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Il sindaco è il mestiere più bello del mondo

Written by Giuseppe Sala.

Giuseppe SalaArticolo di Giuseppe Sala pubblicato dal Corriere della Sera.

Che fare il sindaco sia un mestiere complicato non è una novità. Era il presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson, uno che si crisi se ne intendeva, a dire che «quando gli oneri della presidenza mi sembrano più gravi del solito, ricordo sempre a me stesso che potrebbe essere peggio. Potrei essere sindaco». Mai come oggi sembra ci sia grande difficoltà a trovare candidati sindaci, soprattutto per le grandi città italiane. Le cause sono - o dovrebbero essere - note. Primo.
Essere sindaco significa assumersi rischi straordinari: minacce, denunce e rischi di natura giuridica. Con la crescita della complessità della città, il radicamento della rappresentanza degli interessi e la nascita di nuove sensibilità in materia di diritti personali e di gruppo, ogni giornata da sindaco è di fatto esposta a rischi di ogni genere.
Secondo. Fare il sindaco è un mestiere che ti ingoia la vita 7 giorni su 7, 24 ore al giorno. Non c’è tregua, mai. Tu sei la città, sempre, giorno e notte. Le cittadine e i cittadini si aspettano sempre di vedere te e solo te a rispondere alle loro richieste, a rappresentare le loro speranze, a superare le loro delusioni, a rimediare alle loro incertezze. Il tutto in un’epoca in cui, grazie ai social, chiunque ha il diritto di farti la lezione su qualsiasi cosa, in qualsiasi modo, in qualsiasi momento. Terzo. Vivere da sindaco non è agevole dal punto di vista economico. Non recrimino per me, avendo la fortuna di essermi “sistemato” lavorando nel settore privato, ma mi domando molto semplicemente per quale motivo un sindaco di una grande città debba guadagnare molto meno, solo per fare un esempio, di un qualunque deputato o senatore della Repubblica. E molto altro ancora, come ha osservato ieri Antonio Polito sul Corriere.
Ora, non è che non abbia pensato a tutto ciò durante le lunghe riflessioni che mi hanno portato alla decisione di ricandidarmi. Ma ho scelto di abbracciare ancora questa vita, se gli elettori mi confermeranno. Sono più di dieci anni che mi occupo direttamente di Milano. Ho vissuto i problemi della macchina comunale. Ho sofferto la via crucis della costruzione di Expo e ho gioito dei suoi successi. Ne ho portato lo spirito in città, conducendo Milano a una dimensione di internazionalità mai conosciuta prima. Ho condiviso con la città, giorno dopo giorno, le incertezze e i dolori della pandemia. Ecco, vorrei dire a tutti che essere il sindaco di una città come questa - e in ogni caso di una città - è un’esperienza certamente dura ma anche una scelta di felicità. Io non mi sono mai sentito così compiuto come in queste vesti.
Essere sindaco è il mestiere più bello del mondo soprattutto se ti rendi conto che non sei tu a fare la città. È il mestiere più bello del mondo in particolare se capisci che non sei tu l’ago della bilancia. La città è l’insieme delle volontà, delle ambizioni, delle solidarietà che connotano la vita della sua comunità, dalle piccole cose di ogni quartiere fino alle grandi scelte strategiche. Tu, il sindaco, hai il grande privilegio di far esprimere al loro meglio tutte le componenti della città. E soprattutto hai il grande onore di far sintesi e di costruire insieme a loro la via verso il futuro. Certamente devi accettare che non tutti saranno d’accordo, molti criticheranno, alcuni ringhieranno. Ma non c’è post o dileggio che tengano rispetto alla possibilità di accompagnare la tua città verso un futuro di crescita, di equità e di sostenibilità. Certo. Ci vuole coraggio. Coraggio e disinteresse personale. E mi vengono in mente i cittadini di Ponteratto quando dissero al loro sindaco Giuseppe Bottazzi (al secolo Peppone): «Voi siete il sindaco e dovete andare a vedere di cosa si tratta. Se avete paura è un’altra cosa. Però, quando uno ha paura, invece di fare il sindaco è meglio che faccia un altro mestiere». Appunto.

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