25 aprile: oggi serve la stessa unità

"E' davvero importante il concetto di memoria - ha detto Franceschini - perché per un ragazzo di 15 anni la guerra, la Resistenza, la Liberazione e l'Olocausto sono lontani come per esempio il Re Umberto I era lontano dai quindicenni della mia generazione. E' temporalmente molto lontano, e più si allontana, più diventa storia e meno si distingue la drammaticità dei fatti. C'è bisogno di tenere attuale la memoria, visti i rigurgiti. Le paure scatenano pulsioni in varie parti d'Europa che sembravano impossibili".
"Ma della memoria c'è bisogno nella fase che abbiamo davanti. Questa drammatica vicenda (del coronavirus ndr) - ha sottolineato ancora - è come una guerra, è un punto di rottura, non sappiamo quando e come tornerà la società. Dobbiamo aver presente che dopo la Seconda Guerra mondiale l'Italia ha avuto delle energie straordinarie per la ricostruzione materiale e morale. Non c'erano i sussidi, eppure l'Italia seppe vivere un momento di unità e solidarietà. E non è che non ci fossero scontri politico, anzi, c'erano i blocchi, quindi gli scontri erano anche più forti. Ma c'era qualcosa che univa, gli avversari politici che si bastonavano sapevano dove fermarsi e mettersi insieme a difendere i valori comuni. Dopo il coronavirus dovremmo vivere in un Paese più unito, più solidale e allora avremmo una velocità di ricostruzione oppure sprofonderemo nelle divisioni. La memoria di quello che hanno fatto i nostri padri e madri ci può indicare la strada".