25 anni dalla Legge sui beni confiscati alle mafie
Beni che sono diventati opportunità di impegno responsabile per il bene comune. Più di 900 oggi sono le realtà dell'associazionismo e della cooperazione che hanno avuto in assegnazione beni immobili e aziendali confiscati e sono impegnate nella loro gestione per finalità di inclusione, di promozione cooperativa e di economia sociale, di aggregazione giovanile e servizi alle persone, di rigenerazione urbana e sostenibilità ambientale. Più di 1000 i Comuni a cui sono stati destinati i beni immobili confiscati in tutta Italia.
"Ma il contributo che il sempre più vasto patrimonio dei beni mobili, immobili e aziendali sequestrati e confiscati alle mafie, alla criminalità economica e ai corrotti può apportare agli sforzi per assicurare una ripresa nel nostro Paese post pandemia - osserva don Ciotti - sarebbe sicuramente maggiore se tutti i beni fossero rapidamente restituiti alla collettività e le politiche sociali diventassero una priorità politica a sostegno dei diritti all'abitare, alla salute pubblica, alla sostenibilità ambientale, al lavoro dignitoso ed ai percorsi educativi e culturali. Da questo punto di vista, va nella giusta direzione l'inserimento della valorizzazione pubblica e sociale dei beni confiscati nei principali documenti di programmazione economica e di coesione territoriale" (Strategia nazionale approvata nel 2018, Piano per il Sud 2030, Accordo di partenariato per l'utilizzo dei fondi della coesione nazionali ed europei, bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza Next Generation Eu).