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Crescono le diseguaglianze e crolla il pil

Written by La Stampa.

MilanoArticolo pubblicato da La Stampa.

«Le previsioni di inizio 2019, quando il rischio pandemico era ritenuto dagli analisti una delle più lontane ipotesi, prospettavano per Milano un futuro radioso, frutto della vitalità che ha contraddistinto la nostra città negli ultimi anni. Purtroppo, il Covid è stata una brutta sveglia per tutti. Abbiamo conosciuto il volto più triste di Milano: una città, per la prima volta, svuotata e anche impoverita». Parola di Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, partecipando all'evento 'Your Next Milano', organizzato da Assolombarda e Milano & Partners, evento da cui è emersa una radiografia, anche impietosa, della metropoli a un anno dallo scoppio della pandemia. Un dato per tutti: nel 2020 il Pil di Milano ha registrato una caduta senza precedenti: sfiora il -11% in termini di valore aggiunto, più che in Italia e in Lombardia.
Uno shock economico dovuto non solo all'elevata diffusione dei contagi ma anche correlato alla struttura produttiva della città, più orientata ai servizi, che ha patito maggiormente le limitazioni imposte dalla pandemia. «Trasformare la crisi in opportunità», ha insistito Spada, anche se le diseguaglianze aumentano e Milano per la prima volta dopo anni fa fatica a riprendersi. «Dobbiamo accorciare le filiere, essere ancora più uniti e fare sistema. Abbiamo un compito, annunciato anche dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, che nelle imprese viviamo quotidianamente: nessuno può isolarsi. Oggi, infatti, l'unione è un dovere. Ed è solo attraverso una forte partnership tra tutti gli attori della città e del territorio che Milano potrà rimanere centrale nel contesto europeo e internazionale».
Gli effetti della pandemia cambieranno Milano e il suo hinterland a lungo. Nel corso del 2020 si è imposto il ricorso allo smart working, la città è stata vissuta in modo diverso e le disuguaglianze sono aumentate. E in futuro, superata la pandemia, l'utilizzo del lavoro da remoto sarà ben più diffuso rispetto al passato, coinvolgendo, secondo le proiezioni delle aziende, il 75% delle realtà industriali e dei servizi alle imprese nella città di Milano (erano il 43% prima dell'emergenza) e il 54% nell'hinterland (dal 20%).
In parallelo i dati sulla mobilità indicano tra febbraio 2020 e gennaio 2021 un livello costantemente superiore dei movimenti e della permanenza nelle zone residenziali (+15% negli undici mesi rispetto alla situazione pre Covid-19), mentre gli spostamenti per il tempo libero, lo shopping, la cultura e quelli per motivi di lavoro sono in forte riduzione (entrambi oltre -40%). Inoltre, al crollo dell'uso della metropolitana (-71% negli ultimi undici mesi) e dei movimenti a piedi (-60%), si contrappone una riduzione più contenuta del ricorso al mezzo privato (-40%), con una crescente congestione della città. Milano si conferma, invece, città universitaria: crescono le iscrizioni di studenti internazionali negli atenei milanesi per l'anno 2020/2021 (+5,6%, pari a 5.400 studenti). La pandemia non arresta dunque il processo di internazionalizzazione del polo universitario milanese degli ultimi anni, che già l'anno scorso concentrava 14.600 studenti internazionali, con un'incidenza del 6,7% sul totale degli studenti iscritti.
Dal lato delle imprese, Milano anche nel 2020 si distingue come catalizzatore di investimenti diretti 'greenfield' in Italia. In un contesto mondiale di diminuzione degli investimenti e in controtendenza rispetto all'Italia, Milano attrae comunque 51 progetti greenfield. Un dato inferiore al record del 2019 ma comunque superiore al 2018. Un risultato legato alla riconosciuta vocazione della città quale 'knowledge economy' specializzata nei servizi finanziari, nelle attività immobiliari e nei servizi alle imprese. Il 2020, però, è stato un anno in cui le diseguaglianze si sono amplificate: dai percorsi scolastici con la didattica a distanza e i rischi legati alla dispersione scolastica, al disagio psicologico connesso alla drastica riduzione della socialità, ai redditi. Milano, già prima della pandemia, si caratterizzava per un'aumentata polarizzazione e una crescente diseguaglianza nei redditi della popolazione (l'8% più elevato accentra il 41% dei redditi dichiarati nel 2018). A livello nazionale, emerge un maggiore impatto della pandemia sulle famiglie a basso reddito da lavoro, nelle quali si concentrano gli occupati nei settori più interessati dal lockdown e nelle posizioni lavorative più precarie e difficili da svolgere da remoto. L'aumento della domanda di aiuti alimentari è una delle più evidenti manifestazioni di questa difficoltà.