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Il mondo del lavoro

Written by Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli in tv a 7Gold.

Rispetto alla questione del lavoro, va fatto un ragionamento complesso perché si interviene su diversi fattori.
Un fattore era già in atto anche prima della crisi: le piccole e medie aziende tecniche faticavano a trovare personale anche prima e questo si lega al tema della formazione.
Dobbiamo intervenire per far passare la strana idea secondo cui gli istituti tecnici e professionali sono di serie B: credo che vadano valorizzati, si devono costruire percorsi diretti con le aziende e riqualificare alcuni mestieri.
C’è poi un problema legato al fatto che molti contratti saranno a tempo determinato. Anche i 30mila nuovi assunti nella Pubblica Amministrazione saranno a tempo determinato, essendo stabiliti con un provvedimento finanziato con il Recovery Fund, che implica che le risorse possano essere destinate solo ad assunzioni legate ai progetti da portare avanti.
Un altro tema riguarda la possibilità, che oggi non c’è, di cumulare lo stipendio di questi lavori con la cassa integrazione per chi vuole poi tornare nella propria azienda o altri ammortizzatori sociali e su questo è in corso una discussione. Vediamo se, dentro ad una riforma del welfare complessiva, è possibile fare uscire dal nero alcune cose che oggi avvengono e cumulare ammortizzatori sociali e contratti a tempo determinato.
Non mi convince la polemica sul reddito di cittadinanza, che sicuramente dovrà cambiare per una serie di ragioni e quel ruolo di accompagnamento per rientrare nel mercato del lavoro, per cui è stato previsto, di fatto non lo sta svolgendo per tante ragioni. È evidente, però, che c’è anche un problema legato ai livelli di salari che vengono proposti perché il reddito di cittadinanza arriva a circa 600 euro e se si chiede di lavorare in condizioni precarie, complicate e con stipendi più bassi di questo, c’è un problema. Anche ai giovani troppo spesso si propongono livelli salariali troppo bassi.

Siamo il Paese in cui c’è il tasso più basso di lavoro femminile, troppi giovani non riescono ad entrare nel mondo del lavoro e ad avere una stabilità nel mondo del lavoro fino a 30 o a 40 anni. Questa è la ragione per cui abbiamo insistito affinché nei provvedimenti del PNRR fosse chiaro che tutte le assunzioni che si fanno per utilizzare nei progetti nuova manodopera bisogna garantire che siano assunzioni che privilegino una percentuale significativa di giovani e di donne, così come già nella precedente Legge di Bilancio avevamo previsto incentivi per chi assume a tempo indeterminato giovani o donne al Sud.
Oggettivamente, c’è un nesso stretto tra il tipo di contratto e il livello salariale.
Il mondo del lavoro a tempo determinato, soprattutto stagionale, legato al turismo o altro, hanno contratti precari e a tempo determinato e i livelli salariali sono molto bassi a fronte di un impegno molto significativo.
Penso che un pezzo del problema, rispetto alla difficoltà di trovare lavoratori sia, quindi, legata alle prospettive e agli stipendi.
Se il reddito di cittadinanza (con cifre che arrivano al massimo a 600 euro) viene vissuto come un’alternativa al lavoro, è evidente che qualcosa non va.
Se ciò che non va è che si chiede un lavoro con disponibilità di circa 12 ore al giorno, fatica, senza pause e con un riconoscimento economico simile a quello del sussidio, è ovvio che le persone preferiscano tenere il sussidio e non lavorare. Il punto, dunque, è che bisogna arrivare a garantire salari adeguati, anche ai lavoratori stagionali, come è sempre stato. Non mi pare che in questa fase sia questa l’offerta che viene fatta da molti e questa può essere una delle ragioni per cui gli imprenditori faticano a trovare lavoratori.

È evidente che togliere il blocco dei licenziamenti da un giorno all’altro è un problema e fa bene il sindacato a sottolinearlo. Mi pare che si stia andando verso la ricerca di una soluzione in Parlamento che, in qualche modo, diversifichi l’intervento e verifichi quali sono le situazioni diverse nei vari comparti di mercato e, mentre si potranno sbloccare i licenziamenti per coloro che lavorano in settori che sono in grande ripresa, ci sono ancora settori che sono in difficoltà e resteranno in queste condizioni ancora e sbloccare lì la possibilità di licenziare comporterebbe probabilmente un significativo intervento e la perdita di lavoro per molte persone. Questo non vuol dire che verrebbero meno la cassa integrazione o altri ammortizzatori sociali, però, ci sarebbero molti licenziamenti.
L’idea, quindi, di sbloccare la possibilità di licenziare gradualmente, a partire dai settori dove probabilmente non ci sarà la necessità di farlo perché sono in ripresa, mantenendo il blocco per i settori più in difficoltà mi pare la strada su cui ci si sta orientando e su cui il Ministro sta lavorando.

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