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Milano, Mind e la città: pensiamo positivo

Written by Carlo Borghetti.

Carlo BorghettiArticolo di Carlo Borghetti pubblicato da Cooperazione e Solidarietà.

L’area che ha ospitato Expo Milano 2015 è oggetto oggi di un grandioso progetto di nome Mind (Milan Innovation District), ancora troppo poco conosciuto, il cui acronimo si potrebbe tradurre come “Distretto milanese dell’innovazione”, ma che in inglese significa anche “mente”. Parliamo di un’area di oltre un milione di metri quadri, molto infrastrutturata, che vede già la presenza di una fermata della metropolitana M1, di una fermata del Passante Ferroviario, e l’incrocio di autostrade intorno alle quali stanno sorgendo diversi interventi sia di carattere pubblico che privato.
In Mind, a Palazzo Italia, che fu il bellissimo padiglione italiano ai tempi di Expo, si sta sviluppando lo Human Technopole, un intervento pubblico avveniristico: un grande polo di ricerca sui temi delle scienze della vita, dove già ora lavorano ricercatori che si stanno via via arruolando tramite bandi internazionali.
L’ho visitato, e ho avuto il piacere di vedere al lavoro anche giovani cosiddetti “cervelli in fuga” che sono rientrati dall’estero, studenti e ricercatori italiani attratti dalle prospettive di sviluppo di questa iniziativa pubblica lanciata ai tempi del Governo Renzi. Nell’area si insedieranno anche facoltà scientifiche dell’Università Statale di Milano con relativo campus studentesco, e poi arriveranno vari interventi privati, con l’insediamento di grandi case internazionali che lì metteranno i loro headquarters, cioè i loro quartieri generali in Italia, creando così ulteriori occasioni di sviluppo economico.
Già ora chi passa può vedere un edificio in costruzione molto importante, di 16 piani, che ospiterà il nuovo ospedale Galeazzi, che porterà al suo interno altre attività sanitarie dislocate ora in altre parti di Milano e diventerà quindi un polo sanitario accreditato rilevante.
Chi conosce il territorio sa che questa area, oltre l’autostrada Milano-Torino, è connessa con un’altra grande area di sviluppo immobiliare e urbanistico chiamata “Cascina Merlata”.
Già si possono vedere grattacieli, torri di 17-18 piani, tutti residenziali, che sono collegati con l’area di Mind da una asserella già presente ai tempi di Expo; lì è previsto anche un grande centro commerciale e scuole, non lontano dalle fermate della metropolitana M1 di Molino Dorino e San Leonardo.
Anche se la pandemia ci fa sembrare tutto fermo e pare non darci una prospettiva di futuro, in realtà vinceremo la pandemia e il nostro territorio avrà qui occasioni di lavoro, che io auspico soprattutto per le generazioni più giovani.
Nella zona è prevista anche una nuova fermata della linea del Passante ferroviario, che sarà realizzata tra le attuali fermate di Certosa e Rho-Fiera, proprio per servire anche il nuovo grande quartiere di Cascina Merlata: il potenziamento del trasporto pubblico è strategico per uno sviluppo urbanistico che sia davvero sostenibile, e la sostenibilità è la cifra significativa dello sviluppo che vogliamo, sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista della mobilità.
Anche se durante la pandemia abbiamo visto che c’è una quota rilevante di inquinamento della città che non dipende dalle auto, bisogna spingere molto sulla mobilità sostenibile, anche elettrica, e bisogna continuare a lavorare sul trasporto pubblico come sta facendo il Comune di Milano, puntando sull’integrazione dei mezzi di trasporto, e sui parcheggi di attestamento: chi vive fuori Milano non dovrebbe entrare in Milano città in auto per andare al lavoro o a scuola, ma dovrebbe trovare conveniente e più efficace lasciare l’auto nei parcheggi in ingresso città, dove lasciare la propria auto e prendere o le metropolitane o linee di trasporto pubblico di superficie veloci.
Lo sviluppo della rete metropolitana MM ha visto già negli anni prolungamenti importanti fuori dalla metropoli: è la direzione giusta da incentivare ulteriormente, insieme allo sviluppo delle linee MM 4 e 5. Penso ad esempio a prolungamenti in direzione Monza e in direzione Rho-Arese.
Credo il futuro delle nostre città vedrà inoltre un utilizzo più intensivo del sottosuolo.
Sta avvenendo già in interventi privati e commerciali, ma ritengo che anche l’iniziativa pubblica (ad esempio per i parcheggi) dovrà utilizzare di più il sottosuolo per lasciare libere aree in superficie da dedicare a spazi per la socialità e il verde.
Credo anche che la direzione che ha preso il Sindaco Sala con l’idea della “città in 15 minuti” sia la direzione giusta, cioè poter dare ai milanesi i servizi di cui hanno bisogno per la vita quotidiana entro un raggio che renda possibile raggiungerli a piedi o in bicicletta. È una mezza rivoluzione culturale che va sostenuta, anche con interventi infrastrutturali come la creazione di piste ciclabili e percorsi protetti che non si intersechino con la viabilità.
Capisco bene che in alcune situazioni viabilistiche ci possa essere una sorta di conflitto tra la bicicletta e l’auto, ma dobbiamo avere la lungimiranza di capire che o crediamo veramente a questo sviluppo, e investiamo, o non potremo mai avere la “città in 15 minuti”. Certo, poi puntualmente ci può essere stato in qualche zona qualche intervento meno efficace di altri, ma su quello si può sempre ragionare e migliorare. Non può poi mancare un cenno all’appuntamento delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026: come è stato per Expo, per Milano saranno un volano. Il dopo Expo ha visto, ad esempio, uno sviluppo importante del turismo in città, che oggi sta soffrendo moltissimo a causa della pandemia, essendo uno dei settori più colpiti, ma a pandemia superata riprenderà: Milano, città inclusiva e solidale, oltre alla sua grande tradizione industriale, commerciale, della moda, delle fiere, è diventata anche una delle città più turistiche d’Italia, e questo non potrà che far bene alla città del futuro. E se allo sviluppo economico la città saprà coniugare l’attenzione ai più fragili e agli ultimi e ai loro bisogni, anche grazie allo sviluppo economico, possiamo guadare al futuro della città con uno sguardo un po’ più ottimistico di quanto oggi non riusciamo a fare a crisi sanitaria ancora in corso. Ce la possiamo fare. Anzi, dobbiamo.

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