Le promesse non mantenute di Lega e M5S

Di Maio e Salvini hanno mentito per fini elettorali, ma soprattutto con questo decreto ingannano le lavoratrici e i lavoratori italiani. Non ci dividono certo i principi: chi non sarebbe d’accordo nel dichiarare guerra al precariato e alle delocalizzazioni selvagge? E chi non sarebbe pronto a combattere gli effetti terribili del gioco d’azzardo? La realtà però è altra cosa rispetto alla propaganda e il decreto #dimaio, al di là degli annunci, offre soluzioni sterili se non dannose.
Governo e maggioranza con questo decreto intervengono in una fase delicata della nostra economia complicando il funzionamento del mercato del lavoro, fanno costare di più il contratto a termine, senza far costare di meno quello a tempo indeterminato, confondono il precariato con la flessibilità del contratto di somministrazione, definiscono in modo generico ed incerto il concetto di “delocalizzazione” attraverso norme che saranno di complessa attuazione e che costituiscono un freno agli investimenti, dichiarano guerra al gioco d’azzardo ma anche no, legiferano sulla scuola con norme che produrranno disoccupati e contenziosi. Esattamente il contrario di quello che serve a questo Paese che sta tentando con difficoltà di crescere e rilanciare la propria economia.
Nel corso del dibattito, sia in commissione che in aula, il silenzio della maggioranza ė stato incomprensibile. Non una risposta, non un argomento, non un confronto sulle rispettive ragioni. Il Parlamento ė stato privato della sua funzione di luogo dedicato al confronto delle idee.
Ciononostante, siamo riusciti in Commissione Lavoro a:
- far cambiare radicalmente parere sul pagamento del contributo aggiuntivo per i datori di lavoro di colf, badanti e baby sitter. Al lavoro domestico quindi non si applicherà il decreto #dimaio. Un risultato importante e non scontato, che premia la nostra ostinazione a tutela delle famiglie e di chi lavora. Viene così eliminata una norma ingiusta che penalizzava il lavoro domestico, con pesanti costi aggiuntivi sulle famiglie italiane;
- sottolineare l’incongruenza del decreto che se da una parte aumentava l’indennità di licenziamento illegittimo nel suo minimo e nel suo massimo, dall’altra lasciava inalterata l’indennità nel caso della conciliazione. Abbiamo quindi fatto notare che il datore con il precedente regime poteva essere condannato a pagare fino a 24 mensilità, che il decreto #dimaio ne prometteva 36, ma che il datore di lavoro in sede di conciliazione ed evitando la causa avrebbe potuto staccare un assegno di sole 18 mensilità al lavoratore. Anche l’indennità di conciliazione, dunque, con il nostro intervento è stata aumentata. Dato che non si è intervenuti sui coefficienti fissi che prevedono che l’indennità ammonti a due mensilità per ogni anno di lavoro, inoltre, la promessa di 36 mensilità si potrà avverare solo dal 2027, e cioè solo nel caso in cui il lavoratore assunto nel 2015 (data in cui è entrato in vigore il decreto Poletti), venga licenziato dopo aver lavorato più di 12 anni… insomma chi vivrà, vedrà.
Avevano promesso che avrebbero subito reintrodotto l’art 18. E invece hanno platealmente votato contro la reintroduzione dell’art 18, qui il video del mio intervento»