Genova per noi

Difficile separare i piani ma bisogna provarci.
Mettiamo al primo posto Genova, le persone colpite, le conseguenze di medio periodo per la città, per il porto, per la vita e l’economia non solo di quella parte d’Italia. Mentre la magistratura fa il suo lavoro per capire cosa è successo e di chi sono le responsabilità penali, mentre il Governo verifica - legittimamente, anche se in forme che fanno più pensare ad una campagna elettorale mai interrotta - la possibilità di una revoca della concessione alla Società Autostrade, mentre si sta ancora affrontando l’emergenza nell’area della tragedia, è necessario che le istituzioni indichino gli obiettivi per il breve e medio periodo: aiutare le famiglie delle vittime, dare un alloggio a chi è rimasto senza casa, ricostruire il ponte, occuparsi dei lavoratori nelle aziende coinvolte, sostenere le attività produttive che hanno subito danni diretti e indiretti, far sì che il porto riprenda pienamente la sua funzione, affrontare più in generale il tema delle infrastrutture necessarie per la città, decidere che futuro dare alla nostra rete autostradale se si giungerà effettivamente al superamento dell’attuale regime concessorio. Sulle risorse e sugli strumenti per realizzare questi obiettivi sarebbe quantomeno auspicabile che il Governo si mostri disponibile a confrontarsi con tutti - competenze, territorio, Parlamento - per condividere sia la ricerca di risorse adeguate (comprese quelle che devono provenire da Soc. Autostrade) sia le scelte per ricostruire e ripartire. Le Commissioni di Camera e Senato avranno una prima occasione di discussione il 27 di agosto.
Fermo restando il ruolo della magistratura, la proposta di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta su quanto è accaduto a Genova credo sia politicamente la più idonea per onorare i troppi morti innocenti e per fare chiarezza sulla vicenda della concessione a Soc. Autostrade, su cui da esponenti del governo sono venute in questi giorni ricostruzioni peggio che approssimative, strumentali a lanciare accuse false e infamanti nei confronti del Pd. E qui viene, alla luce del clima di queste giornate, una domanda: la maggioranza e il governo hanno intenzione di ricercare un confronto civile sul merito, per il bene di Genova e dell’Italia, o pensano che si possa continuare ad additare il “nemico” nell’opposizione giocando su questa tragedia una cinica partita politica? Il Pd ha già detto giustamente che difenderà la sua onorabilità nelle sedi proprie ma ora credo che il punto da porre con grande nettezza di fronte all’opinione pubblica debba essere proprio questo: noi siamo pronti a dare un contributo di idee e di proposte alle grandi questioni che la tragedia di Genova ha posto sul tavolo, nel rispetto dei ruoli di maggioranza e opposizione. Cosa rispondono Lega e 5S? Può sembrare, di fronte agli attacchi di questi giorni, una risposta ingenua o “poco cazzuta” ma credo sia quella giusta e necessaria.
Ci sono molte ragioni per polemizzare duramente ogni giorno, in ogni istante, con questo Governo. Basti pensare in queste ore alla nave Diciotti cui il Ministro dell’Interno sta impedendo di attraccare in un porto italiano in violazione delle norme e del più elementare buon senso!
Ma la vicenda di Genova è un’altra cosa, e proprio perché da loro sono venuti in questi giorni attacchi violenti e strumentali, credo che noi si debba avere la forza di mostrare un altro approccio. Ripeto: se una comunità non trova ragioni per unirsi di fronte ad una tragedia come quella di Genova allora siamo davvero nei guai... E noi abbiamo il dovere di provare a far riflettere tutti su questo punto.
Un’ultima considerazione sul Pd. I fischi e gli applausi durante i funerali di alcune delle vittime del crollo del ponte Morandi ci hanno detto che l’umore degli italiani nei nostri confronti - soprattutto se ben alimentato dai professionisti della rabbia e della paura - è ancora quello del 4 marzo. Fa male, addolora ma non possiamo che ripartire da lì. Non per arrenderci, certo. Ma nemmeno per rispondere con arroganza e presunzione. C’è una domanda di cambiamento radicale che oggi si è rivolta ad altri protagonisti della politica italiana. Noi siamo convinti che le ricette di Lega e 5S siano sbagliate, irrealizzabili, rischiose per la crescita e la stabilità economica e fallimentari sotto il profilo dell’equità sociale. Ed è anche probabile che l’attuale maggioranza - di fronte alla possibilità di un fallimento - metta nel conto di scaricare su altri “nemici” la mancanza di risultati: l’Europa, i mercati, i poteri forti, i complotti...
In ogni caso se e quando arriverà quel momento non c’è nessuna garanzia che gli elettori tornino a guardare verso il Pd a meno che noi dimostriamo che abbiamo capito la lezione e che siamo capaci di cambiare. Non a partire dal nome, che rischia di essere una scorciatoia per cambiare meno possibile nella realtà, quanto piuttosto tutto il resto: idee, forma, linguaggi, facce.
A differenza di Renzi e di altri amici del Pd in questo momento ho più domande che risposte, sento l’esigenza di un maggiore approfondimento su come si deve fare l’opposizione oggi per costruire l’alternativa domani, sento che dobbiamo metterci alla ricerca di risposte nuove anche rispetto alle esperienze dei nostri governi per recuperare una sintonia, almeno una possibilità di dialogo, con quel pezzo di Italia che già oggi non si riconosce nell’attuale governo, e per poter parlare anche agli elettori che magari si sono rivolti a 5S e Lega per paura o per le facili promesse.
Fermo restando il ruolo della magistratura, la proposta di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta su quanto è accaduto a Genova credo sia politicamente la più idonea per onorare i troppi morti innocenti e per fare chiarezza sulla vicenda della concessione a Soc. Autostrade, su cui da esponenti del governo sono venute in questi giorni ricostruzioni peggio che approssimative, strumentali a lanciare accuse false e infamanti nei confronti del Pd. E qui viene, alla luce del clima di queste giornate, una domanda: la maggioranza e il governo hanno intenzione di ricercare un confronto civile sul merito, per il bene di Genova e dell’Italia, o pensano che si possa continuare ad additare il “nemico” nell’opposizione giocando su questa tragedia una cinica partita politica? Il Pd ha già detto giustamente che difenderà la sua onorabilità nelle sedi proprie ma ora credo che il punto da porre con grande nettezza di fronte all’opinione pubblica debba essere proprio questo: noi siamo pronti a dare un contributo di idee e di proposte alle grandi questioni che la tragedia di Genova ha posto sul tavolo, nel rispetto dei ruoli di maggioranza e opposizione. Cosa rispondono Lega e 5S? Può sembrare, di fronte agli attacchi di questi giorni, una risposta ingenua o “poco cazzuta” ma credo sia quella giusta e necessaria.
Ci sono molte ragioni per polemizzare duramente ogni giorno, in ogni istante, con questo Governo. Basti pensare in queste ore alla nave Diciotti cui il Ministro dell’Interno sta impedendo di attraccare in un porto italiano in violazione delle norme e del più elementare buon senso!
Ma la vicenda di Genova è un’altra cosa, e proprio perché da loro sono venuti in questi giorni attacchi violenti e strumentali, credo che noi si debba avere la forza di mostrare un altro approccio. Ripeto: se una comunità non trova ragioni per unirsi di fronte ad una tragedia come quella di Genova allora siamo davvero nei guai... E noi abbiamo il dovere di provare a far riflettere tutti su questo punto.
Un’ultima considerazione sul Pd. I fischi e gli applausi durante i funerali di alcune delle vittime del crollo del ponte Morandi ci hanno detto che l’umore degli italiani nei nostri confronti - soprattutto se ben alimentato dai professionisti della rabbia e della paura - è ancora quello del 4 marzo. Fa male, addolora ma non possiamo che ripartire da lì. Non per arrenderci, certo. Ma nemmeno per rispondere con arroganza e presunzione. C’è una domanda di cambiamento radicale che oggi si è rivolta ad altri protagonisti della politica italiana. Noi siamo convinti che le ricette di Lega e 5S siano sbagliate, irrealizzabili, rischiose per la crescita e la stabilità economica e fallimentari sotto il profilo dell’equità sociale. Ed è anche probabile che l’attuale maggioranza - di fronte alla possibilità di un fallimento - metta nel conto di scaricare su altri “nemici” la mancanza di risultati: l’Europa, i mercati, i poteri forti, i complotti...
In ogni caso se e quando arriverà quel momento non c’è nessuna garanzia che gli elettori tornino a guardare verso il Pd a meno che noi dimostriamo che abbiamo capito la lezione e che siamo capaci di cambiare. Non a partire dal nome, che rischia di essere una scorciatoia per cambiare meno possibile nella realtà, quanto piuttosto tutto il resto: idee, forma, linguaggi, facce.
A differenza di Renzi e di altri amici del Pd in questo momento ho più domande che risposte, sento l’esigenza di un maggiore approfondimento su come si deve fare l’opposizione oggi per costruire l’alternativa domani, sento che dobbiamo metterci alla ricerca di risposte nuove anche rispetto alle esperienze dei nostri governi per recuperare una sintonia, almeno una possibilità di dialogo, con quel pezzo di Italia che già oggi non si riconosce nell’attuale governo, e per poter parlare anche agli elettori che magari si sono rivolti a 5S e Lega per paura o per le facili promesse.
Per seguire l'attività di Marina Sereni: sito web