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Milano cerca di uscire dalla pandemia

Written by Beatrice Uguccioni.

Beatrice UguccioniArticolo di Beatrice Uguccioni pubblicato da Zona Nove.

Con enormi sforzi la nostra città, così come il nostro Paese e il Mondo, sta cercando di uscire - meglio di convivere - con questa pandemia che ci ha confermato quanto siano sempre più necessari investimenti in campo sanitario e, soprattutto, come sia fondamentale il ruolo della prevenzione, dell’assistenza domiciliare e dei medici di base che vanno valorizzati anche aumentandone il numero e non certo riducendoli, come avvenuto in tutti i quartieri negli ultimi anni.
Proprio per questo l’interlocuzione del Comune di Milano con Regione Lombardia, che detiene le competenze sulla sanità, deve farsi ancor più stringente perché garantisca servizi sanitari di base più efficaci, realizzando anche le Case della salute, ossia “una sede pubblica dove trovano allocazione, in uno stesso spazio fisico, i servizi territoriali che erogano prestazioni sanitarie, ivi compresi gli ambulatori di Medicina Generale e Specialistica ambulatoriale e sociali”.
Sarebbe senza dubbio una piccola rivoluzione avere a portata di mano e concentrati in un unico spazio servizi sanitari pubblici.
I mesi che abbiamo davanti saranno decisivi. Oltre alla sanità sarà fondamentale anche affrontare con uno sguardo nuovo e un rinnovato impegno i temi del lavoro e dell’abitare che si intrecciano anche con quelli ambientali. Senza dimenticare la scuola e la formazione che sono diritti fondamentali di cui in pandemia molti si sono dimenticati. Ma andiamo con ordine.
• Il lavoro: in pandemia abbiamo compreso come sia necessario avere uno spazio per il cosiddetto smart working, che nella maggior parte dei casi, di “smart” ha avuto davvero poco.
È per questo che immagino ambienti sempre più confortevoli, che possano sopperire alle difficoltà domestiche date da una convivenza in metrature, solo per pochi privilegiati ampie ed adeguate, ma che sono diventate delle gabbie per la maggior parte dei cittadini e delle cittadine, dal momento che hanno dovuto ospitare più di una persona in collegamento digitale e magari condividere lo spazio con figli e figlie, che hanno avuto necessità di seguire le lezioni in collegamento digitale.
Per questi motivi è opportuno, per esempio, mobilitare le forze per individuare spazi comunali o in convenzione con enti privati disponibili per ogni quartiere che prevedano anche un servizio di baby sitting.
• L’abitare: Milano resta una città a vocazione internazionale e inclusiva e, nella mia prospettiva, deve esserlo sempre di più. Deve essere sempre più attrattiva e sempre meno respingente.
E potrà esserlo solo potenziando le pari opportunità di alloggio, a prescindere dal reddito, per poter essere un punto di riferimento, una città ricca di chances anche per le tante persone, famiglie, studenti e studentesse che scelgono la nostra Milano per la sua naturale inclinazione ad essere un polo di eccellenze, ma anche fucina di talenti e di innovazione, di sostenibilità e solidarietà.
Per raggiungere questi obiettivi occorrerà continuare ad investire ancora di più in politiche e interventi di social housing come punto di incontro fra l’edilizia popolare e proprietà private, in modo da fornire alloggi qualitativi ma allo stesso tempo economici; potenziare le azioni volte a sostenere l’affitto a canone concordato che agevola sia gli inquilini che i proprietari offrendo prezzi calmierati per gli inquilini e supportando i proprietari attraverso agevolazioni fiscali (ad esempio: cedolare secca al 10%, riduzione dell’IMU e della base imponibile per l’IRPEF e l’imposta di registro); accelerare sulla realizzazione di studentati e soluzioni abitative dignitose e a prezzi abbordabili e convenzionati per chi decide di studiare a presso le nostre Università.
In questo senso come Amministrazione Comunale abbiamo già lavorato perché nei nuovi progetti edilizi siano previste quote per alloggi dedicati a universitari/ universitarie o direttamente studentati.
• La scuola: E ora voglio dedicare un pensiero alla scuola a cui ho rivolto il mio impegno per riuscire a riportare in aula i ragazzi e le ragazze.
È stato un lavoro delicato e certosino, in alcuni casi controvento e in solitaria, fatto con dirigenti scolastici, le rappresentanze di studenti e studentesse e poi anche con il tavolo della prefettura.
Mentre scrivo manca una settimana alla ripresa scolastica e sono contenta di poter dire che le lezioni riprenderanno al 100% in presenza anche per gli istituti superiori.
I ragazzi e le ragazze hanno dimostrato capacità di adattamento, ma non possiamo negare che molti sono stati anche i disagi, che non saranno superabili nel breve periodo.
Gli adolescenti e i giovani hanno il diritto di potersi riappropriare dei sogni, delle ambizioni, della semplicità propria della loro età. Abbiamo il dovere di affrontare con concretezza e determinazione, il ripristino di una visione di futuro per i nostri ragazzi e le nostre ragazze coinvolgendoli in questo percorso che insieme alle loro famiglie, ci porterà lontano, ristabilendo quella prospettiva di domani, senza la quale l’intera società perisce.

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