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Oltre le contraddizioni del capitalismo

Written by Leonardo Becchetti.

Articolo di Leonardo Becchetti pubblicato da Avvenire.

L’anno che ci siamo lasciati alle spalle è stato caratterizzato da alcune vicende che fanno riflettere e incarnano perfettamente i pregi e le contraddizioni del capitalismo. Una eredità utile per il 2022 appena iniziato. A Campi Bisenzio il fondo di private equity che controlla Gkn ha chiuso in luglio uno stabilimento che faceva utili licenziando 422 dipendenti per delocalizzare e aprire in Slovenia dove i costi del lavoro sono minori e il rendimento del capitale è maggiore. La Caterpillar, un’altra grande azienda, con motivazioni e in situazioni simili ha chiuso il suo impianto di Jesi. Il fondo Kkr ha proposto amichevolmente di diventare azionista di controllo di Tim, ma in questo caso il governo italiano ha voce diretta in capitolo e l’ha usata, affermando che la tutela della rete, risorsa strategica per il Paese, e dei livelli occupazionali di una grande azienda che occupa decine di migliaia di persone non è sacrificabile.
Il modello capitalista ha portato enormi benefici aumentato produzione, innovazione, valore aggiunto e ricchezza (non dimentichiamo che la rivoluzione industriale e il progresso scientifico hanno aumentato di quasi cinquant’anni l’aspettativa di vita umana rispetto ai tempi della nascita di Cristo), ma ha anche creato enormi problemi direttamente derivanti dal suo 'peccato originale' (la priorità data alla massimizzazione del valore per gli azionisti costi quel che costi in termini sociali e ambientali). È possibile deviare da questa legge di gravità del capitalismo conciliando i suoi pregi (del rendimento del capitale beneficiano alla fine i risparmi e le pensioni) ed eliminando i suoi effetti su insostenibilità sociale ed ambientale?
Proviamo a rispondere alla domanda prima a livello micro (l’ottica dell’impresa) e poi a livello di politiche generali. È un dato di fatto che un’impresa quotata in Borsa e sottoposta alla minaccia di scalata, o non quotata ma controllata da un fondo di investimenti (temporanei), non può deviare dal principio della massimizzazione del valore del capitale (i primi due esempi citati, Gkn e Caterpillar, fanno scuola). Ma questo obiettivo è anche quello socialmente e ambientalmente auspicabile ? Lo è nei casi di situazioni win-win, cioè quando l’aumento del valore creato per gli azionisti si accompagna a sostenibilità sociale e ambientale (come accade, per esempio, quando le aziende aumentano l’efficienza energetica dei loro processi produttivi riducendone i costi).
Ma sarebbe ingenuo pensare che questa sia la regola o addirittura che accada sempre così. Nel caso di Campi Bisenzio come in moltissimi altri l’obiettivo dell’aumento della remunerazione del capitale entra in conflitto con il rispetto del lavoro e della vita di intere famiglie. Come è possibile per un’impresa sfuggire a questa logica? Esistono molti altri modi di stare sul mercato e molte altre forme societarie dove i rapporti di forza tra azionisti e gli altri protagonisti dell’attività d’impresa non sono orientati alla dittatura dell’azionista, ma diversamente equilibrati e cristallizzati (si pensi alle tradizionali e storiche forme d’impresa cooperativa di consumo, di produzione, oppure alle banche di credito cooperativo o, ancora, alle moderne cooperative sociali e alle nuove benefit corporations che abbinano obiettivo sociale ed economico).
Si paga un prezzo alla scelta di sfuggire alla logica della massimizzazione del valore del capitale? Sì perché la capacità di attrarre capitali freschi di un’azienda che non promette la massimizzazione del valore del capitale è ridotta, ma si tratta di un prezzo accettabile che tante aziende che seguono vie diverse pagano restando ottimamente in gioco e generando benefici sociali e ambientali non solo quando questi non sono in contrasto con il massimo rendimento del capitale.
Quale deve essere il ruolo di un governo in questa partita? Innanzitutto, un forte e deciso sostegno alla biodiversità organizzativa e alla diversità di forme d’impresa per favorire la nascita di 'ecosistemi' che coniugano valore economico, sostenibilità ambientale e sociale invece di distruggere ambiente e relazioni comunitarie. In secondo luogo, promuovere e sostenere le energie positive della società favorendo la diffusione di informazioni su qualità sociale e ambientale di imprese e prodotti per favorire un 'voto col portafoglio' informato dei cittadini.
In terzo luogo, votare esso stesso col portafoglio con regole degli appalti generative ed ispirate a criteri ambientali e sociali e non solo alla logica del prezzo. Infine, come ha in programma di fare l’Unione Europea, creando border-adjustment taxes che combattano la concorrenza sleale di aziende che producono in Paesi terzi con standard inferiori a quelli minimi accettabili. Il 2021 si chiude con i soliti problemi sociali e ambientali e i soliti dilemmi e interrogativi.
La sfida dell’anno che verrà è da un po’ di tempo sempre la stessa: trovare le vie per un modello in grado di conciliare creazione di valore economico con sostenibilità sociale e ambientale. L’azione congiunta di cittadini responsabili che votano col portafoglio, di imprese più ambiziose che mirano a impatto e non solo a profitto e di istituzioni illuminate in grado di mettere in moto le energie buone dei primi e delle seconda è l’unica risposta possibile.