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Alleanza nel nome di Draghi, con M5S è finita

Written by Dario Franceschini.

Intervista del Corriere a Dario Franceschini.

Dario Franceschini, confessi: voi del Partito democratico, dopo quello che è successo, con la caduta del governo Draghi, vi siete pentiti di essere stati a lungo alleati del Movimento 5 stelle...
«Io rivendico quello che abbiamo fatto in questi anni. Non solo perché l’alleanza con loro e la nascita del governo nel 2019 hanno impedito che Salvini prendesse in mano il Paese - e non oso immaginare che sarebbe successo con la pandemia, la crisi economica e la guerra in Ucraina - ma anche perché sapevamo che quel percorso avrebbe aiutato l’evoluzione dei 5 stelle. E un’evoluzione c’è stata. Come dimostra l’esperienza di governo con il M5S e come testimonia la strada intrapresa da alcuni di loro, a cominciare da Di Maio, e il travaglio dei ministri e di tanti deputati che avrebbero votato la fiducia. Purtroppo questo percorso è stato interrotto drasticamente da Conte, e me ne dispiace».
Perché a suo giudizio il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha deciso di agire così e di far precipitare la situazione fino a provocare la caduta del governo Draghi?
«Le sue ragioni sono difficili da capire. E faccio fatica anche a immaginare come un movimento nato come anti sistema, che poi si è trovato a governare il Paese per cinque anni con tre maggioranze diverse, improvvisamente possa tornare a essere un movimento anti sistema. Non ci può credere nessuno e gli italiani non seguiranno questo zig zag politico. Comunque questo strappo rende impossibile ogni alleanza con i 5 stelle. Del resto, lo avevamo detto con chiarezza, anche io a Cortona, il 3 luglio scorso. La mia affermazione era stata presa come una minaccia, in realtà era una constatazione. La rottura sulla fiducia al governo rende impossibile l’alleanza».
Comunque, il danno ormai è stato fatto, il governo Draghi è caduto e i responsabili dello scioglimento anticipato della legislatura sono più d’uno.

«Già, più di tutti Lega e Forza Italia. Con la guerra in Ucraina, la pandemia , il recovery da rispettare se non vogliamo perdere quei miliardi, l’inflazione, le tensioni sociali previste per il prossimo autunno, questi incoscienti decidono di fare del male al nostro Paese, provocando la caduta di Draghi, l’italiano più credibile nel mondo, per un calcolo elettorale. Per fortuna c’è la quasi certezza che quando Salvini fa una mossa la sbaglia».
Franceschini, ma come si andrà alle prossime elezioni, visto che nel corso di questa vicenda si sono frantumate alleanze, si sono consumate scissioni e ci sono state anche fuoriuscite di singoli esponenti politici?

«Questa rottura così drammatica e improvvisa ha creato uno schema politico nuovo nel Paese. Come si è visto plasticamente dall’aula stamattina (ieri per chi legge, ndr): quando è entrato Draghi alle 9 metà aula ha fatto una lunga standing ovation mentre l’altra metà restava zitta e seduta. Ecco, io credo che le prossime elezioni saranno sostanzialmente una sfida tra chi ha difeso Draghi e chi invece ha buttato tutto a mare. Si svolgeranno secondo uno schema temporaneo ma un po’ diverso rispetto alla normalità. Da una parte gli europeisti e i riformisti che hanno sostenuto l’esperienza del governo Draghi e l’avrebbero continuata, dall’altra parte i sovranisti, gli anti europeisti, il centrodestra senza più centro, perché il partito di Berlusconi è evaporato. Non voglio coinvolgere Draghi, perché so bene qual è la scelta che ha fatto, che non ha nessuna intenzione di fare un percorso politico e noi non lo tireremo per la giacchetta. Ma è uno schema inevitabile, che prescinde dalla sua volontà».
Quindi dopo il campo largo, che è naufragato sullo scoglio dei 5 stelle, lei immagina un campo che per semplificare potremmo chiamare campo Draghi...

«Io penso che nel Paese si dovranno confrontare da una parte le forze e le persone che hanno votato la fiducia, o che l’avrebbero votata alla Camera, un campo che si compone intorno al Pd, poi con il partito decideremo come, con quali modalità, e dall’altra chi ha affossato Draghi. Tra chi lo ha difeso ci sono forze e personalità diverse che potranno stare insieme in un rassemblement elettorale, non improvvisato perché maturato nella comune esperienza e agenda di governo, per vincere nei collegi uninominali».
Franceschini, si tratta di un’area veramente molto vasta, che va da Luigi Di Maio, a quei 5 stelle che probabilmente a breve lasceranno Giuseppe Conte, al ministro della Salute Roberto Speranza, al leader di Italia viva Matteo Renzi a quello di Azione Carlo Calenda, passando per i ministri Renato Brunetta, Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. Un campo non largo ma larghissimo...

«Come le ho già detto, discuteremo nel partito se e come organizzare questo campo, però io penso che questo schema risponda alla vera domanda che il Paese fa alla politica: perché avete buttato a mare il governo? Una domanda, sia detto per inciso, che si fanno anche gli elettori di Forza Italia e Lega: il ceto produttivo del Nord, i piccoli imprenditori, gli amministratori…».
Ma il Partito democratico riuscirà a mandare in porto un’operazione così impegnativa e ambiziosa?

«Possiamo farlo perché abbiamo un partito unito attorno al segretario. Non è capitato molte volte nella storia del Pd, ma adesso è così. Siamo un partito unito con una gestione molto collegiale».
Franceschini, lei parla così, immagina un rassemblement basato sull’agenda Draghi, però la vostra, alle elezioni del 25 settembre, viene descritta da più parti come una sconfitta annunciata nei confronti del centrodestra.

«Un rassemblement così largo, interprete e garante dell’agenda Draghi batterà la destra. Negli elettori della Lega, di Forza Italia e in generale nei mondi moderati c’è il dissenso totale rispetto a quello che hanno fatto questi partiti. Si sono presi una responsabilità enorme di fronte al Paese e il Paese non lo dimentica».
Franceschini, voi ora dite «mai più con il Movimento 5 stelle», però si è diffusa una voce, suffragata da alcuni esponenti del centrodestra, secondo la quale voi l’altro ieri, al Senato, con Conte, avete cercato di mettere in piedi un governo giallorosso con Draghi premier per salvare la legislatura. Dica la verità, come è andata?

«Stupidaggini. Ieri abbiamo semplicemente cercato di convincere Conte a votare la fiducia. Non ci siamo riusciti e gli abbiamo ripetuto quello che Letta ha detto in più occasioni, cioè che la scelta di non votare la fiducia avrebbe pregiudicato ogni possibilità di andare insieme alle elezioni. Nessun Draghi bis o governo giallo-rosso, tutte fantasie».