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Liberazione anche a Cusano Milanino

Written by Lorenzo Gaiani.

Lorenzo Gaiani Settant'anni fa, in queste ore, iniziava il grande movimento di uomini e di mezzi che , di fronte alla crisi terminale delle forze del Terzo Reich in Italia e dei loro manutengoli della falsa Repubblica di Mussolini, conduceva il movimento partigiano a liberare larga parte dell'Italia settentrionale prima che sopravvenissero le truppe Alleate avanzanti da sotto il Po.
Anche a Cusano Milanino giungeva questo movimento, e se i nazisti rimanevano asserragliati nella villa di Milanino che avevano requisito come sede del loro comando, alcuni giovani ardimentosi delle SAP, le Squadre di azione partigiana, lanciavano delle bombe a mano nella sede del Fascio repubblichino in quella che ora è la piazza XXV aprile, costringendo gli sgherri di Mussolini alla resa.
Un drappello di partigiani si portava a Paderno Dugnano, dove il Sindaco designato dal CLN, il comunista Gaetano Sangalli, svolgeva in forma semiclandestina la sua attività antifascista, per scortarlo in Comune, dove da subito, insieme agli Assessori designati dagli altri partiti, iniziò la sua attività a favore di una popolazione stremata da una guerra lunga ed infame.
In quei giorni terribili ed esaltanti si compiva la lunga lotta per la liberazione ed il riscatto del popolo italiano, che per alcuni era iniziata fin dal 1922, con la salita al potere del fascismo, mentre per altri la presa di coscienza dell'insostenibilità della dittatura sarebbe maturata progressivamente.
Molto si è speculato nel corso degli anni sulle divisioni all'interno del movimento resistenziale, ma a mio giudizio è un grave errore sottovalutare quello che è il dato più importante di esso, ossia l'aspirazione generale ed unitaria a farla finita con un regime oppressivo e negatore della libertà che oltretutto si era progressivamente asservito ad un regime ancora più inumano e sterminatore. Coloro che oggi rivendicano non si sa quali meriti alla cosiddetta Repubblica sociale debbono ricordare che essa fin dal suo sorgere proclamò i cittadini italiani di fede ebraica quali “stranieri” e “nemici” – e taluno ahimé considera “nemici” oggi coloro che fuggendo da miseria ed oppressione cerca di guadagnare le nostre coste alla ricerca di una speranza, e magari per tale speranza muore in alto mare- e che le sue numerose bande armate parteciparono attivamente al rastrellamento di questi innocenti in modo da meglio avviarli ai campi di sterminio nell' Europa orientale, e certamente i capi ed i quadri intermedi fascisti, da Mussolini in giù, erano ben consci di quella che sarebbe stata la loro sorte.
Qualunque errore possano aver compiuto gli uomini della resistenza essi erano nel giusto più del migliore dei sostenitori del fascismo, ed ha ben ragione il Presidente della Repubblica Mattarella a rifiutare ogni “pericolosa equiparazione” fra l'uno e l'altro campo, fra chi si batteva per la libertà, sia pure diversamente intesa, e chi si batteva per la dittatura e lo sterminio razziale. In questi anni un malinteso se non losco revisionismo ha tentato questa equiparazione riducendo la Resistenza a puro atto di terrorismo, dimenticando il contesto storico in cui essa si inserì e dimenticando soprattutto che nella guerra mondiale ci aveva spinti un dittatore vanesio ed irresponsabile al seguito di un altro dittatore che incarnava il male assoluto.
Certo, ci furono fatti di sangue anche dopo il 25 aprile, ma nessuno può sottovalutare il fatto che quando si scatenano le forze oscure e terribili della guerra è impossibile rimetterle dentro il vaso da cui sono fuoriuscite senza tener conto della passioni umane, esacerbate da un desiderio di giustizia immediata dopo anni di oppressioni e di pene.
E comunque, non possiamo dimenticare che da quei giorni di sangue sono nati frutti importanti e decisivi: settant'anni di libertà, la prima vera esperienza di governo democratico del nostro Paese garantita da una Costituzione frutto di un accordo trasversale fra forze politiche diverse, che contribuirono insieme alla sua redazione anche quando avevano cessato di collaborare a livello governativo e si apprestavano ad anni di dure polemiche reciproche.
La Costituzione è la base della nostra convivenza civile, è il documento che racchiude in sé i valori su cui la nostra Repubblica basa le sue fondamenta, e di cui ogni cittadino, non un qualsiasi partito, o un'associazione, o un gruppo di intellettuali più o meno illuminati, è il vero tutore, poiché ad ogni cittadino è consegnata. Gli stessi costituenti hanno però avuto chiaro che i valori fondamentali della Costituzione erano in qualche modo cosa distinta dagli strumenti che ne permettevano l'attuazione, rendendo quindi possibile emendare la Costituzione stessa o attraverso ampie maggioranze parlamentari o attraverso il ricorso al voto popolare.
E' inevitabile che si sia divisi su questa o su quella riforma: occorre tuttavia mantenere il rispetto reciproco poiché, salva l'irrinunciabile pregiudiziale antifascista, qualunque idea ha piena legittimità nel dibattito pubblico.
Noi leghiamo oggi questo settantesimo anniversario della nostra liberazione ad un gesto semplice e però mi sembra anche significativo: la scopertura di una targa nel palazzo comunale in cui sono inscritti i nomi dei Sindaci della cittadina che negli anni si è chiamata Cusano, Cusano sul Seveso e Cusano Milanino, dall'Unità d'Italia ai giorni nostri.
E' un atto di riconoscenza verso persone che hanno dedicato una parte più o meno larga del loro tempo al bene pubblico, ma è anche altro: è il riconoscimento del fatto che il Comune è l'istituzione di base della democrazia, il primo volto della Repubblica, quello che il cittadino incontro quando ha un bisogno, una necessità, un servizio da chiedere, un diritto da esigere.
Per questo è necessario che i Comuni, gli Enti locali, siano messi in condizione di funzionare, perché essi siano presidio e garanzia di libertà e di giustizia per i cittadini.
E per questo è giusto che i Comuni coltivino la memoria di se stessi, poiché è di memoria che si nutre il futuro.
La memoria di ciò che siamo stati, la memoria di chi è venuto prima di noi e ci ha permesso di essere quello che noi siamo e quello che vorremo essere.
Gloria eterna ai caduti per la libertà. Ora e sempre, Resistenza!

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