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L'unica via è la Politica

Scritto da Emanuele Fiano.

Emanuele FianoA tutto c’è una soluzione. Sembra una banalità, ma è forse la lezione più profonda che ho attinto dalle donne e dagli uomini che sono tornati vivi dalle fabbriche di morte. Da coloro che hanno resistito.
La storia siamo noi, con i nostri errori e le nostre possibilità; se non credi di avere responsabilità puoi smettere di fare politica.
Per noi, per chi si impegna in prima persona nella “polis”, la soluzione, che ci affanniamo a cercare, è a portata di mano: la Politica.

I nomi e le liturgie sono solo relativamente importanti, determinanti, invece, sono, le “visioni”, le idee e i programmi. La capacità di trasmettere la certezza del cambiamento possibile, l’abilità di comunicare che il nostro futuro può essere migliore del presente. Sta a noi scegliere le priorità.
Per questo, anche per questo, il Partito Democratico deve bastare a se stesso, come soggetto politico e culturale, riconoscibile e forte, e poi, in base alla propria identità ed elaborazione, deve ampliare le sue alleanze, il suo campo di relazione sociale e politica.
Il PD deve essere un Partito di sinistra, popolare, interclassista, riformista; capace di raccogliere attorno alle sue proposte e alle sue visioni, i più ampi settori sociali, produttivi, culturali e generazionali, unendoli nella prospettiva di una società pienamente e compiutamente libera ed equa, mobilitandoli sulle politiche progressive che a questo obiettivo sono finalizzate.
Noi siamo i figli del pensiero umanista e della migliore tradizione del solidarismo, noi siamo quelli di “Libertà, Fratellanza, Uguaglianza.” cui abbiamo unito nel corso degli ultimi 150 anni, la giustizia sociale, i diritti individuali e quelli economici, la dignità e l’emancipazione insieme al diritto alla piena autodeterminazione dell’individuo come dei popoli.
Ma anche nella nostra comunità politica, giustamente, non tutti la vediamo allo stesso modo, non tutti condividiamo le stesse vie e gli stessi strumenti.
E su questo dobbiamo confrontarci, senza ipocrisie e senza unanimismi di facciata, fuori dalla gabbia di un presunto “politicamente corretto”, di una “real politik” che troppo a lungo non ci ha fatto affrontare, vivendoli responsabilmente, i nodi del nostro tempo.
Secondo me non abbiamo bisogno di una nuova formale “carta dei valori”, avendo già chiari quali siano quelli della sinistra riformatrice e democratica, quelli del socialismo democratico e liberale e del popolarismo. Non abbiamo bisogno di “nuovi valori”, noi abbiamo bisogno rendere vivi e attivi quelli che da sempre ci caratterizzano, praticarli e attraverso essi costruire le nostre risposte, senza camuffamenti, ritardi o incertezze.
Noi abbiamo bisogno di un vero congresso sulla futura linea politica, ne abbiamo bisogno molto presto! Un congresso basato sulle idee, le pratiche e le riforme della nostra politica e non su semplici volti. Se non lo faremo, se ritarderemo la definizione della nostra identità, del nostro campo, se non avremo il coraggio del confronto politico anche duro, se non saremo noi a scegliere quale partito vogliamo, saremo travolti.
E la marginalità sarà il nostro destino. Perché, come diceva Aldo Moro: "Un partito che non si rinnovi con le cose che cambiano, che non sappia collocare e amalgamare nella sua esperienza il nuovo che si annuncia, il compito ogni giorno diverso, viene prima o poi travolto dagli avvenimenti, viene tagliato fuori dal ritmo veloce delle cose che non ha saputo capire e alle quali non ha saputo corrispondere.”
Io però al destino credo poco, il futuro preferisco costruirlo.

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