chiare nei prossimi giorni. Come era prevedibile, in queste ore lo spread sta salendo ma Di Maio e Salvini dicono di non essere preoccupati…. Quella cifra – spia del grado di affidabilità che gli investitori attribuiscono al nostro Paese – si riflette infatti immediatamente sugli interessi che lo Stato deve pagare sul debito pubblico ma anche su quello che accade ai cittadini e alle imprese. Inoltre, la maggiore spesa per interessi che si scaricherà sul bilancio dello Stato rischia di bruciare una parte non piccola delle risorse aggiuntive che si pensa di aver liberato sforando il deficit. Infine, indebolire l’immagine del Ministro dell’Economia e mandare ai partners europei un messaggio di rottura può avere conseguenze molto spiacevoli per l’Italia. E, da sempre, quando si creano motivi di instabilità finanziaria a rimetterci sono i più poveri, i più deboli, non i più ricchi e garantiti. Tra questi le generazioni più giovani, alle quali si rischia di lasciare un Paese più appesantito dal debito e più ingiusto. Che questa sia la strada per aumentare crescita e lavoro è tutto da dimostrare.
Nel merito infatti credo sia necessario leggere bene i documenti, compreso il Piano Nazionale di Riforma di cui ora circolano solo delle bozze, e dovremo vedere dove e come saranno effettivamente allocate le risorse. Non saremo certo noi a dispiacerci se i fondi per contrastare la povertà saranno aumentati, ma dovremo vigilare che ciò avvenga non a scapito di altri interventi cruciali per la crescita e per l’equità. Impossibile, per esempio, non preoccuparci per il comparto Salute – che fin qui non è mai stato citato tra le priorità del Governo Conte – che necessiterebbe di un significativo aumento del Fondo Sanitario Nazionale se si vuole proseguire lungo la strada avviata negli anni scorsi con il nuovo contratto e i nuovi Lea e se si vogliono affrontare alcune vere e proprie emergenze in termini di personale e di formazione universitaria.
Infine, il Decreto per Genova, il topolino partorito dall’elefante. Ecco, qui si fa davvero fatica a capire la ratio che ha mosso il Governo. Hanno impiegato 44 giorni per mandare al Quirinale un testo che non scioglie nessuno dei nodi per la ricostruzione del Ponte Morandi, che stanzia pochissime risorse per il porto e lo sviluppo dell’economia locale, che dimentica i lavoratori delle imprese colpite dalla tragedia, che ignora l’esigenza di realizzare le altre infrastrutture – come il Terzo Valico e la Gronda – necessarie per Genova e la Liguria. Il velo ideologico che ha ispirato il Ministro Toninelli ha offuscato drammaticamente la necessità di eliminare incertezze e di essere terribilmente rigorosi e seri sulla prospettiva: l’obiettivo di costruire il Ponte bene e presto, evitando il rischio di contenziosi e intoppi, non può essere secondo a niente altro. Ogni giorno che passa si sente più forte l’esigenza di far sentire la voce di chi si oppone a questo modo di governare. Sempre più importante essere in tanti domenica in Piazza del Popolo a Roma. Ci vediamo lì!
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