A Natale no al consumismo

Il Natale come dono. Nella sua catechesi il Papa ha osservato che “il Natale ci invita a riflettere, da una parte, sulla drammaticità della storia, nella quale gli uomini, feriti dal peccato, vanno incessantemente alla ricerca di verità, di misericordia, di redenzione; e, dall’altra, sulla bontà di Dio, che ci è venuto incontro per comunicarci la Verità che salva e renderci partecipi della sua amicizia e della sua vita”. Francesco lo ha definito un “dono di grazia” che “riceviamo attraverso la semplicità e l’umanità del Natale”. Un dono capace di “rimuovere dai nostri cuori e dalle nostre menti il pessimismo, che oggi si è diffuso a causa della pandemia”.
Poi, Francesco ha indicato la prospettiva di Dio: “Non ci ha guardato dall’alto, da lontano, non ci è passato accanto, non ha avuto ribrezzo della nostra miseria, non si è rivestito di un corpo apparente, ma ha assunto pienamente la nostra natura e la nostra condizione umana”.
Il nostro bisogno di tenerezza. Soffermandosi sui modi di prepararsi a celebrare il Natale, il Pontefice ha invitato a “meditare un po’ in silenzio davanti al presepe”. Ricordando la sua lettera “Admirabile signum”, Francesco ha espresso la certezza che “alla scuola di san Francesco d’Assisi, possiamo diventare un po’ bambini rimanendo a contemplare la scena della Natività, e lasciare che rinasca in noi lo stupore per il modo ‘meraviglioso’ in cui Dio ha voluto venire nel mondo. Questo farà rinascere in noi la tenerezza”. Il Pontefice ha poi raccontato un suo recente dialogo sulla tenerezza con alcuni scienziati con i quali ha toccato i temi dell’intelligenza artificiale e dei robot.
Fonte: Sir