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La curva e l'emiciclo, chiacchiere da bar

Scritto da Roberto Pecoraro.

Roberto PecoraroIn questo breve scritto vorrei trattare un tema spinoso; quasi tabù, per certi versi. La politica.
Cosa pensate della politica?
E dei politici?
La politica è un argomento che rischia di scatenare liti in famiglia, discussioni tra amici, talvolta scontri fisici.
Insomma, quando si parla di politica si assume la veste di tifosi: si parteggia!
Prima di scrivere queste righe, ho riflettuto sul fatto che avrei potuto ricevere alcune critiche. Credo, però, che valga la pena correre il rischio.
Vorrei partire dal linguaggio della politica, o meglio dei politici, negli ultimi 25 anni.
Silvio Berlusconi, nel lontano 1994, in un messaggio preregistrato della durata di 9 minuti, usava la metafora della “discesa in campo”. Stuzzicava così, con maestria comunicativa, lo spirito “tifoso” degli italiani.
A Berlusconi si contrappose, maldestramente, la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto.
La Lega Nord, nel frattempo, mettendo in primo piano l’effige di Alberto da Giussano con tanto di spada sguainata, chiedeva l’indipendenza della fantomatica Padania al grido: “noi ce l’abbiamo duro”.
Negli anni successivi si ricordano diversi “Vaffa Day”, contro tutta la classe politica indistintamente. In ultimo, la triste (a mio avviso) declinazione del “Partito Ditta”, di bersaniana memoria; con la divertente smacchiatoria di giaguari, mai entrata in funzione.
Gli esempi sopra citati hanno qualcosa in comune: si rivolgono ad una parte (quella buona, la nostra) in contrapposizione ad un’altra parte (gli avversari, in alcuni casi connotati addirittura come nemici).
Scendere in campo, la macchina da guerra, la spada, il Vaffa, la Ditta: tutte categorie e suggestioni non inclusive ma che, piuttosto, escludono, si contrappongono, competono.
Gli italiani si sono quindi suddivisi in tifoserie, fazioni, gruppi, per affrontarsi a viso aperto nei talk show susseguitisi negli anni, con forme leggermente diverse ma medesima sostanza.
Ma è davvero questo la politica?
Davvero confrontarsi tra persone di partiti diversi deve equivalere alle chiacchiere da bar, ai sentito dire, allo stare su due curve opposte di uno stadio?
No, la politica non è questo!
La politica (da qui in poi userò la P maiuscola) è occuparsi di problemi concreti, immaginare un’idea di futuro e fare in modo che accada.
E’ la dimensione del sogno che diventa realtà.
E’ l’insieme, il noi, il senso di una comunità (ricordate “yes, we can”?), a prescindere dall’appartenenza ad un partito o una fazione.
La Politica è anche riconoscere dignità, valore ed attenzione a chi non fa parte del proprio partito, a chi sta nello schieramento opposto. È lavorare insieme per risolvere problemi concreti.
Avere la fortuna di occuparsi di Politica significa sentire la responsabilità di avere a che fare con una materia impalpabile: i sogni delle persone, le loro aspettative.
Fare Politica significa mettersi al servizio, non “farsi servire”; da qualunque parte dell’emiciclo ci si trovi. Vuol dire donare i propri talenti alla comunità, anche senza il corrispettivo di un pagamento. Ciò accade molto spesso a livello locale: diversi si occupano della cosa pubblica intesa in senso lato, anche soltanto affrontando un problema del quartiere.
Lo fanno senza secondi fini, senza retribuzione, sottraendo tempo ai propri affetti.
Lo si fa perché si sente che ne vale la pena, perché si è convinti che il sorriso di chi sogna lo stesso nostro sogno possa essere una degna ricompensa.
Non è nemmeno vero che i politici sono tutti ladri, anche questo fa parte del linguaggio da bar e da stadio. Nei giorni scorsi mio figlio di 7 anni mi ha chiesto cos’è la Politica: ecco, gli ho spiegato le ragioni per cui è una cosa bellissima!
calcioGli ho spiegato che la Politica non è come il tifo per la squadra del cuore. Aderire ad un partito o ad un movimento non vuol dire avere trovato il modo giusto per guardare il mondo ma semplicemente “un” modo, quello a cui si è più affini.
A casa, dopo cena, guardiamo un po’ i cartoni animati, poi leggiamo un libro: i bimbi sconoscono l’esistenza dei talk show.
La domenica invece guardiamo la partita, anche noi siamo tifosi!

Per contattare Roberto Pecoraro e seguire la sua attività: Twitter @RoPecoraro - Pagina Facebook - Sito web

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