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La crisi di Governo

Written by Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli all'Assemblea Metropolitana del PD Milano (video).

Faccio una premessa perché altrimenti si rischia di perdere una parte del ragionamento che pure dobbiamo fare in questa discussione, rispetto ad una valutazione su questi sedici mesi di Governo.
Noi abbiamo fatto una scelta sedici mesi fa che aveva un senso: bisognava tentare di evitare che l’Italia fosse portata fuori dall’Europa da Salvini e da una coalizione di centrodestra a trazione leghista che, se si fosse andati a elezioni, avrebbe potuto vincere.
In nome di questo obiettivo, utile al Paese, abbiamo costruito un’alleanza di Governo con chi ci era stato avversario.
Questa alleanza di Governo non era scontata e che penso che abbia fatto cose importanti: innanzitutto si è restituito credibilità all’Italia in Europa; si è riportato l’Italia in Europa da protagonista. Oggi discutiamo dell’utilizzo delle risorse del Recovery Fund perché il nostro Governo, soprattutto grazie al lavoro del Partito Democratico, è riuscito a ricostruire il rapporto con l’Europa e a tenere la barra dritta.
Questo è un dato importantissimo e non deve essere dimenticato quando facciamo una valutazione sull’operato del Governo.
Inoltre, è evidente che ci siamo trovati a fronteggiare un’emergenza straordinaria, che è inedita, e credo che questo Governo abbia saputo affrontare prima di altri e meglio di altri una pandemia drammatica, sapendo anche far fronte alla crisi economica.
Quando ci siamo detti che non andava lasciato solo nessuno, lo sforzo per fare questo mi è parso evidente e abbiamo fatto molte cose.
Questo non vuol dire che il Governo non abbia fatto errori: ci sono stati errori e ci sono state anche molte lentezze ed è per questo che abbiamo posto la questione di trasformare l’alleanza nata per non far vincere il centrodestra in un’alleanza politica che potesse essere protagonista di un Governo che arrivasse a fine Legislatura e, quindi, abbiamo evidenziato la necessità di mettere in campo un programma per arrivare alla fine della Legislatura.
Su questo abbiamo cominciato a lavorare; abbiamo fatto dei tavoli in cui le forze di maggioranza si sono confrontate: siamo stati i primi a sottolineare la necessità di fare al meglio possibile il lavoro sul Recovery Plan; siamo stati i primi a sottolineare la necessità di superare dei ritardi, che sono molto legati ai limiti patologici del nostro Paese. In questa emergenza abbiamo visto - e rischiamo di vederlo ancora di più nei prossimi anni per la concretizzazione del Recovery Plan - che siamo un Paese in cui la Pubblica Amministrazione non funziona, è molto burocratica e facciamo fatica a trasformare le decisioni politiche e anche gli investimenti in fatti e opere concrete, quindi, abbiamo chiesto che si intervenisse su tutto questo. Non siamo stati gli unici: anche altri hanno fatto richieste ma eravamo dentro ad una discussione volta ad accelerare il lavoro e a mettere in campo alcune riforme, prima di tutto quella della Giustizia e della Pubblica Amministrazione.
Italia Viva ha aperto una crisi assolutamente incomprensibile, anche per le ragioni evidenziate: molte di queste, infatti, avevano già trovato risposte nelle scelte che aveva fatto il Governo e in particolare Conte, come la revisione positiva del Recovery Plan, le scelte già annunciate allora sui servizi segreti, la parlamentarizzazione della discussione sul Recovery Plan per coinvolgere il Parlamento.
Nonostante questo, Italia Viva ha deciso di aprire la crisi in un momento drammatico per il Paese mentre il Paese chiedeva alla politica risposte ai problemi.
Per un periodo siamo riusciti a restituire alla politica la dimensione dello strumento che è messo in campo per dare risposte concrete ai cittadini nel momento in cui la situazione era gravissima.
Questo chiedevano e continuano a chiedere i cittadini: risposte concrete sulla pandemia, sulle vaccinazioni, sulla ripartenza dell’economia e in questo momento si è aperta una discussione totalmente lunare, che nulla aveva a che fare con i problemi e con la vita quotidiana dei cittadini e, quindi, viene vissuta anche come lontanissima dai cittadini. Il primo effetto di tutto ciò, purtroppo, penso che abbia prodotto di nuovo un allargamento della distanza che c’è tra i cittadini e la politica e tra i cittadini e le istituzioni, che vengono vissute come lontane e strane.
C’è, quindi, una responsabilità grandissima di Italia Viva e lo abbiamo detto chiaramente.
Avremmo voluto dedicare tante delle energie che sono state spese e che stiamo spendendo in questa fase per trovare la soluzione della crisi economica e per trovare la soluzione dei problemi dei cittadini. Lo dovremo fare e continuiamo a farlo, però, è evidente che la crisi di Governo è un disastro per il Paese.
Credo che Conte abbia fatto bene a parlamentarizzare la crisi, cioè a portare in Parlamento la crisi nel momento in cui le Ministre e il Sottosegretario di Italia Viva si sono dimessi.
In Parlamento, alla Camera dei Deputati, la maggioranza composta da PD, LEU e M5S ha avuto la maggioranza assoluta mentre in Senato sono mancati 4 voti e, quindi, si ha una maggioranza relativa.
Alla luce del risultato, abbiamo detto che quel voto dimostrava che c’era la fiducia in Parlamento per il Governo, che questa maggioranza e un Governo di questo profilo è l’unico possibile nel Paese.
Abbiamo detto che serviva rafforzare la maggioranza e occorreva allargarla e Conte, nella sua relazione, ha fatto appello alle forze europeiste, liberali, socialiste e popolari anche estranee alla maggioranza perché venissero ad allargare la base parlamentare che sostiene il Governo.
Il PD ha sostenuto questa richiesta di Conte e abbiamo lavorato con questo obiettivo. Abbiamo chiamato anche i parlamentari di Italia Viva che sono stati eletti nel Partito Democratico per richiamarli alle loro responsabilità.
Abbiamo chiesto di andare avanti perché per noi non esiste una maggioranza alternativa a questa ma solo una maggioranza che parta da qui per allargarsi.
Conte resta il punto di riferimento dell’azione di Governo e il punto di equilibrio per questa maggioranza.
Per noi sono impraticabili tutte le scelte che comportano un’alleanza di qualunque tipo con le forze sovraniste, cioè la Lega e Fratelli d’Italia.
Continua ad esserci una discussione sull’andare al voto o meno.
Il PD non lavora per andare alle elezioni.
Le elezioni sarebbero un problema serio per il Paese.
Andare alle elezioni vorrebbe dire far perdere molto tempo al nostro Paese, in piena pandemia e nel momento in cui bisogna pianificare l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund e bisogna pensare al futuro del Paese utilizzando quelle risorse.
Non vogliamo, quindi, le elezioni, però, le scelte che sono state fatte da Italia Viva rischiano di trascinare la situazione politica verso le elezioni se non si riesce a rafforzare la maggioranza di Governo.
Serve, quindi, una maggioranza larga, che faccia sì che chi ha provocato questa crisi non abbia più la possibilità di condizionare in maniera così decisiva la maggioranza. Poi occorre che la maggioranza si fondi su un patto di Legislatura che metta al centro la salute dei cittadini, il piano vaccinale, il Recovery Plan e le riforme, a partire da quella della Legge elettorale.
Un Governo che sosterremo con forza e responsabilità, come abbiamo fatto fino ad ora, soltanto se sarà un Governo utile per il Paese, sapendo che siamo in una fase difficile.
Tra pochi mesi non ci sarà più il blocco dei licenziamenti. Siamo in una situazione in cui la pandemia e la crisi economica hanno fatto aumentare le diseguaglianze. C’è, quindi, molto da fare per una forza progressista e di sinistra come la nostra.
Se c’è un Governo che può essere utile - e sono convinto che riusciremo a farlo - queste sono le cose su cui lavoreremo. Conte riteniamo che continui ad essere il punto di riferimento per la costruzione del nuovo Governo e con una maggioranza più larga.
Conte ha valutato utile andare a dimettersi, considerando necessario uno stacco per dare il via all’apertura di una fase nuova, perché molte delle forze a cui ci siamo rivolti quando abbiamo fatto l’appello in Parlamento agli europeisti, sono disponibili a essere coinvolte ma chiedono di non essere aggregate ad un’esperienza che non le ha viste partecipi e, quindi, chiedono che ci sia uno stacco.
Con le dimissioni di Conte, quindi, si avvia un’altra fase.
Il Presidente della Repubblica farà tutti i passaggi che deve fare e per noi l’obiettivo è quello di arrivare a fare un altro Governo Conte con questa maggioranza allargata.
Conte è convinto che ci siano le condizioni per farlo.
Poi bisognerà fare anche un approfondimento sul metodo e sul merito perché il tema del Patto di Legislatura non può essere un semplice titolo ma va riempito di contenuti.
Il punto in cui siamo, dunque, è quello di provare a costruire una maggioranza che metta insieme tutte le forze che si riconoscono nell’europeismo, comprese quelle che finora non hanno sostenuto il Governo.
Questo è un passaggio non scontato.
Realisticamente non penso che ci possano essere altre opzioni.
Il Governo di unità nazionale vorrebbe dire andare al Governo con le forze sovraniste della Lega e Fratelli d’Italia, che oltretutto in queste ore stanno dimostrando l’assoluta indifferenza ai problemi dei cittadini e l’esclusiva attenzione all’ossessione elettorale, nella convinzione di vincere, mentre il Paese chiede risposte concrete.
L’opposizione non cresce nei sondaggi, nonostante i limiti del Governo, anche perché non riesce a mettere in campo nessuna proposta e non dà concretamente una mano al Paese per dare le risposte di cui i cittadini hanno bisogno.

Video dell’intervento» 

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