Ricandidatura? Vorrei che fosse collettiva

Sulla possibilità di ricandidarsi come sindaco di Milano, Beppe Sala continua a interrogarsi: "In queste settimane sto lavorando a un progetto di evoluzione della città e mi sto confrontando con le sue ambizioni. Voglio capire se queste idee sono in grado di sorreggere il bisogno di cambiamento che è evidente anche a Milano", dice in un'intervista al Corriere della Sera. Se si ricandiderà "voglio che sia una candidatura collettiva", in questo momento "è necessario allargare la riflessione". Il futuro di Milano, per Sala, "parte dal suo presente. La nostra è una città che deve recuperare nell'oggi il suo dinamismo, che è la sua vera natura. In senso generale, poi, il futuro di Milano è verde". Si lavora molto "sulla transizione ambientale, perché siamo convinti che sia il modo per riequilibrare un sistema che produce differenze e penalizzazioni".
In questa fase difficile e inedita, per il sindaco "il salvinismo è in una chiara fase involutiva". Quando le cose vanno veramente male "la gente non si accontenta più di slogan, vuole concretezza e preparazione". Dell'indagine sui camici in Lombardia "ogni giorno viene fuori un pezzo", per questo Sala ha deciso di commentare solo quando "il quadro sarà compiuto". Comunque alle prossime regionali "il centrosinistra ha il dovere politico e morale di riprendersi questa grande Regione, che non merita di essere guidata da una Lega di slogan e senza idee". Venendo agli sgravi fiscali per il sud di cui ha parlato il Ministro Provenzano, secondo Sala "è evidente che questo governo rischi di guardare più al Sud che al Nord". La soluzione "è trovare un equilibrio tra Nord e Sud, ma stiamo attenti a buttare lì proposte sulla fiscalità". Di fronte alle frasi di De Luca sui morti a Milano dopo gli aperitivi, "ho pensato che io non sono così e non voglio essere così". Una possibile seconda ondata lo preoccupa perché in Lombardia, "le criticità sono evidenti, in particolare la debolezza del presidio sanitario territoriale".