Il rilancio del PD parte dai territori
La refrattarietà al cambiamento, il conservatorismo sociale ancor più che economico, l’estenuante strumentalizzazione di paure e insicurezze quotidiane: tutti questi elementi persistono nelle pieghe nemmeno tanto nascoste della coscienza del Paese, e rappresentano ancora i segni più riconoscibili dell’alternativa a ciò che il Partito Democratico e il centrosinistra stanno cercando di costruire. La confusione nel campo avverso non ridimensiona tali pericoli, e a livello locale si è assistito in molti casi ad un ricompattamento per fini elettorali che ha miscelato queste istanze con la crisi di rigetto nei confronti della politica che, con imperdonabile faciloneria, qualcuno ha creduto ormai alle spalle dopo l’avvento del ‘nuovo corso’ renziano.
In questa situazione, i tanti candidati sindaci del PD non possono fare altro che rilanciare il valore di una amministrazione che conosca e affronti i problemi, si assuma la responsabilità di una trasformazione consapevole del territorio, e costruisca con i cittadini un nuovo rapporto fondato sulla trasparenza delle scelte e degli atteggiamenti. Solo questo consente la definizione di un’idea forte di politica, la stessa che il Partito Democratico sta lavorando per consolidare nel Paese, ma in una declinazione ancora più concreta, che sappia marcare la netta differenza rispetto al populismo delle destre proprio sul terreno del merito e della prospettiva.
Oggi più che mai questa cultura del governo locale, che ha fatto storicamente la fortuna del centrosinistra, va spesa fino all’ultima goccia fino al 14 giugno per confermare e allargare il consenso. Per lo stesso motivo, già dal giorno dopo dovrà essere primaria preoccupazione per il PD pensare a come consolidare questo patrimonio, dando forza e continuità ad una classe dirigente diffusa sul territorio, da formare e selezionare sull’esperienza e la competenza. La sfida per il Partito del futuro consisterà soprattutto in questo.