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I territori della regione Lombardia

Scritto da Aldo Bonomi.

Articolo di Aldo Bonomi pubblicato da Il Sole 24 Ore.

Al Festival città impresa di Bergamo si è ragionato molto dei territori della regione Lombardia che sono tra i più esposti e intrecciati alle economie mondo. Le dinamiche flussi/luoghi hanno impattato e disegnato le quattro Lombardie. Prima abbiamo visto la salita verticale della piattaforma metropolitana milanese, in una rappresentazione molto giocata dentro le mura della città centrale nel suo ambire a diventare porta globale dell’economia della conoscenza a base urbana.
Oggi il ruolo della metropoli lombarda deve essere letto su diverse scale di rapporto con i territori. Milano non è solo “città-Stato” nucleo globale trainato dalle reti lunghe e dalle funzioni, o “città anseatica” degli scambi di merci e conoscenza, ma anche “città-Regione” se si vive come “città fuori dalle mura”.
Guardando ai comuni di prima e seconda fascia di un’area metropolitana ormai saldata con la città centrale e al tessuto urbano regionale che la circonda. Sui territori diventa centrale l’intreccio tra potenza delle tecnologie di rete e centralità dei legami di riproduzione sociale: abitare, socialità, formazione, qualità della vita, cura, stanno diventando campi sempre più centrali, nel ridisegnare piattaforme territoriali. Cambiamenti che si riflettono su forme di governance a geometria variabile che comprendono attori delle reti di interconnessione (operatori real estate, piattaforme tecnologiche, utilities, imprese, università, strutture ospedaliere, centri di ricerca) in rapporto con le istituzioni. Dinamica che innerva e cambia anche la seconda Lombardia: la pedemontana lombarda, quella delle migliaia di imprese e milioni di addetti nel caleidoscopio dei lavori e dei distretti.
Sono in accelerata metamorfosi le città distretto brianzole che alimentano il Salone del Mobile come quelle del tessile o dell’automotive… Sono nella selettiva transizione dal distretto alla filiera. Qui le città medie che vanno dall’Aeroporto di Malpensa (Va) sino a quello di Montichiari (Bs), passando per quello di Orio (Bg) con anche Como e Lecco, non sono solo corona di Milano. Sono in metamorfosi, assumono centralità terziaria, diventano parte dell’intelaiatura urbano-regionale di opportunità e vincoli rispetto a un tessuto neoindustriale non più basato sulla proliferazione orizzontale che caratterizzava la “vecchia” città infinita dominata dall’antropologia dell’operosità diffusa da capitalismo molecolare, ma sullo strutturarsi di un capitalismo intermedio servitizzato e interconnesso “oltre le mura” dell’impresa, distante dal vecchio “fare in proprio”, sia nelle componenti manifatturiere che in quelle distributive. Vi è poi l’asse della Bassa padana compreso tra Pavia e Mantova, passando per Lodi e Cremona, chiamato da un lato, a governare l’espansione urbano-regionale del modello metropolitano (Pavia, Lodi, Crema) e di quello pedemontano, in particolare Cremona nel suo legame con la bergamasca e Mantova con il suo legame con il bresciano.
Nella bassa Lombardia convivono in una aspra dialettica la piattaforma agricola e quella ipermoderna della logistica. Vi convivono la transizione ecologica delle grandi filiere agroalimentari con la dimensione logistico-infrastrutturale, in cui l’atterraggio delle piattaforme del commercio elettronico amplifica la dimensione terziario-distributiva dei territori con ricadute in termini ambientali e sulle forme dei lavori. Infine, vi è la piattaforma dell’arco alpino, distretto turistico e transfrontaliero che va dalla Insubria alla Valtellina sino all’alta Valcamonica. È investita dalla questione ambientale con la crisi dei modelli turistici basata sull’industria della neve e sull’uso delle risorse ambientali come acqua e legno, in questi tempi di crisi energetica siccità e “inverno liquido”.
Grandi temi che si intrecciano con il destino dei comuni-polvere investiti dalla spirale demografica negativa e dalla riduzione dei servizi pubblici essenziali (sanità, istruzione, mobilità). I processi in atto nelle quattro piattaforme non sono certo processi privi di elementi drammatici, avendo in sé una determinante selettiva particolarmente potente che lascia sul terreno naufraghi dello sviluppo, vuoti urbani, paure sociali. Tante faglie che chiamano la politica e le istituzioni a un’opera di ricucitura e di tessitura da declinare in maniera specifica a seconda dei territori, tenendo conto che la progressiva integrazione funzionale delle piattaforme non produce automaticamente coesione sociale, senza una piattaforma sociale che tiene assieme le quattro Lombardie.
Oltre al racconto dei processi alti del cambiamento occorre accompagnare la nuova composizione sociale dei piccoli comuni, delle città distretto e delle città medie verso e con la città regione. Non è solo questione di governo del territorio orientata al “funzionamento”, ma di territorializzazione del welfare e delle sfide ambientali. Questioni che rimandano alla creatività istituzionale sulla quale dovranno esercitarsi i futuri amministratori.